ENOGASTRONOMIA

L’Alpino, la pralina al cioccolato e liquore ideata e prodotta nel capoluogo

Il cioccolato, in Italia, non è una cosa da prendere sottogamba, e se Perugia, capitale del famosissimo Perugina, è la sede dell’Eurochocolate, tante sono le città della nostra penisola che hanno dato il loro contributo alla pasticceria a base di cacao: Modica, con uno dei cioccolati più antichi d’Italia, Bologna, con il cioccolato di Majani, e la stessa Torino, che nel corso del tempo ha regalato alla penisola tutta dei prodotti a base di cacao capaci di stupire ben al di là dei suoi confini.  Proprio dell’ultima vogliamo parlare, e no, non stiamo parlando solo della Nutella, ma di tutti quei nomi che, se bazzicate per le vie del centro del capoluogo piemontese, non potrete non aver sentito almeno una volta: cremini, cioccolatini ripieni e cioccolatini al liquore di ogni sorta che, tra una foto e una mostra, sono un’imperdibile sosta per turisti e non.

Tra tutti questi cioccolatini, prelibatezze di sapori e gusti assai differenti, vogliamo però parlare di una pralina in particolare, una piccola vaschetta a forma di cono in cioccolato gianduia che fa da scrigno ad un ripieno in crema al liquore. La ricetta? Segreta, ovviamente, come può essere soltanto nelle più tradizionali cioccolaterie. Il nome? L’alpino.

Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT) in virtù delle sue «metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura che risultano consolidate nel tempo e sono praticate sul proprio territorio in maniera omogenea e secondo regole tradizionali per un periodo non inferiore ai venticinque anni», la storia di questa pralina è tutta da descrivere ed è intrinsecamente legata alla storia della cioccolateria torinese: la formula dell’Alpino nasce nel 1922, mentre il nome non nasce per caso, ma proprio sotto suggerimento degli ufficiali omonimi, la cui caserma era confinante con la sede del cioccolatiere torinese Peyrano. Una storia, quella dei Peyrano, che mette in scena gli svariati personaggi di una grande famiglia, che nel 1914 fonda a Torino la sua prima ditta, produttrice di caramelle. Sarà poi Antonio Peyrano a capire che la “strada nuova” era il cioccolato, arrivando, non senza intoppi, alla produzione di ben ottanta varianti di goloserie: Diablottini, gianduiotti, Cuori, Conca d’oro, Giulietta, Romeo, Astri, cremini, ma il capostipite tra tutti è proprio l’Alpino.

Avvolti in alluminio e disposti nelle loro confezioni, come scrivevamo sopra, la ricetta del liquore all’interno degli Alpino è segreta, ma non si può dire lo stesso per la preparazione del cioccolatino: la lavorazione consiste nell’inserire in appositi stampi i pirottini di alluminio che, riempiti di cioccolato gianduia, grondati e raffreddati, creano una vaschetta dallo spessore sottile, ma invero croccante. La crema al liquore, a base di aromi naturali immersi in alcool buongusto e preparata a parte, viene quindi introdotta nei singoli pirottini, che vengono nuovamente raffreddati ed induriti per consentire la sovrapposizione dello stesso cioccolato utilizzato all’inizio e chiudere, quindi, questo dolce “sarcofago”. Il riposo in frigorifero, per circa una ventina di minuti, consente di ottenere la consistenza finale del cioccolatino. Davvero una prelibatezza da non lasciarsi sfuggire, quando si passeggia per le vie della città, magari sostando, tra una visita al museo ed uno sguardo alla vecchia mole, al nuovo negozio dei Peyrano, che da poco ha riaperto in Corso Moncalieri 47: non ve ne pentirete!

Mirco Spadaro

Classe '98, rivolese di nascita, frequenta il corso di Lettere Antiche a Torino, sotto il simbolo della città. Tra viaggi e libri, è innamorato della tecnologia e della scrittura e cerca, tra articoli e post su siti e giornali online, di congiungere queste due passioni, ora nella sua "carriera" come scrittore, ora con il "popolo di internet".

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