AMARCORD di Mino Rosso

ogni mattina era “pipillo” a darmi la sveglia per andare a scuola…

questa è la pubblicazione di una serie di racconti che rimandano al tempo passato. sono 12 +1. dodici come le ore (nell’ordine: la sveglia / l’uomo del plasmon / tra linee rette e curve / condor n. 5 / magellano / rai radiotelevisione italiana / bwv565 / italia ‘61/ 48714 / la 500 da corsa / la racchetta di rod laver / il giro di sol) più uno dedicato all’orologio del minareto della moschea di testour (tn) dove questa idea di ritornare indietro nel tempo è nata. in ogni racconto è riportata una pagina di immagini che rimandano al testo e quella dell’oggetto/scultura con l’inserimento di un orologio dal movimento antiorario. 

la sveglia

beh, a gassino1 a svegliarmi per andare a scuola (1a elementare) era pipillo2. un galletto americano arrivato da non si sa dove. assomigliava un po’ a quello delle banderuole3 che ritagliavo, con il traforo, per il signor virgilio. un vicino di casa in piazza chiesa. lui lavorava il legno. faceva dei piccoli oggetti. come proprio la banderuola. in compensato. il mio non era un lavoro vero e proprio. ma ero già abbastanza bravino per fare piccole cose. poi si sa: è più facile imparare quando non si ha niente. pipillo era addomesticato.  io giocavo con lui. e lui giocava con me. per davvero. però un giorno se n’è partito per non si sa dove. vabbè. ho incominciato a capire che il mondo è questo. gesù. fatto di arrivi e partenze impreviste.

così poi è arrivata lei: la sveglia. mi ricordo ancora della sua voce antipatica e stridula. sto parlando di una sveglia. quella che aveva il compito di buttarmi giù dal letto. mamma, povera donna, penò sempre non poco per farmi alzare. boh. se fossi nato in questo millennio sarei di sicuro finito sul divano di qualche psicoanalista. ho sempre scambiato il giorno con la notte. e non perché io sia un semplice bastian contrario4. ma allora non si usava ricorrere al dottore per ogni malanno. figurarsi per uno considerato immaginario. la cura era la tazza di camomilla. con poco zucchero. perché era caro. mah. tutto sommato era meglio andare a letto e far finta di dormire.

la sveglia si trovava sempre sul piano della credenza in cucina. almeno a casa mia. fuori portata di mano anche a braccio allungato. col passare degli anni della vecchia sveglia me ne sono dimenticato. vabbè. la cosa sarebbe finita lì (come tante altre) se non fossi venuto ad abitare in questo sottotetto alla crocetta5 proprio davanti all’orologiaio. giuliano.

riparare orologi meccanici è una di quelle attività che si tramandavano di padre in figlio.  anche per la famiglia maggiora. questa storia centra poco. ma mi va di raccontarla. il nonno di giuliano, l’orologiaio, era pasticcere in refrancore, famoso per i tradizionali finocchini, quando, negli anni ’20, si trasferì a parigi per imparare il nuovo mestiere. nel ’40 rientrò in italia. a torino. e solo nel ’70 si stabilì nell’attuale negozio alla crocetta. non ricordo il motivo che mi ha portato ad entrare (nel 2014) in questa piccola bottega. forse per la riparazione del mio omega. in acciaio. e ancora forse parlando del tempo a ritroso di testour6 giuliano si ricordò che suo padre aveva, in un qualche cassetto, un insolito orologio del genere.

lo trovò. e io lo comprai. il quadrante fu verniciato in un bianco esclusivo per cancellare i futuristici ghirigori del costruttore svizzero. ora lo porto al polso7. a lato di quello ordinario. adesso a chi mi chiede l’ora non so più cosa rispondere. i movimenti opposti portano le lancette ad angoli diversi su quadranti senza cifre. vivo così senza tempo. nessuno crede che la mia immortalità sia dovuta al fortuito incontro con l’orologiaio sottocasa.

per quanto mi riguarda a partire da quel giorno me infischio del tempo. di baudelaire8. del suo orologio la cui gola metallica mormora tremilaseicento volte l’ora: ricordati! remember! souviens-toi! esto memor! ora io da bellimbusto me ne vado in giro con due ostinati cinturini.

infischiandomene anche di evgenij evtušchenko9. e non so più che ora sia. mah, poi non porto più al polso nemmeno le ore a ritroso. porto il solo scorrere del tempo nella piccola clessidra10. vabbè. e proprio da giuliano che ho ritrovato la mia vecchia sveglia. non proprio quella. di sicuro una sua sorella. la cosa non mi ha reso né triste né allegro. è solo accaduta. gesù. ora anche lei gira al contrario.

mino rosso

1 Gassino – (Torinese – Gasso [gasu] in piemontese) è un comune della città metropolitana di Torino. 
2 Pipillo- gallo presumibilmente di razza nostrana definito americano per via della piccola taglia.
3 banderuola – simbolo per la cristianità che paragona la figura di Cristo, portatore di una “nuova alba di fede” nel mondo, a quella del gallo e che per questo la Chiesa fece posizionare su chiese e campanili.
4 Bastian contrario – espressione idiomatica della lingua italiana che indica colui che assume per partito preso le opinioni e gli atteggiamenti contrari a quelli della maggioranza. [fonte – Wikipedia]
Crocetta – quartiere in Torino centro.
6 Testour – cfr. il tempo a ritroso 0
7 Nell’immagine i due orologi che indicano 10 minuti (circa) a mezzogiorno. sul quadrante bianco l’ora di Testour.
8-9 Cfr. note 2 e 3 in prefazione
10 il tempo al polso [clessidra 2015]

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