Studenti fuori sede e giovani precari chiedono il blocco degli affitti
TORINO. Sono 570.000 gli studenti italiani fuori sede, che a causa dell’emergenza Coronavirus e la relativa sospensione delle lezioni universitarie sono tornati a casa nelle scorse settimane. Nonostante questo abbia causato gravi disagi e forti perdite economiche agli studenti e tirocinanti precari, così come alle loro famiglie, questa categoria sembra essere stata dimenticata dal Decreto “Cura Italia”. Non ci sono, infatti, stati interventi da parte del Governo, nonostante le richieste venute dalle organizzazioni che tutelano gli inquilini.
Studenti da tutta Italia si sono quindi mobilitati per far arrivare la loro richiesta al Governo: la sospensione dei canoni di locazione e delle utenze per gli studenti universitari fuori sede. Il sindacato degli inquilini Asia Usb e le strutture organizzate giovanili di Noi Restiamo hanno avviato una campagna comune, organizzata in coordinamenti regionali, per dare voce e coinvolgere i tanti giovani, studenti fuori sede e precari che non riescono a sostenere le spese per affitto e utenze in questo periodo di emergenza, scatenato dalla diffusione del Coronavirus.
Anche in Piemonte gli studenti si sono sentiti abbandonati, ritenendo i fondi stanziati della Regione per la copertura affitti non sufficienti e spesso gli studenti e i precari non rientrano nei criteri stabiliti. Il Coordinamento Piemonte crediamo che servino misure straordinarie per garantire a tutti il diritto alla casa, con uno stanziamento di fondi straordinari indirizzati in primis verso i lavoratori, i giovani, i pensionati e le categorie sociali più vulnerabili. In attesa che passino le richieste di integrazione dei Fondi Regionali, il Sindacato degli Inquilini Asia Usb mette a disposizione di tutti coloro che sono in difficoltà un foglio di autotutela da presentare al padrone di casa con la richiesta di sospensione dell’affitto in carta bollata del sindacato. Questo non sarà una forma di tutela legale effettiva ma permetterà agli inquilini di comunicare e trattare con i proprietari di casa.
“Abbiamo creato per questo, per fare ascoltare la nostra voce e per rivolgerci a tanti altri giovani nella nostra stessa situazione, una campagna comune, coordinata a livello regionale e nazionale”, si legge nel loro comunicato. In questo caso, le modalità per esprimere il dissenso e farlo arrivare a tutti si traducono in giornate di agitazione da casa, la prima ieri domenica 5 aprile, con cartelloni e striscioni dai balconi e sui social. E, ancora: “Vogliamo diffondere la nostra lotta, affinché raggiunga le istituzioni e tutti i giovani che come noi si ritrovano in questa situazione di estrema emergenza economica e abitativa. Abbiamo già inviato le nostre richieste al governo e alla regione Piemonte”.
Speriamo che arrivi presto una risposta con i fatti.