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Mauriziano, i pazienti cardiopatici sono seguiti a casa con la Telemedicina

TORINO. L’epidemia da Coronavirus ha fortemente condizionato il trattamento dei pazienti affetti da cardiopatia. Quest’ultimo periodo può diventare un ponte per la medicina del futuro ed in particolare per la telemedicina. Tutto ciò si sta verificando per i pazienti cardiopatici dell’ospedale Mauriziano di Torino, che vengono seguiti da remoto con la telemedicina. Il rischio di infezione, oltre a ridurre l’afflusso di pazienti in Pronto soccorso, ha reso problematico anche l’accesso presso gli ambulatori per i controlli di routine. Tra i pazienti cardiopatici quelli portatori di pace-maker e defibrillatori costituiscono una categoria particolarmente vulnerabile per l’età media avanzata e per l’alto tasso di patologie croniche associate. Tuttavia il corretto funzionamento di questi dispositivi deve essere tassativamente controllato, così come lo stato di carica della loro batteria.

Da alcuni anni esiste la possibilità di effettuare questo tipo di monitorizzazione anche a distanza, mediante speciali dispositivi che trasmettono per via transtelefonica i parametri di carica e di funzionamento di pace-maker e defibrillatori. Oltre a ciò in molti casi possono essere visualizzati a distanza dal personale medico dell’elettrofisiologia anche disturbi del ritmo cardiaco ed in alcuni casi anche segni di iniziale scompenso cardiaco. Nel caso di ricezioni di parametri non buoni il paziente viene contattato e, a seconda della situazione, può essere convocato in ospedale per una visita, un ricovero oppure ci si può limitare ad una modifica a distanza della terapia.

Presso la cardiologia del Mauriziano (diretta dal dottor Giuseppe Musumeci) con la pandemia, visto il rischio infettivo aumentato per questi pazienti, circa 900 pazienti afferenti presso l’ambulatorio di aritmologia del Mauriziano (responsabile dottor Stefano Grossi) per controllo pace-maker e defibrillatore sono controllati da remoto con la telemedicina e si prevede che saliranno a circa mille entro la fine dell’anno con un incremento percentuale in questi ultimi mesi dell’80%. Questo consentirà di far viaggiare i dati clinici e lasciare a casa il più possibile i pazienti ed i loro familiari, riducendo il rischio di contagio al minimo, ma anche il disagio ed i costi sociali.

Il dottor Stefano Grossi

La medicina moderna si caratterizza per elevati standard di efficacia nella diagnosi e terapia di molteplici patologie. D’altro canto essa genera costi molto elevati che rischiano di rendere critica la sua sostenibilità economica. Si prevede che nel 2050 in Italia gli anziani costituiranno il 34% del totale (18 milioni di persone) con una spesa correlata che assorbirà il 30% delle risorse del Servizio Sanitario Nazionale.

Occorre pertanto una revisione profonda dei modelli organizzativi che consenta la riduzione dei costi mantenendo il più possibile inalterate la qualità e la fruibilità dei servizi erogati. La Telemedicina, cioè l’applicazione di  tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni alla pratica clinica, può contribuire fortemente in tal senso, mediante la trasmissione a distanza di informazioni cliniche tra medico, paziente e le diverse figure professionali coinvolte nell’erogazione dei Servizi sanitari.

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