Maria Pia Hospital di Torino all’avanguardia per la chirurgia “senza sangue”
La struttura torinese è centro di riferimento per gli “interventi bloodless” che consentono di ridurre le emotrasfusioni con un recupero post operatorio più veloce e inferiori costi sanitari
TORINO. L’emorragia durante o dopo l’intervento rappresenta un importante fattore di rischio operatorio. Per far fronte a questa condizione, l’OMS e il ministero della Salute raccomandano l’adozione di programmi di Patient Blood Management (PBM), ovvero protocolli che consentono di ottimizzare la “risorsa” di sangue del paziente e dunque di evitare o ridurre le emotrasfusioni durante gli interventi chirurgici.
Il Maria Pia Hospital di Torino da due anni ha perfezionato un protocollo cardiochirurgico PBM che ha dato risultati straordinari: solo 1 paziente su 3 necessita di trasfusione. Questo protocollo è stato presentato nel corso dell’ultimo Congresso annuale SABM (Society for Advancement in Blood Management) di Baltimora negli States e pubblicato sull’allegato di “Anesthesia & Analgesia” del numero di settembre 2019.
“Si tratta del primo vero protocollo cardiochirurgico pubblicato, basato sulle tre fasi del percorso terapeutico di PBM, ovvero preoperatoria, intraoperatoria e postoperatoria, – spiega il dottor Samuel Mancuso –. Tali raccomandazioni sono obbligatorie per migliorare i risultati sul paziente, ridurre i tempi di degenza postoperatoria e l’incidenza di infezioni e complicanze. Questo è associato anche a un vantaggio in termini di riduzione dei costi sanitari. Nonostante il processo di adeguamento delle strutture italiane alle normative ministeriali in materia di PBM sia lungo e complicato, Maria Pia Hospital si afferma come struttura all’avanguardia in questo ambito”.
Il protocollo bloodless si può proporre in tutti gli interventi di cardiochirurgia ma la sua applicazione non è automatica. Ogni singolo paziente va attentamente valutato prima di procedere: le cause dell’anemia preoperatoria, per esempio, i parametri di coagulazione del soggetto, la sua condizione psicofisica generale, l’eventuale maggiore facilità di sanguinamento dei tessuti, sono alcuni fattori da valutare nella visita. L’esperienza, intrapresa inizialmente nell’ambito della Cardiochirurgia, è proseguita con l’applicazione in altre discipline, come la Cardiologia interventistica, la Chirurgia Vascolare, la Chirurgia Generale, l’Ortopedia e l’Urologia, con decine di casi l’anno provenienti da tutt’Italia.
Un team specializzato e l’applicazione di tecniche di attento risparmio del sangue hanno permesso a Maria Pia Hospital di essere oggi un punto di riferimento a livello nazionale per la chirurgia bloodless, riconosciuto anche all’estero, grazie alla partecipazione a congressi internazionali e alle pubblicazioni sul tema.