Nico Orengo, il più ligure degli scrittori piemontesi
Proprio come il suo noto romanzo “Il salto dell’acciuga”, è intitolata la kermesse che si svolge a Laigueglia (Sv) dall’11 al 13 ottobre 2024. Giunta alla XIII edizione, vuole rinnovare lo spirito di fratellanza e di scambio culturale tra Piemonte e Liguria e rinsaldare i legami con gli emigranti italiani in Argentina e nel mondo
LAIGUEGLIA. Non c’è forse uno scrittore e un poeta (perché lui è stato soprattutto un poeta anche quando scriveva in prosa) che più di Nicola Orengo, detto Nico, abbia meglio saputo impersonare quel nesso culturale, etnografico, sociologico ed economico, ed anche linguistico, che da secoli lega i Liguri ai Piemontesi, che condividono una comune origine gallo-celtica e parlano due Lingue che rivelano suoni e vocaboli molto simili tra loro.
Orengo è nato a Torino nel 1944 e a Torino è prematuramente scomparso nel 2009 per una malattia cardiovascolare (ora riposa nel cimitero di La Mortola (Im), in un angolo di terra di confine a due passi dalla Costa Azzurra). Ma gli Orengo appartengono ad una famiglia patrizia genovese, e vantano – tra l’altro – il titolo di marchesi (che il Nostro, peraltro, non ha mai ostentato). La vita professionale di Orengo si è svolta prevalentemente a Torino, dove si è formato culturalmente, impregnandosi di torinesità e di cultura subalpina, ma rimanendo sempre legatissimo alla sua Liguria, soprattutto del Ponente.
Le sue opere, spesso vincitrici di prestigiosi Premi Nazionali, sono state quasi tutte pubblicate da Einaudi, editore per cui collaborò tra il 1964 e il 1977. Fu anche direttore di TuttoLibri (supplemento de La Stampa). Non è un caso se molti dei suoi romanzi sono ambientati nel Ponente Ligure (come La curva del latte e La guerra del basilico): era lì che amava trascorrere lunghe pause di riposo, ma anche nelle Langhe (Di viole e liquirizia).
Tra le opere più note ricordiamo sicuramente “Il salto dell’acciuga”, un’opera avvincente e interessante anche dal punto di vista storico, che espone magistralmente, in forma di romanzo, la crasi tra due culture affini (quella ligure e quella piemontese), intrecciate a doppio filo per la vicinanza geografica che ne ha sviluppato i reciproci commerci (riso, mais, grano da una parte e olio d’oliva, sale e pesce dall’altra) e che – pur restando distinte – si sono fuse in una reciproca contaminazione culturale. Scambi, baratti e traffici le cui origini si perdono nella notte dei tempi, e che sono la genesi di nuove ricette, di mescolanze di ingredienti, di nuovi stili alimentari capaci di creare e diffondere nel mondo piatti storici e sorprendenti come la “bagna càuda”, il brandacojon, le acciughe marinate, il condjon, il paté d’olive, la panissa, la focaccia, la polenta, la fainà (farinata), le paste ‘d melia, i canestrelli, il pigato, il vermentino, il moscato, l’ormeasco (vitigno nato sulle pendici che fanno corona ad Ormea, in Alta Val di Tanaro, ma che ha trovato sui pendii di Pornassio (Im) il suo habitat naturale), e tante altre specialità ancora.
Un connubio culturale che si rafforza secolo dopo secolo, anno dopo anno, e si intreccia in nuovi risvolti, turistici e commerciali: i Liguri che scelgono le vallate piemontesi per trascorrere le loro vacanze estive o per sciare nei mesi invernali, e i Piemontesi che frequentano in massa le spiagge della Riviera e acquistano là le loro seconde case per abitarle d’estate e per svernarci nella stagione più fredda.
Effetti domino di quel “Salto dell’acciuga” orengano che – metaforicamente – è un balzo sorprendente e ardito, che oggi come ieri supera gli Appennini e le Alpi Liguri, e passa da un versante all’altro, all’insegna di un legame e di uno scambio secolare di valori e di cultura, di saperi e di sapori antichi.
Alla luce di tutto questo, Laigueglia – pittoresco borgo ligure di pescatori di acciughe e di coralli – vuole rinnovare e rinsaldare proprio quel legame, che è un patto di sangue con la Storia, un impegno di fratellanza e di pace con i popoli, e lo fa proponendo anche quest’anno la kermesse “Il Salto dell’acciuga”, giunta nel 2024 alla XIII Edizione.
Il suo precipuo obiettivo è quello di conservare, rinsaldare i legami tra i popoli, perché è nello scambio delle culture che se ne garantisce lo sviluppo economico e la convivenza pacifica. E non solo con i popoli più vicini. Anche con quelli più lontani, alla periferia del mondo: la rassegna è infatti anche dedicata agli Italiani d’America, alle migliaia e migliaia di migranti liguri e piemontesi (e non solo), che in massa, a partire dagli Anni Ottanta dell’Ottocento, s’imbarcarono da Genova verso nuove patrie sconosciute, verso l’Argentina (la bagna càuda ora è un must della cucina locale anche nella Pampa Gringa, il “Piemonte” argentino), il Brasile e il Nord America, il Sud Africa e l’Australia.
In particolare, l’omaggio a tutti i Liguri e Piemontesi d’Argentina si esprime con uno spettacolo originale di Tango rioplatese dal titolo emblematico: “La Letra (lettera) mai letta | Da Laigueglia, storie di tanghi e d’amore verso l’Argentina”. La sceneggiatura e la regia sono una produzione esclusiva ideata da Monica Nucera Mantelli con Casa de Tango by Etnotango e gode del Patrocinio del Consolato Argentino di Milano.
In sintesi, il Salto dell’acciuga di Laigueglia è un evento da non perdere, che unisce cultura e spettacolo. Si propone di far rivivere l’antica rotta degli scambi commerciali tra Liguria e Piemonte, miscelando cultura e tradizioni, gastronomia e agricoltura. Ripropone lo stretto connubio tra la terra e il mare, e tra la costa e l’entroterra, rievocando e rinnovando la “Via del Sale”, che da sempre unisce le comunità liguri e piemontesi, ma anche quelle rotte marittime che hanno legato la Liguria con il mondo. Il tutto, con iniziative culturali, mostre di enogastronomia e prodotti del territorio, associazionismo, musica, danze, poesia, letteratura e molto altro. La manifestazione ha ottenuto il riconoscimento della Regione Liguria come “Evento Autentico Ligure 2024” ed è sostenuta con il contributo della Regione Liguria – Assessorato al Turismo.
Insomma: un’intensa tre giorni per tutti, davvero da gustare.
Sergio Donna