Quando il conte Camillo Benso coltivava asparagi…
SANTENA. E’ risaputo, Santena è nota per il suo ortaggio tipico, ma anche per il parco monumentale e il castello che fu del conte Camillo Benso di Cavour. L’artefice dell’Unità d’Italia riposa nella tomba della cappella del castello e non è fuori luogo parlarne in questo periodo in cui si possono guastare questi ortaggi nei ristoranti, ma anche alla Sagra dell’Asparago. Sì, perché in gioventù il futuro presidente del Consiglio dedicò viaggi di studio, risorse economiche ed un energico entusiasmo allo sviluppo e al miglioramento della coltivazione dell’asparago e di altri prodotti tipici del Piemonte. Senza mancare di rispetto alla memoria del conte, si può affermare che nella storia del nostro Paese, il Cavour orticoltore a Santena, risicoltore nel Vercellese e vitivinicoltore a Grinzane è importante tanto quanto il Cavour politico e padre dell’Italia Unita, per le sue opere (si pensi al Canale Cavour, senza il quale la risicoltura piemontese semplicemente non esisterebbe) e per la sua fiducia nel progresso materiale e morale delle campagne piemontesi.
A Santena non si può parlare di asparagi senza ripercorrere la storia della loro coltivazione e degli uomini illustri che, come il conte Camillo Benso, credettero in quella coltura agricola. Santena sa “coltivare” molto bene le sue memorie storiche, ma – e lo dimostra il programma della Sagra – sa anche fare della ruralità e dell’enogastronomia un momento culturale e un’occasione di formazione per i bambini e per gli adulti. Quando la Città Metropolitana si chiamava ancora Provincia di Torino, l’Asparago di Santena fu una delle prime eccellenze agroalimentari locali ad entrare nel Paniere dei prodotti tipici, un marchio-ombrello che ha aiutato i territori e i produttori che in quei territori operano a fare rete, a farsi conoscere fuori dall’ambito locale, a credere in un mercato più ampio e a confrontarsi con i consumatori.