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Torino, sulle tracce di due antiche cascine nelle campagne di Mirafiori Nord

Fino al 1977 Cascina Anselmetti fronteggiava Cascina Roccafranca: i due complessi rurali erano separati solo dall’antica strada che conduceva da Torino a Grugliasco, passando per il Gerbido. Del vecchio edificio rurale, sull’attuale via Gaidano a Mirafiori Nord, ora non resta che l’omonima Cappella, un piccolo capolavoro dell’arte barocca

TORINO. Delle due cascine che si fronteggiavano sulla strada che portava al Gerbido, nel tratto che ora è chiamato Via Gaidano, ne rimane una: la Cascina Roccafranca, che è divenuta – ormai da molti anni – in attivissimo Centro culturale e di aggregazione del Quartiere Mirafiori Nord, molto dinamico e accogliente.

La cascina che è scomparsa (dopo anni di abbandono e fatiscenza venne definitivamente abbattuta nel 1977 a cura della Città di Torino per costruirvi al suo posto un plesso scolastico) è la Cascina Anselmetti. Di quell’edificio rustico ormai non resta più traccia se non  un raccolto edificio di culto, un’autentica perla barocca: è la Cappella Anselmetti, così chiamata a ricordo dell’omonimo fabbricato rurale di cui faceva parte.

I nomi delle cascine che facevano corona a Torino nei secoli scorsi tendevano a mutare nel tempo, spesso in concomitanza ai passaggi di mano della loro proprietà. Alla fine del Seicento la Cascina Anselmetti veniva chiamata nel contado circostante col nome di Cascina Bocueri, dal casato degli antichi proprietari. Del resto, anche l’antistante Cascina Roccafranca in quell’epoca ancora non si chiamava così, ma era nota col nome di Cascina Belarde.

Particolare di un’antica mappa del Contado a Ovest di Torino, con le Cascine Anselmetti e del Conte di Roccafranca, lungo la Strada Antica di Grugliasco. Fonte: www.museotorino.it

La Cascina Bocueri venne poi ceduta nel 1730 alla famiglia Bertetti, che provvederà all’ampliamento del preesistente fabbricato rurale: la mappa realizzata nel 1785 sui rilevamenti dal cartografo De Carolis nel 1785 riporta questo rustico, identificato come Cascina Bertet.

I contadini del Gerbido cominciarono a chiamare quell’edificio rurale col nome di Cascina Anselmetti quando tra il 1785 e il 1790 il nuovo proprietario, Carlo Vincenzo Anselmetti, di professione banchiere, decise di far costruire al suo interno la propria residenza padronale. Appena completati i lavori di ampliamento e restauro, così il Grossi descriveva il complesso ristrutturato: la “villa e cascina del signor banchiere Carlo Vincenzo Anselmetti è posta lungo la strada, che si dirama alla destra della strada d’Orbassano e tende verso la Chiesa del Gerbo; il palazzo è moderno, ed ha un bel giardino avanti con una magnifica cappella attigua; ritrovasi due miglia distante da Torino”.

Dal confronto delle carte topografiche della zona succedutesi nel tempo, si osserva che la Cascina Anselmetti, dall’originale forma a “L”, abbia assunto una disposizione a “C”. Un’ulteriore ampliamento della Cascina (la manica a Sud-Est) è evidenziato dalle mappe del Catasto Napoleonico del 1805.

Particolare di un antico mappale del catasto
con la “Ferme” Roccafranca e la “Ferme” de Salmat (Anselmetti). Fonte: www.museotorino.it

Conclusosi il periodo di annessione napoleonica del Piemonte alla Francia, la Cascina Anselmetti venne ceduta a Gaspare Nigra. Il Catasto particellare del Gatti del 1820 specifica che in quell’anno la proprietà era composta da abitazioni civili, edifici rustici, “casi da terra” (ovvero locali utilizzati per il deposito di attrezzi e prodotti agricoli), un forno, giardino, prati, campi e orti, nonché la “nostra” cappella.

Il catasto del Rabbini del 1866 rilevava che all’epoca la famiglia Nigra risultava essere ancora la proprietaria della Cascina. Più tardi l’Anselmetti passerà alla famiglia Bellone; in seguito, al Cottolengo e, infine, al commendator Marangoni, ultimo proprietario privato del complesso rurale.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la Cascina venne colpita (sia pure in modo non grave) dai bombardamenti. Ma da questo periodo inizia il suo graduale e irreversibile degrado. Si arriva così al 1977, quando il Comune – come già ricordato – decide di abbatterla definitivamente per far posto ad un edificio scolastico.

Particolare della facciata della Cappella Anselmetti in via Paolo Gaidano (foto Sergio Donna)

Di  essa, oggi rimane solo la Cappella, la cui facciata, dai tratti barocchi leggeri e non ridondanti, presenta un timpano triangolare. La Cappella Anselmetti è stata restaurata negli anni 2000 con i fondi del programma PIC Urban 2 e salvata da un destino di abbandono e dioblio.  Dal 2007 ospita il Laboratorio di Storia e Storie “Massimo Bartolini”: un laboratorio didattico e un archivio permanente, aperto a tutti i cittadini e alle scuole della città. Gli interni sono stati concepiti per ospitare attività di lettura, raccolta ed elaborazione di storie.

Uno scorcio del giardino antistante la Cascina Roccafranca, tra via Rubino e via Gaidano, a Torino (Foto Sergio Donna)

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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