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Muflone, un alieno sulle Alpi del Piemonte

E’ presente nella nostra regione, ma non si tratta di una specie autoctona: fu infatti introdotto nel Novecento a scopi venatori. Oggi è distribuito in varie zone della nostra regione benché sia difficile vederlo perché è animale molto elusivo

di Martina Tartaglino
tratto da Piemonte Parchi (28 maggio 2024)

È un alieno, ma il suo aspetto è del tutto simile a quello di un animale molto conosciuto. Il muflone è alieno in Piemonte da un punto di vista ecologico, dato che vi è stato introdotto nel Novecento a scopi venatori. Messo a fianco di una pecora, le due specie appaiono simili e anche i due nomi scientifici suggeriscono la sussistenza di una qualche forma di parentela: Ovis musimon l’uno, Ovis aries l’altra. È probabile – ma il dibattito sulla tassonomia è tuttora in corso – che la stessa pecora domestica diffusa oggi in Europa sia in realtà discendente diretta di mufloni asiatici portati a occidente dagli allevatori neolitici, tra sei e settemila anni fa (Fonte: “Protocollo operativo per l’eradicazione del Muflone Ovis aries presso l’Isola del Giglio). Fu introdotta anche in Sardegna e Corsica, dove si ritiene che alcuni gruppi siano tornati a inselvatichirsi; così, mentre nel continente il muflone diventava una pecora attraverso selezioni artificiali, sulle isole è rimasto fino a oggi morfologicamente invariato.

Identikit dell’alieno

Prima che la storia del muflone ci porti in Piemonte, osserviamo più da vicino questa specie. Il muflone predilige le zone rocciose con vegetazione erbacea e arbustiva, spostandosi a bassa quota in inverno e raggiungendo le aree tipiche del camoscio in estate. È un ruminante poco esigente che si nutre di fogliame, ghiande e prodotti del sottobosco. In caso di necessità, può nutrirsi anche solo di erba, mentre in inverno, se l’erba scarseggia, rosicchia la corteccia delle piante. I maschi si distinguono per le corna a spirale compressa, larghe alla base e a sezione triangolare; nelle femmine, le corna sono più sottili e di dimensioni ridotte, presenti solo nel 70% delle femmine corse e raramente in quelle sarde. Il mantello invernale dei maschi è marrone scuro con una macchia bianca sulla schiena chiamata “sella”, e il pelo è più lungo su collo e petto, dove forma una corta criniera. Le femmine hanno un mantello invernale più chiaro con una sella meno evidente. Entrambi i sessi presentano una maschera facciale bianca, con i maschi adulti che possono pesare fino a 35 kg e le femmine fino a 23,5 kg.

Il muflone è un animale gregario tutto l’anno, finché a ottobre e novembre i maschi si uniscono ai branchi di femmine e piccoli. Qui le gerarchie vengono stabilite attraverso una serie di combattimenti che precedono gli accoppiamenti. La gestazione dura tra i 148 e i 159 giorni, con parti che avvengono in marzo-aprile. Dotato di un olfatto e udito molto sviluppati, la vista è nella norma. La crescita del muflone è rapida, raggiunge la maturità sessuale a 4 anni nei maschi e 2 anni nelle femmine; con un’età massima registrata tra i 12 e 15 anni (Fonte: sito Osservatorio Valchiusella).

La distribuzione

Torniamo sulle grandi isole del Mediterraneo: è da qui che sono stati prelevati i capi che hanno dato origine ai nuclei oggi presenti in Piemonte; se ne contano 11dall’appennino ligure-piemontese al Vercellese, passando per le Alpi Marittime e la Valchiusella, per un totale che fino a qualche anno fa si stimava intorno ai 1900 esemplari. Ma il numero è probabilmente da rivedere al ribasso, anche a causa della predazione da parte del lupo. L’assenza del carnivoro dagli ecosistemi isolani ha fatto sì che il muflone non abbia evoluto strategie difensive nei suoi confronti (Fonte: Aree protette delle Alpi Marittime); oggi, catapultato in territori dove invece il predatore è presenza consolidata, ha meno chances di sopravvivenza rispetto ad altri ungulati che invece conoscono da sempre gli attacchi del lupo.

