“Torino non è più ‘capoluogo’ del Piemonte”: al suo posto la città insospettabile: cittadini preparatevi alla rivoluzione

Piazza Vittorio a Torino - Piemontetopnews.it (Foto Pixabay)
Città valorosa e moderna, Torino è ancora uno dei salotti buoni d’Italia, ma qualcosa sta cambiando: il ribaltone regionale è servito.
“Auxilium meum a Domino”. Sono queste quattro parole a rappresentare il motto della città di Torino. Tradotto, “L’aiuto mi viene da Dio”. Si tratta di un riferimento ad un avvenimento storico, ma sempre attualizzabile.
Anno 1706, l’aiuto divino ricevuto dalla città fu durante l’assedio delle truppe franco-spagnole nel corso della guerra di successione. Una resistenza valorosa durata 117 giorni, prova di forza impensabile senza un valido supporto dall’Alto.
Non è tuttavia certo solo per questo stoicismo che il capoluogo piemontese è conosciuto nel mondo. Del resto quel fascino garantito dal mix tra la sobrietà sabauda e il lusso ottocentesco ha saputo temperarsi negli anni con la vitalità di una grande città sempre capace di stare al passo coi tempi.
Il “restyling” seguito ai Giochi Invernali del 2006 ha dato un’ulteriore spinta verso la modernità, ma purtroppo a tutte queste notazioni positive ne corrispondano altre non esaltanti sotto altri, importantissimi punti di vista.
Vivere nelle grandi città è diventato un problema: Torino non fa eccezione
Proprio dopo le Olimpiadi di quasi 20 anni fa il debito pubblico di Torino è cresciuto all’impazzata al pari del tasso di disoccupazione, divenuto tra i più alti del Nord Italia, pur essendo in confortante diminuzione da almeno un lustro. Fatto sta che della città più amata dagli emigrati provenienti dal sud a caccia di lavoro non c’è quasi più traccia.
Considerazioni come queste non possono che avere un impatto significativo su una valutazione della città a 360°. In un’epoca in cui il costo della vita sta salendo all’impazzata trovare un lavoro stabile è la prima discriminante nella scelta della città in cui vivere, insieme ad altre variabili cruciali come istruzione e sanità.
Altro che capoluogo, Torino perde la leadership: la classifica parla chiaro
Considerazioni, queste, che concorrono a stilare l’annuale classifica stilata da Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita delle città italiane, basata su 90 indicatori. Non è un caso che nessuna grande città figuri nelle prime posizioni di una graduatoria dominata nel 2024 dalla provincia di Bergamo e che, per quanto riguarda il Piemonte, ha fatto registrare un clamoroso cambio della guardia.
Torino è infatti crollata dal 36° al 58° posto, piazzandosi appena prima di Roma. Oltre 20 posizioni perse in un anno sono costate anche… il titolo di capoluogo di regione. Già, perché quanto a vivibilità Torino è sopravanzata da altre tre città piemontesi, Novara 32esima, Cuneo 37esima e Asti 49esima. Una piccola, grande soddisfazione per la seconda città della regione per numero di abitanti, protagonista di un salto di 10 posizioni rispetto al 2024 giustificato grazie al balzo in due voci, “ricchezza e consumi” e “ambiente e servizi”, che vedono Novara rispettivamente al 4° e al 39° posto nazionale, +21 e +26 posizioni. La differenza rispetto al capoluogo sta tutta qui…