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Alla scoperta delle antiche città romane del Piemonte: Industria, ora Monteu da Po

Monteu da Po (Torino). La città romana di Augusta Taurinorum non era ancora stata fondata, ma in quell’arco di Pianura Padana che si apre ai piedi delle Alpi Marittime e Cozie, degradando in modo quasi impercettibile verso Est (e che è delimitato a Sud-Est dalle colline dell’Astigiano e dal Monferrato), la città di Industria era già un centro florido e vivace, tra i più noti del territorio. Una sorta di piccola capitale sulle sponde del Po, in una terra già abitata da popolazioni celtico-liguri, convertite via via alla cultura romana.

La colonia sorse probabilmente tra il 124 e il 123 a.C., nell’ambito di un progetto che prevedeva la fondazione di diverse colonie e villaggi distribuiti nelle terre che oggi chiamiamo del Monferrato, voluto dal console Marco Fulvio Flacco.  Il sito, quasi alla confluenza tra il Po e la Dora Baltea, non era lontano da quello in cui sorgeva il precedente villaggio ligure di Bodincomagus (“luogo di mercato sul fiume Po”: Bodincus era il nome con cui quelle popolazioni chiamavano il Po), citato da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia. La città era iscritta alla tribù Pollia ed era compresa nella IX Regio dell’Italia augustea.  

Dal Sito archeologico dell’antica colonia romana di Industria (Monteu da Po, Torino):
“La danzatrice velata”

La colonia era dotata di un trafficato porto fluviale, che costituiva un ganglio strategico delle comunicazioni e dei trasporti a mezzo di chiatte con la Val d’Aosta e le miniere delle Alpi Graie, sfruttando il corso della Dora Baltea; ma anche un passaggio obbligato della navigazione sul Po, a valle e monte del porto. Industria divenne così, vuoi per la sua posizione geografica, vuoi per la consolidata capacità di lavorare i metalli e le pietre dei suoi abitanti, vuoi ancora per la loro predisposizione naturale agli scambi, un primario centro del commercio, dell’artigianato e dell’industria metallurgica. Del resto lo conferma il suo nome: qui fiorivano le industrie della lavorazione dei metalli, dal ferro al bronzo. Una grande fabbrica, insomma, con un brulicare di maestri di bottega e di schiavi alle prese con il fuoco delle fonderie, a maneggiar pale e picconi, ad alimentar le forge, a picchiare sulle incudini con vigore e sapienza e a tagliare le pietre per la pavimentazione delle strade o ad uso edilizio.

Industria era anche un importante mercato di schiavi, provenienti dall’Oriente, che venivano smistati verso Nord (Aosta) e verso Sud (Asti).

La prima scoperta del sito archeologico dell’antica città romana risale al Settecento; gli scavi e le ricerche proseguirono nel secolo successivo e fino a metà Novecento. Nella seconda metà dello scorso secolo, vennero definitivamente identificati gli edifici di culto, la cosiddetta area sacra: i templi, le abitazioni dei sacerdoti, le are sacre, e parte degli isolati circostanti occupati da abitazioni e botteghe artigiane affacciate sui principali assi stradali.

Industria era infatti anche un’importante città-santuario, dove si praticava il culto delle divinità egizie Iside e Serapide. Percorrendo il decumano e il cardo massimo di Industria, centinaia di pellegrini ante-litteram provenienti da ogni parte della Pianura Padana, si davano convegno al Tempio di Industria, per chiedere grazie e offrire voti alle dee, dando opportunità di fiorenti affari alle botteghe disposte lungo le due arterie principali della città.

Particolare del Sito archeologico dell’antica colonia romana di Industria (Monteu da Po, Torino)

L’elevato livello artistico dei mastri scultori di Industria (sembra che alcuni di essi fossero di origine greco-orientale) è testimoniato dai numerosi oggetti bronzei di spiccata raffinatezza (statue, statuette, ex voto, oggetti di culto, oggetti destinati all’uso quotidiano, e così via) scoperti in epoche diverse durante gli scavi del sito archeologico, oggi conservati in gran parte al Museo Civico d’Arte Antica di Torino.

