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Quel distributore di benzina a forma di idrovolante che ci riporta ai voli Torino-Trieste

La pompa di carburante si trova all’angolo tra corso Moncalieri e via Macrino d’Alba, non lontano dall’antico Idroscalo sul Po. Fu progettata nel 1936 e ricostruita dopo un bombardamento del 1942

TORINO. L’Idroscalo di Torino sul Po era posizionato tra il Ponte Isabella ed il Ponte Umberto I. La sua costruzione avvenne a metà degli Anni Venti del Novecento. Costituiva la tappa finale della linea aerea che collegava Portorose (oggi in territorio sloveno, ma allora in provincia di Trieste) con il capoluogo subalpino. La linea, gestita dalla SISA, Società Italiana Servizi Aerei dei Fratelli Cosulich, si estendeva per complessivi 574 km., con tappe a Trieste, Venezia, Adria. Da Adria, la rotta seguiva poi verso monte il percorso del Po, con scali intermedi ad Ostiglia, Casalmaggiore, Piacenza, Pavia, Casale Monferrato e scalo finale a Torino (la rotta di ritorno effettuava gli stessi scali a ritroso). 

Un idroplano sul Po in prossimità dell’idroscalo sul Po

Il volo inaugurale avvenne, con partenza da Torino, il 1° Aprile 1926, con due coppie di idrovolanti biplano monomotore CANT 10 Ter (dotati di sei posti interni). Il biglietto per l’intera tratta costava tra le 300 e le 375 lire, che corrispondevano, all’incirca, ad un buon stipendio dell’epoca. Un prezzo non abbordabilissimo, dunque, considerando pure che le condizioni di volo non dovevano essere così confortevoli, se ai passeggeri veniva offerta nei mesi invernali una coperta ed una borsa dell’acqua calda per difendersi dagli spifferi e persino dei tappi da apporre alle orecchie per mitigare, in carlinga, i fastidiosi effetti acustici del rimbombo del motore.

Nell’ottobre dello stesso anno, venne istituita una seconda tratta aggiuntiva, in direzione sud, che collegava Venezia con Zara, con scalo a Trieste e Lussinpiccolo, capoluogo dell’isola di Lussino, nel braccio di mare del Quarnaro.

Già nel primo anno di attività, sulla linea area Trieste-Torino si effettuarono ben 575 collegamenti, per un totale di 1.589 ore di volo e 238.262 km. di percorrenza. Furono trasportati 1.588 passeggeri, 13.470 kg. di merci e bagagli e 12.946 kg. di posta. Un vero successo.

Il servizio rimase attivo fino al 1942, allorché la SISA venne incorporata dalla SAM, Società Aerea Mediterranea. La SAM, tuttavia, abbandonò l’impiego di idrovolanti nella sua flotta aerea, utilizzando per i servizi di trasporto merci e passeggeri aerei tradizionali, e scegliendo come scalo torinese l’aeroporto “Gino Lisa”, attivo in zona Mirafiori fin dal 1910.  

L’hangar dell’Idroscalo fu così abbandonato dopo 16 anni dalla sua inaugurazione: venne dapprima trasformato in ristorante, per poi essere definitivamente smantellato nel 1954. Sulla sponda del fiume, in prossimità del luogo in cui era posizionata la storica struttura, è stata posta una lapide commemorativa.

Ma è rimasta anche un’altra curiosa costruzione a ricordare l’epoca d’oro dei collegamenti aerei con l’impiego di idrovolanti (o idroplani, come si chiamavano allora) e scali sul fiume. Forse non tutti sanno che in corso Moncalieri, al civico 285, all’angolo con via Macrino d’Alba, e dunque in prossimità del fiume Po, non lontano dal luogo in cui era posizionato lo scalo torinese della linea Trieste-Torino, sopravvive un curioso e originalissimo distributore di benzina a forma di idrovolante.

Una singolare e ardita struttura in cemento armato, di impronta futurista, che riproduce le ali di un aereo, che fungono da copertura alle auto in rifornimento. Il distributore di benzina (che nel tempo ha esposto i contrassegni di diverse compagnie petrolifere: Aquila, Shell, Total, Erg, ed ora Total-Erg) fu progettato nel 1936 dall’ingegner Carlo Agular, un costruttore dalle idee molto ardite e originali (a lui si deve la progettazione di un distributore con caratteristiche simili anche a Milano, in Viale Marche).

Il distributore, definito dal Politecnico di Torino come manufatto di servizio di valore documentario, singolare esempio di architettura d’estrazione futurista applicata in funzione di «segnale» urbano,  venne distrutto durante un bombardamento del 28 novembre 1942. Ma venne ricostruito, sia pur con qualche modifica, ed è ancora lì, a ricordare con la sua forma bizzarra e insolita, una pagina di storia della città e del nostro Paese.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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