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Le bignole, i dolci mignon delle merende sabaude

TORINO. I tradizionali dolci della pasticceria fresca torinese, a differenza di quelli che si possono trovare e gustare nel resto d’Italia, sono spesso di piccolo formato. Dalle classiche “bignole” torinesi, piccoli e dolci gusci tondeggianti di pasta dolce lievitata e rigonfia, ripieni di crema pasticcera al gusto di vaniglia, caffè, limone, pistacchio, zabaglione, cioccolato o nocciola, fino alle iconiche tartellette, piccoli scodellini di pasta frolla farciti con crema e frutta fresca, la pasticceria mignon torinese nasce, vuole la leggenda, nel 1500, quando Pasquale de Baylon, frate di origine spagnola, si trasferì nella futura capitale del ducato di Savoia, presso la parrocchia di San Tommaso.

Il frate, narra la tradizione, era un ottimo cuoco e, per le dame e popolane di Torino che si lamentavano della scarsa vivacità del consorte, aveva inventato un rimedio a dir poco energetico: un tuorlo d’uovo montato con due gusci di zucchero fino a rendere il composto una spuma bianca, quindi unire alla “formula” due abbondati bicchieri di vino marsala e uno d’acqua. Infine cuocere a bagnomaria o su una fiamma bassa, mescolando fino al primo cenno di bollore. Nel 1618 il frate venne santificato e la sua ricetta ribattezzata con il nome con il quale il frate era conosciuto nel capoluogo piemontese, sambaion o, in italiano, zabaione.

La ricetta, come già avrete intuito, divenne rapidamente un successo, utilizzata per farcire i tipici dolci piemontesi che, perfezionati da originali ricette della scuola francese, divennero pian piano più piccoli, piccole opere d’arte e di gusto.

La bignola, nome che deriva dall’italiano bigné che a sua volta deriva dal francese beignet, è uno dei dolci tipici della pasticceria torinese e piemontese, diffusasi durante il regno sabaudo e divenute in poco tempo un classico delle merende torinesi, sia in occasione delle feste tradizionali, sia in occasione dei “pranzi della domenica”. Insomma, una piccola perla “multigusto” della tradizione torinese: guardiamo assieme la ricetta.

Ingredienti (per 20 bignole)

  • 150 g di farina 00
  • 250 ml di acqua
  • 3 uova intere a temperatura ambiente
  • 50 g di burro morbido
  • 30 g di zucchero
  • una bustina di vanillina
  • un goccio di limoncello o di grappa
  • un pizzico di sale
  • olio di semi per la frittura
  • zucchero a velo q.b. per spolverare
  • crema pasticciera per riempire

Preparazione

Mettiamo in un pentolino l’acqua, lo zucchero, il burro ed un pizzico di sale, portando il tutto a bollore. Bene, uniamo la vanillina e, in un sol colpo, tutta la farina, abbassando il fuoco e mescolando e amalgamando il tutto con un cucchiaio di legno, fino ad ottenere una impasto omogeneo, che inizierà, dopo poco, a sfrigolare. Togliamolo dal fuoco e lasciamolo intiepidire in una ciotola.

A questo punto, uniamo le uova, una alla volta, mescolando e facendo in modo che si assorbano bene. Aggiungiamo il limoncello e continuiamo a montare; lasciamo il tutto da parte per qualche secondo.

Scaldare l’olio in un ampio tegame e, quando sarà arrivato a temperatura, cuociamo le nostre bignole, mettendone un cucchiaino d’ impasto a friggere, prima a fiamma alta e, dopo pochi secondi, abbassando la fiamma. Lasciamole cuocere per 6 minuti circa.

Fate attenzione, le bignole tendono ad ingrandirsi molto in questa fase: non mettetene molte a cuocere contemporaneamente, potrebbero non ottenere la forma desiderata!

Quando saranno cotte, toglietele dal fuoco e fatele scolare per bene: appena si saranno raffreddate, farcitele con la crema pasticciera.

Bene, ora siete pronti a servire questo dolce tipico della tradizione piemontese.

Mirco Spadaro

Classe '98, rivolese di nascita, frequenta il corso di Lettere Antiche a Torino, sotto il simbolo della città. Tra viaggi e libri, è innamorato della tecnologia e della scrittura e cerca, tra articoli e post su siti e giornali online, di congiungere queste due passioni, ora nella sua "carriera" come scrittore, ora con il "popolo di internet".

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