Come è già stato ricordato, nel sito archeologico sono ben visibili l’area sacra con le rovine del Tempio dedicato ad Iside e a Serapide, e gli edifici che contornavano il luogo di culto: la venerazione di queste divinità egizie era qui solidissima, ma col tempo il Cristianesimo si diffuse anche in Industria: la comunità cristiana di Industria è citata in una lettera di Sant’Eusebio inviata da Scitopoli (Palestina) tra il 356 e il 361 d.C.

Il “Toro d’Industria”, raffinata scultura emersa dagli scavi nel Sito archeologico di Industria (Monteu da Po), conservato a Torino presso il Civico Museo d’Arte Antica

A causa di un nuovo corso assunto dal fiume, il porto si prosciugò:  le ripetute incursioni unne nel territorio indussero poi gli abitanti ad abbandonare definitivamente la città tra il V e il VI secolo dopo Cristo.

Giampiero Levi Capello, montuese doc e appassionato della storia di Monteu, ricorda: “La storia di questo paese è davvero interessante e si perde nella notte dei secoli: peccato non aver ancora trovano il locus preciso del periodo pre-romano di Monteu, quello della vecchia Bodingo-Magus, che letteralmente significa “Mercato sul Po”. Forse perchè le abitazioni di quei primi abitanti non erano che delle capanne costruite sulla riva del fiume. Di quel periodo rimangono tuttavia diffuse tracce in molti cognomi piemontesi, di evidente derivazione celtico-ligure”. Così continua Capello: “In ogni caso, anche la storia medievale non scherza: ci sono i vecchi ruderi del castello feudale dei Radicati: le torri sarebbero posizionate in prossimità con la famosa città utopica di Radicata che secondo la leggenda sorgeva più o meno ove si trova il vicino comune di San Sebastiano. In ogni vecchia casa, poi, ci sono segni di un passato turbolento: molte abitazioni, come la mia, sono state costruite dall’anno mille in avanti, con materiale recuperato dai ruderi romani. Si trovano sovente dei “sesquipedale” il mattone doppio romano, che misura un piede e mezzo di lato, con l’impronta della mano“.

Un “sesquipedale”, tipico laterizio romano che misura 1 piede e mezzo di lato,
caratterizzato dall’incavo a forma di impronta delle dita di una mano

Oggi il sito archeologico di Industria, in capo al Ministero della Cultura, fa parte del comune di Monteu da Po, nell’ambito della Città Metropolitana di Torino.  La visita degli scavi è possibile contattando l’Associazione Culturale Athena: 379.1592724 – athena.as.culturale@gmail.com

Uno scorcio degli Scavi archeologici dell’antica colonia romana di Industria (Monteu da Po, Torino).
I resti del tempio di Iside e Serapide

“Il Sito archeologico di Industria ‒ precisa Maria Elisa Ghion, sindaco di Monteu da Po ‒ rappresenta un’importante attrazione turistica per il suo elevato interesse storico-culturale. Ma non è l’unica. Diffuse sono le testimonianze artistiche e storiche di altre epoche, come la Chiesa di San Grato, all’ingresso nel paese, ricostruita su un preesistente impianto romanico: qui si conserva un singolare altare ligneo, uno dei pochi esempi di altari di questo tipo in Piemonte. Sulla facciata di questo edificio di culto sono murate alcune lapidi in marmo, le cui epigrafi testimoniano l’epoca romana del sito. E poi i ruderi millenari di un antico maniero medievale. Per gli amanti della natura, c’è poi un ecologico e facile sentiero alla portata di tutti che  porta al Parco del Grep. Qui è possibile fare dell’agriturismo: nei boschi e nelle radure attorno alla storica cascina del Grep, sono state create delle tree-house (casette sugli alberi). C’è anche una piccola locanda, che può accogliere fino ad un massimo di 10 persone, e la possibilità di fare dei bucolici pic-nic degustando i prodotti locali. La Festa patronale di Monteu da Po si celebra nella prima settimana di ottobre, ed è dedicata alla Madonna del Rosario. Un’altra buona occasione per visitare Monteu e le sue bellezze naturali e storiche”.

Sergio Donna

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Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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