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25 aprile 1911: muore a Torino Emilio Salgari, il “padre” di Sandokan

TORINO. E’ la mattina di martedì 25 aprile del 1911, quando Emilio Salgari, uno degli scrittori più tradotti al mondo nel corso del XX secolo, lascia del suo modesto appartamento di corso Casale a Torino tre lettere ed esce da casa prendendo il suo solito tram, con in tasca un rasoio. Le lettere sono indirizzate ai figli, ai direttori di giornali, ai suoi editori. Ai figli Omar, Nadir, Romero e Fatima scrive: ” Sono un vinto: non vi lascio che 150 lire, più un credito di altre 600 che incasserete dalla signora…”

Li informa poi su dove avrebbero potuto trovare il suo cadavere, ovvero in uno dei “burroncelli” del bosco di Val San Martino, sopra la chiesetta della Madonna del Pilone, la zona collinare dove con la famiglia andava solitamente a fare i pic-nic; la zona esatta è quella del parco di Villa Rey, nei pressi dell’omonimo ex campeggio cittadino. Ma a trovarlo morto non saranno i figli, bensì Luigia Quirico, una lavandaia ventiseienne andata nel bosco per fare legna. Il corpo di Salgari presenta la gola e il ventre squarciati in modo atroce. In mano stringe ancora il rasoio. Si uccide come avrebbe potuto uccidersi uno dei suoi personaggi, in una sorta di seppuku, con gli occhi rivolti al sole che si leva.

I suoi funerali avvengono al Parco del Valentino, ma passano inosservati perché in quei giorni Torino è impegnata a inaugurare l’imminente festa del 50º Anniversario dell’Unità d’Italia e dell’Esposizione internazionale.

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