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Viali, piazzali e una biblioteca intitolati ai fratelli Levi Montalcini e a Bianca Guidetti Serra

TORINO. Il Comune ha deciso di intitolare vie o beni pubblici della città in memoria di alcune persone che hanno lasciato un segno, tra queste: i fratelli Paola, Gino e Rita Levi Montalcini (nella foto sopra), a cui sono stati intitolati il piazzale compreso tra corso Massimo d’Azeglio ed i viali Medaglie d’oro, Ceppi e Boiardo e l’area antistante la futura biblioteca civica della città; a Bianca Guidetti Serra, partigiana, avvocato e parlamentare, a cui è stata intitolata la biblioteca di via Barbaroux di Palazzo Siccardi, recentemente restaurato; ad Andrea Soldi, il giovane morto nel corso di un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), a cui è stata intitolata la panchina in piazza Umbria, sulla quale morì due anni fa; Bartolomeo Calori, vittima della xenofobia (“paura dello straniero”) nell’agosto del 1893 (una targa sull’edificio di Barriera Nizza, in cui nacque). Ma non solo, sono state dedicate ulteriori intitolazioni in memoria delle vittime dell’immigrazione (l’area pedonale di via Livorno attigua al ponte sulla Dora, ex Amedeo IX); all’ingegnere e dipendente comunale Guido Chiarelli, esperto in illuminazione pubblica (una targa nel giardino roccioso del Parco Valentino); all’imprenditore Carlo Abarth, al quale per i suoi meriti imprenditoriali e sportivi mondialmente riconosciuti sarà dedicato un tratto della via Anselmetti; ai fratelli Riccardo, Giorgio e Dario Garosci, pionieri del commercio moderno (una targa in via Tunisi).

Rita Levi Montalcini
Rita Levi Montalcini

Gino, Paola e Rita Levi Montalcini. Figli dell’ingegnere torinese Adamo Levi e della pittrice Adele Montalcini. Gino (1902-1974), ha intrapreso una carriera da architetto, con progetti che lo collocano tra i primi e più rappresentativi esponenti del movimento razionalista in Italia. All’attività di progettista ha affiancato quella di scultore, per la quale aveva una precoce vocazione, e quella di disegnatore, ritrattista e caricaturista. Paola (1909-2000), sorella gemella di Rita, era un’affermata pittrice, si formò a Torino negli anni Trenta e, successivamente, a Parigi. Le sue raffigurazioni artistiche si rivolgono all’astrattismo ed a una sapiente ricerca materica. Rita (1909-2012), è stata una neurologa, accademica e senatrice a vita italiana. Negli anni cinquanta con le sue ricerche scoprì ed identificò il fattore di accrescimento della fibra nervosa (o NGF), per tale scoperta è stata insignita nel 1986 del Premio Nobel per la Medicina. Nel 1992, le due sorelle hanno istituito la “Fondazione Levi Montalcini”, in memoria del loro padre, che si rivolge alla formazione e all’educazione dei giovani ed al conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane a livello universitario, per creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro paese. Per regolamento, essendosi distinta per particolari benemerenze, questa circostanza comporterà una richiesta alla Prefettura di deroga alla regola che consente intitolazioni non prima dei dieci anni dalla morte della personalità in oggetto.

Bianca Guidetti Serra

Bianca Guidetti Serra (1919-2014). Figlia di un avvocato civilista e di una sarta, rimase orfana di padre appena diciottenne. Partigiana e avvocato penalista, consigliera comunale e parlamentare, è stata protagonista di importanti battaglie di giustizia. La sua scelta antifascista avvenne fin dal tempo del liceo, per reazione alle leggi razziali di cui vedeva i soprusi che imponevano ai suoi amici ebrei (tra cui Primo Levi). Il suo impegno professionale e politico fu attivo nel campo del diritto di famiglia e della tutela dei più deboli, dei minori e dei carcerati, nelle fabbriche torinesi per assistere gli operai per conto della Camera del lavoro e nelle cause di lavoro come nelle prime battaglie giudiziarie contro la nocività e l’inquinamento ambientale (come Eternit di Casale Monferrato). Nel 2019 ricorrerà il centenario  della sua nascita. Come per Rita Levi Montalcini, anche per ella sarà necessaria analoga deroga per l’intitolazione della biblioteca di via Barbaroux (negli spazi di Palazzo Siccardi).

