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“Diario di viaggio” in Argentina alla ricerca dei discendenti dei migranti piemontesi (III parte)
Buenos Aires, 4 Novembre 2022, Venerdì
Oggi ci inoltriamo nelle strade di San Telmo, tra i dehors dei caffè di Piazza Dorrego e tra le vetrine dei negozi di quartiere frequentati dagli artisti, gli stessi in cui si recava Quino, pseudonimo di Joaquín Salvador Lavado Tejón, noto fumettista argentino creatore di Mafalda.
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Concludiamo la permanenza in Buenos Aires con la triste ma doverosa visita al Parque de La Memoria, con i lunghi muri di granito su cui sono affisse le targhe con i nomi di migliaia di desparesidos durante la feroce dittatura argentina degli Anni Settanta; e poi ci trasferiamo alla ESMA, l’edificio militare in cui venivano sottoposti a giudizio sommario e a tortura coloro che erano anche solo sospettati di essere oppositori del regime, prima di essere uccisi. Ci pervade una profonda tristezza e una crescente angoscia.
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Ci spostiamo ancora più in periferia: dai finestrini del pullman scorgiamo le cosiddette “villas”, ovvero le immense baraccopoli argentine, bidonvilles dove vivono nell’indigenza più assoluta migliaia di persone di ogni età. Buenos Aires è anche questo: città di contrasti, di ricchezza e povertà, di tango e di passione, di gioia e di pianto. Non è un caso se per le strade della capitale ci imbattiamo spesso in cortei di cittadini dimostranti che scendono in piazza per manifestare contro il carovita, contro la costante e crescente inflazione, e per esortare il governo ad aumentare i sussidi a chi si ritrova senza lavoro o in difficoltà economica, aumentandone il livello (attualmente fermo sui 150 dollari al mese, pari a circa 20.000 pesos al mese) ad una cifra più congrua per poter sopravvivere.
Buenos Aires è stata una città molto cara a don Bosco: l’11 Novembre 1875, nella basilica di Maria Ausiliatrice, a Torino, il Santo benediva la prima spedizione missionaria salesiana diretta in Argentina, sulla rotta degli emigranti piemontesi, composta da dieci uomini in tutto. Era capitanata da don Giovanni Cagliero e composta da altri cinque sacerdoti, tra cui Giuseppe Fagnano, animo di pioniere ed ex garibaldino, e quattro coadiutori. «Là troverete – ammoniva don Bosco ‒ un grandissimo numero di fanciulli e anche di adulti che vivono nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere e di ogni principio religioso. Andate, cercate questi nostri fratelli, la stragrande maggioranza dei quali è piemontese, che la miseria e la sventura portò in terra straniera». La delegazione arrivò a Buenos Aires il 14 Dicembre, dopo un mese di navigazione. I primi dieci salesiani inviati da don Bosco si occuparono subito dell’assistenza spirituale degli immigrati italiani, trovando sede nella chiesa dedicata a Maria Mater Misericordiae, di stile neoclassico baroccheggiante e che ancor oggi è chiamata la “Chiesa degli italiani”. Il tempio fu inaugurato nel 1870 su progetto del prof. Emilio Rosetti (1839-1908), ingegnere e matematico nato a Forlimpopoli. Degno di nota è l’Altare Maggiore, opera del torinese Carlo Ceppi (Torino, 1829 | Torino 1921).
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Come non approfittare di questo viaggio per visitarla? Fermo un taxi e mi faccio condurre in Via Moreno 1687. Nell’intenso traffico porteño raggiungo l’edificio religioso e l’attiguo Collegio Salesiano. Entro nell’atrio della Scuola, che attraverso una vetrata si affaccia su una palestra affollatissima di ragazzi che giocano a basket: è l’ora della ricreazione. Mi viene incontro Juan Carlos Varela responsabile del Collegio Primario (che accoglie ragazzi dai 6 a 12 anni), e mi intrattengo a parlare qualche minuto con lui. Mi dice che l’Istituto è ancora retto da un sacerdote salesiano, ma che i docenti e gli assistenti sono da tempo tutti laici, ma si dedicano ai ragazzi e all’insegnamento nell’originale spirito salesiano. La Chiesa, mi dice, è chiusa: le chiavi le conserva l’anziano Rettore, che ora sta riposando, e non è possibile visitarla. Peccato: ma quell’atmosfera tipicamente salesiana mi ha indondato il cuore e mi ha reso felice, anche se non ho potuto visitare la Chiesa di don Bosco.
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presso la Sede dell’Associazione Ossolana di Buenos Aires
Alla sera il Gruppo dei Danseur dël Pilon si esibisce presso la sede dell’Union Ossolana en Buenos Aires. È alla periferia della città, in uno stabile degli Anni Venti ristrutturato a cura dalla famiglia Caretti, originaria della Val d’Ossola. Siamo accolti con gioia e simpatia dal presidente Fernando, dalle sue figlie, e da decine di argentini di origine ossolana, piemontese e italiana. È una serata conviviale all’insegna della buona tavola, del bel canto, della poesia e delle danze tradizionali piemontesi. Ci sentiamo a casa nostra, tra fratelli: persone mai viste né conosciute prima, eppure sembra di conoscerci da sempre.
A mezza notte suonata, torniamo in albergo: non c’è tempo per stendersi sul letto. Tra poche ore si parte per Córdoba. Inizia il tanto atteso tour nella Pampa Gringa.
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Il Diario di questo viaggio continua sulle pagine di PiemonteTopNews con altri articoli dedicati alle tappe in Pampa Gringa. Le tappe precedenti si possono visionare cliccando PUNTATA 1 e PUNTATA 2. Il testo è tratto dal libro “Dalle radici alle fronde” – Dal Piemonte alla Pampa Gringa di Sergio Donna. Per info e prenotazioni, scrivere a: segreteria@monginevrocultura.net
Sergio Donna