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Giambattista Bodoni, il saluzzese “re dei tipografi e tipografo dei re”

Giambattista Bodoni è tra i più importanti tipografi nella storia della stampa, non solo italiana.
La sua grandezza fu quella di essere un “artista del libro”, in netta contrapposizione allo stampatorie commerciale. In effetti non rientro mai nei suoi interessi diffondere quello di un libro il maggior numero di copie possibili, bensì di creare vere opere d’arte a stampa. In questo senso, anticipò la scelta della “tiratura limitata” per aumentare pregio e rarità degli esemplari.

“Quanto più un libro è classico tanto più sta bene che la bellezza de’ caratteri vi si mostri sola“, amava ripetere. Di qui non solo l’attenzione ai caratteri, di sua ideazione, unici e veri protagonisti della pagina, ma anche all’impaginazione, in un perfetto e studiato equilibrio pieno-vuoto, tra il nero intenso degli inchiostri e l’avorio della pagina. Con Bodoni si può parlare di una vera e propria rivoluzione nell’arte della stampa, ruolo di cui lui stesso era consapevole, tanto da affermare orgogliosamente che le sue edizioni avevano “introdotto una nuova armonia nella semplice e maestosa formazione de’ frontespizi, ed una migliore e più vaga proporzione nelle pagine adattate alle varie qualità delle carte e de’ formati“.

Nato nel 1740 a Saluzzo, si formò dapprima nella stamperia del padre, poi nel capoluogo sabaudo e infine a Roma. Fu però nel ducato di Parma che si consacrò il suo successo dirigendo la stamperia reale della città. Amato da nobili, collezionisti e bibliofili per le sue edizioni pregiate, artisticamente e tecnicamente concepite al massimo delle possibilità dell’epoca, entrò così nella storia tanto da far sorgere, proprio a Parma, un museo a lui dedicato.

Punzoni e studi di lettere nel Museo Bodoniano di Parma

Appassionato di lingue e caratteri stranieri, Bodoni arrivò a stampare il Padre Nostro in ben 155 lingue e non disdegnò neanche la pubblicazione di opere straniere in lingua originale: ad esempio l’opera dell’iniziatore del gotico Horace Walpole, Castle of Otranto, e due anni dopo, nel 1793, anche i Poems di Thomas Gray. Anche per questo la sua fama si diffuse oltreoceano e la sua bravura attirò le attenzioni e la stima di Benjamin Franklin.

Bodoni si spegne a Parma nel 1813 e venne sepolto in Duomo. Rimasta vedova, la moglie Margherita alcuni anni dopo pubblicò la sua opera magna: Il Manuale Tipografico al cui interno sono raccolti più di 600 incisioni, caratteri latini ed esotici, mille ornamenti e vignette disegnate dal grande tipografo. Ma il suo vero valore non risiede nel fatto di essere un libro meravigliosamente stampato e di grande rarità e nemmeno nell’essere il testamento del tipografo più importante della sua epoca, ma nell’avere al suo interno i primi caratteri moderni più evoluti, raffinati e rigorosi, come quelli creati dallo statunitense John Baskerville.

Oggi, poco lontano dalla stazione di Porta Nuova e da via Lagrange, incastonata tra aulici palazzi, sorge a Torino la piccola ma elegantissima piazza Bodoni. Il nome ricorderà a molti il carattere tipografico diffuso in loghi, collane di romanzi e usato perfino su Microsoft Word.

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