Andrea Soldi

Andrea Soldi. Nei giardini di piazza Umbria, la cosiddetta “panchina di Andrea” sarà intitolata ufficialmente ad Andrea Soldi, il 45enne affetto da schizofrenia deceduto nell’agosto 2015 durante un TSO di cui si sono occupati tre vigili urbani e lo psichiatra che lo aveva in cura. Una targa sulla panchina ricorderà il giovane che vi sostava abitualmente.

Bartolomeo Calori, vittima della xenofobia, fu linciato assieme ad altri nove lavoratori italiani ad Aigues Mortes tra il 16 ed il 17 agosto del 1893. Il “massacro di Aigues-Mortes” fu una serie di avvenimenti che si svolsero in quelle due date nella Regione francese meridionale della Linguadoca-Rossiglione e che causarono la morte di diversi immigrati italiani – in prevalenza piemontesi – impiegati nelle saline, per mano di lavoratori e popolani francesi. Secondo gli storici, la strage fu causata dalla diffusione di una fake news. La targa recherà una breve ricostruzione di quegli eventi ed un riconoscimento a coloro che cercarono di proteggere i nostri migranti. Ad agosto ricorrerà il 125esimo anniversario della strage.

Guido Chiarelli, Illuminazione Mole Antonelliana (1961)

Guido Chiarelli (1902-1982). Ingegnere, per 40 anni è stato un dipendente del Comune, esperto in illuminazione pubblica. Una targa nel giardino roccioso del Parco del Valentino lo ricorderà quale pioniere dell’illuminazione artistica dei parchi torinesi; in particolare, in occasione del centenario dell’Unità d’Italia, con la realizzazione della fontana luminosa e dell’illuminazione della Mole Antonelliana di “Italia 1961”.

Carlo Abarth

Carlo Abarth (1908-1979). Imprenditore, nato in Austria. La famiglia paterna era originaria di Merano, dove gestiva alcune attività commerciali. Fin da piccolo Abarth coltivò la propria passione per la velocità, l’agonismo e la tecnica e partecipava alle gare di velocità in monopattino con i ragazzi del quartiere. A 16 anni entrò a lavorare nelle officine per ottenere una formazione completa circa la ciclistica e la motoristica di un mezzo. Nel 1945 raggiunse l’anziano padre a Merano, riuscì a farsi rilasciare un certificato di identità a nome di Carlo Abarth che, nel giro di pochi anni, venne seguito dal riconoscimento della cittadinanza italiana. Collaborò con Ferry Porsche, per gestire l’ambizioso progetto sportivo della Cisitalia, quale responsabile organizzativo per le gare; l’esperienza durò poco più di due anni e, seppur breve, gli permise di lavorare a diretto contatto con altri importanti personalità dell’automobilismo mondiale di quell’epoca. Nel 1949 Abarth aprì l’azienda che porta il suo nome, scegliendo come simbolo lo scorpione, in riferimento al suo segno zodiacale. La ditta specializzata in elaborazioni omonima prende la sede a Torino. Specializzatosi in elaborazioni sportive di modelli Fiat e nella costruzione, in pezzi a numero limitato, di vetture granturismo, nel 1971 cedette l’azienda alla casa torinese.

Riccardo Garosci

Riccardo, Giorgio e Dario Garosci. Il 10 aprile del 1959 i fratelli Garosci aprirono a Torino, in via Tunisi, il primo supermercato torinese; per tale motivo ad essi verrà dedicata una targa proprio in quella via. Sono quindi considerati veri e propri “padri” del commercio moderno. La famiglia Garosci, commercianti da generazioni, è originaria di un piccolo comune sopra Sanremo, nel 1921 si era trasferita a Torino per incrementare l’attività commerciale. I figli aiutavano il padre in azienda fin da piccoli; essi sono stati imprenditori capaci di anticipare, con intuizione, il futuro commerciale in una società in rapida trasformazione; a loro è anche dovuto il merito di aver proposto ai piccoli imprenditori a livello familiare di creare un importante canale commerciale per i prodotti Made in Italy. Negli anni, la loro presenza sul territorio torinese si consolidò sempre di più, contando nel dopoguerra quattordici nuovi negozi. Da lì la scelta di andare incontro alle reali esigenze degli italiani, tra la necessità di abbattere i costi di produzione e la razionalizzazione dei processi distributivi.

Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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