È invece una specie elusiva nei confronti dell’uomo, più di camosci e stambecchi. Le migliori occasioni per osservare esemplari di muflone in Piemonte sono nel Parco delle Alpi Marittime, in particolare in Valle Gesso (Fonte: Rivista Natura). Un piccolo nucleo frequenta nel periodo estivo i versanti meridionali dell’Argentera, mentre d’inverno scende di quota fino alle zone degli arbusti e praterie. Questi mufloni naturalizzati piemontesi in realtà sono di origine francese; reintrodotto a metà del secolo scorso nell’allora riserva di caccia del Boréon, appena oltre il confine, è poi migrato sul versante italiano del settore alpino5.

In provincia di Torino, il muflone è presente in numeri ridotti in Val Chisone, dove fu introdotto negli anni Sessanta all’interno di un’azienda faunistica venatoria confinante con l’attuale Parco della Alpi Cozie (Fonte: Sito Aree protette delle Alpi Cozie). Restando nel Torinese, un altro luogo dove cercare tracce del nostro ungulato è la selvaggia Valchiusella. Undici esemplari furono liberati nel 1981 nei pressi della località Fondo, per poi moltiplicarsi sul versante meglio esposto al sole e diventare nel corso degli anni una colonia piuttosto nutrita. Da anni non si registrano avvistamenti, l’ultimo risale al 20021, quando la carcassa di una femmina probabilmente sbranata dai lupi fu rivenuta da una coppia di scialpinisti (Fonte: La Sentinella).

Il muflone è presente anche sull’Appennino Ligure-Piemontese; qui le segnalazioni si concentrato sulla zona del Lago di Ortiglieto, tra Rossiglione in provincia di Genova e Molare nell’Alessandrino. Cinque anni fa si contavano circa venti-trenta esemplari. Questi animali sono giunti nella zona di Olbicella e del lago di Ortiglieto dopo essersi allontanati da un’azienda faunistico venatoria della Valle Erro. Inizialmente il nucleo era più folto, ma nel tempo è stati decimato dai lupi. Nonostante ciò, questi mufloni appenninici hanno continuato a riprodursi e a formare una loro colonia nelle basse montagne fitte di boschi tra Liguria e Piemonte, estendendosi fino al territorio di Tiglieto, in Provincia di Genova (Fonte: La Stampa).

Un’esistenza travagliata, dunque, quella del muflone al di fuori di Corsica e Sardegna. In suo favore va anche aggiunto che non si tratta di un animale particolarmente dannoso per le attività umane: a differenza di daini, caprioli e cinghiali, non ha mai costituito una seria minaccia all’agricoltura (Fonte: Natura Italia), per via del suo comportamento schivo e per la predilezione di zone montane rocciose. Inoltre, il suo status di specie aliena non l’ha messo al centro di iniziative di tutela. Al contrario: alle fine del 2023, il Parco nazionale dell’Arcipelago toscano ha dichiarato concluso (Fonte: Sito Lets’go Giglio) il piano di eradicazione del muflone dall’Isola del Giglio, dove la specie era stata introdotta negli anni Cinquanta per farne preda dei cacciatori. Benché contestata da gruppi animalisti, l’operazione era basata su principi ecologici e sull’evidenza dei danni causati dall’ovino, che tra le altre cose impediva lo sviluppo dei preziosi boschi di leccio.

Martina Tartaglino

Piemonte Parchi

Piemonte Parchi è una rivista di informazione e divulgazione naturalistica pubblicata dalla Regione Piemonte. Nel 2023 festeggia quarant'anni di attività, unendo al taglio naturalistico degli articoli, l'interesse per l'attualità. "Unica" nel suo genere, nel corso degli anni è passata da rivista cartacea bimestrale a mensile, mentre nel 2006 ha registrato un proprio dominio, diventando anche una testata giornalistica online. Oggi, la versione telematica ha sostituito parzialmente quella cartacea. Quest'ultima continua a uscire come supplemento al web con uno o due numeri speciali all'anno. Le edizioni monografiche sono a tiratura limitata e vengono distribuite nei parchi piemontesi, ma sono anche scaricabili online gratuitamente.

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