Fiori & Piante

Specchio e imitazione del sole, il girasole era considerato dagli indios del Perù una pianta sacra

Questa volta è estate davvero: i girasoli ne sono il simbolo gigantesco, sono pazzi di sole, esuberanti. Vederne tanti insieme, un campo proteso verso la direzione più luminosa, con tutte le teste virate a berne la luce dei raggi, sì, fa impressione. Li ho visti e cercati campi e campi estesi nella pianura coltivata dalle nostre parti e nella increspata curva collina vasta, eppure, morbida della Francia del Sud, con le teste in fila: una popolazione di fiori-leone.

C’è un girasole che di sicuro non cresce in giardino, sviluppa nel giro di pochi mesi un fusto grosso come una canna di bambù e una testa che sembra la criniera di un leone. L’enorme capolino raggiunge più di mezzo metro di diametro e per una specie che si semina, cresce, matura e perisce praticamente nel giro di una stagione e mezza, non è cosa da poco.

Questa pianta fiorì per la prima volta in Europa, a Madrid –1562 circa- nel giardino reale e i semi arrivavano dal Perù. Fu considerata una pianta esotica e bizzarra fino a quando non si scoperse che da quella bizzarria si poteva ricavare l’olio. Infatti, non siamo abituati a vederla nei giardini, era coltivata solo a scopo agricolo; oltretutto nei giardini non cresce bene, ha bisogno di ampi spazi di luce e terra ben arata o vangata entro cui allargarsi per arpionarvi le sue radici vigorose. Per i giardini e i cassoni ci sono le varietà più piccole, ma non solo gli stessi che facevano stupire Eugenio Montale, impazzire Vincent Van Gogh, strabiliare ed eloquiare Gabriele D’Annunzio. Meritata ammirazione, dunque, perché il gran padellone tondo, ripieno di semi dal cuore arancio bruno e dai petali leonini, è clamore estivo, è un’esclamazione naturale.

Gli indios del Perù la consideravano una pianta sacra, specchio e imitazione del sole e loro avevano il culto del dio Sole; i sacerdoti usavano copie fatte in oro di girasoli, finché i conquistadores spagnoli non li privarono sia dell’oro sia del rito, troppo pagano, troppo vistoso e ahimè persino troppo poco per decimare vite umane.

Roxi Scursatone

Roxi Scursatone: artista e scrittrice. Ha frequentato l’Accademia Albertina e l’Ateneo torinese. Si è occupata da sempre di letteratura, critica d’arte e saggistica. Ha pubblicato il libro di critica letteraria “Breviario estetico di Gaia” (Genesi ed.) e “Jole con l’arte nei sandali” (Genesi ed.). Da più di un decennio suoi articoli e saggi brevi su artisti sono presenti sulla rivista “Vernice”. E per anni è sul periodico “Chiaravalle” con la sua rubrica dedicata all’arte e ai fiori. Suoi testi di poesia visiva sono stati pubblicati sulla rivista di poesia multimediale “Offerta speciale”.

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