AMARCORD di Mino Rosso

ritornare indietro nel tempo grazie all’orologio del minareto della moschea di testour…

questa è la pubblicazione di una serie di racconti che rimandano al tempo passato. sono 12 +1. dodici come le ore (nell’ordine: la sveglia / l’uomo del plasmon / tra linee rette e curve / condor n. 5 / magellano / rai radiotelevisione italiana / bwv565 / italia ‘61/ 48714 / la 500 da corsa / la racchetta di rod laver / il giro di sol) più uno dedicato all’orologio del minareto della moschea di testour (tunisia) dove questa idea di ritornare indietro nel tempo è nata. in ogni racconto è riportata una pagina di immagini che rimandano al testo e quella dell’oggetto/scultura con l’inserimento di un orologio dal movimento antiorario. 

sì, sono sicuro che se fossi nato nel XVII secolo sarei arrivato anch’io a testour. perseguitato come un andaluso per le mie idee religiose. se vivessi a testour porterei ancora oggi al polso l’orologio (che porto) suo simbolo. già. ma prima di parlare di lui dirò della città che mi porto dentro come infedele. la città di testour si trova lungo la strada che collega cartagine a tebessa. a 76 km da tunisi e si estende sulla riva destra del medjerda. gesù, lo so sono informazioni da guida turistica.

ma bisogna almeno sapere di cosa si parla. per non farlo a vanvera.  allora: fu fondata nel 1609 dai musulmani di al-andalous, moriscos (in spagnolo) mouriscos (in portoghese), cacciati dalla spagna e giunti nell’antico disabitato insediamento romano di tichilla. i perseguitati scelsero questo luogo, un territorio verdeggiante per la sua fertilità divenuto poi un vero “frutteto”.

beh, ancora oggi questo pezzo di terra è orgoglio del territorio tunisino per via della sua agricoltura.  che aveva ereditato le tecniche più avanzate andaluse. come la noria1di grandeaiuto per gli alberi da frutto. il melograno e l’albicocco si radicarono in tutte le loro varietà. vabbè. ma con l’insediamento degli andalusi anche la città di testour lascia la tradizione.

già, il nuovo è ben evidente nei quartieri della rhiba, dei tagarins e della hara. le abitazioni sono ricoperte da tegole allineate e hanno stalle e granai. le stanze danno su un cortile. al centro fa bella mostra un arancio. una nota di rispetto verso il bello. beh, quelli che sanno dicono che i moriscos per tradizione conservarono sempre l’autonomia. e preferirono la dignità della libertà alla ricchezza. io ho vissuto troppo poco tra loro per dire se queste cose sono vere. però credo proprio di sì. beh qui è meglio che io lasci parlare loro. beh, penso di lasciare che siano le loro parole raccolte nella casa a tesour del più famoso archeologo tunisino: slimane mostafa zbiss3. grazie alla nipote giornalista hanene.

queste le parole che riporto come mi vengono. i moriscos hanno sempre saputo mantenere la loro tradizione.  influenzata dalla cultura ispano-andalusa. nei costumi, nelle arti e nei mestieri. all’islam degli andalusi, limitato al culto praticato nelle moschee, testour conobbe una vita religiosa intensa, grazie a sapienti illustri come alì al-coundi (morto nel 1078) e ibbrhai riyaha (morto nel 1850), grazie anche alla trascrizione di numerosi manoscritti e alla diffusione delle confraternite mistiche, come la issawia, che si proponeva nelle zaouias con il malouf, la musica tradizionale con la quale la città ricorda le sue radici andaluse in occasione del festival internazionale. intorno al 1610 fu costruita una piccola moschea.

e qualche anno dopo (1630?) la prestigiosa grande moschea di testour di mohamed tagharino. lo stile architettonico e il nome stesso dei tagarins sono prove evidenti delle origini castigliane e aragonesi dei suoi fondatori.

non ci sono dubbi: testour è una città andalusa costruita su modello spagnolo ma con una profonda anima moresca.  e due parole (soprattutto) sulla sua grande moschea vanno dette. splendida costruzione del XVII secolo è fortemente caratterizzata da un insieme di stili kairouannais e andaluso.

in essa sono presenti i simboli delle tre religioni monoteiste: la musulmana, l’ebraica e la cristiana. il suo minareto si trova sul fronte nord-est ed è costituito da una torre ottogonale con inserti di mattoni e pietra a vista che ricordano la chiesa cristo de la luz e la puerta del sol a toledo. sul lato sud del minareto porta le tracce di un quadrante d’orologio. dicono: ricordi l’eleganza delle torri spagnole. e sia testimonianza del genio architettonico dei moriscos in terra tunisina. vabbè io so che le ore dell’orologio sul quadrante sono riportate al contrario. è possibile per via della scrittura araba.

va da destra a sinistra. ma io preferisco la mia teoria: i moriscos volevano che le lancette del tempo girassero al contrario. per ritornare all’andalusia perduta. una teoria bella. perché improbabile. ma non totalmente. ritornare a ciò che è stato e non è più, può essere letto come segno di speranza. questa la storia, in poche righe, di testour. la città dove il tempo va a ritroso.

mino rosso

1 Noria- ruota idraulica che ha la funzione di sollevare acqua sfruttando la corrente di un corso idrico. Il nome è spagnolo, a sua volta derivato dall’arabo ناعورة‎, nā‘ūra, “vociare, zampillare”. [fonte – Wikipedia]
2  Cfr. www.smzbiss.org

Note relative alle figure. Nell’ordine da sinistra a destra e dall’alto in basso:
Testour: l’orologio del minareto (2005)/l’orologio riparato nel novembre 2014/la città vista dal minareto – Thugga: le rovine dell’antico insediamento romano – le facce dell’orologio realizzato con stampa 3D a Torino nel novembre 2015.

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