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Un gioiello dell’architettura religiosa: il Santuario della Madonna di Miralta di Moncrivello

Alla scoperta della costruzione risalente al X secolo, baluardo dell’Anfiteatro morenico eporediese

Moncrivello è un ridente borgo a poco più di quaranta chilometri in linea d’aria da Torino: è adagiato a cavallo dei due versanti di una collina morenica che può essere considerata il primo e più decentrato baluardo della Serra d’Ivrea. Il territorio comunale è una sorta di enclave della provincia di Vercelli che si insinua in quella di Torino. Il borgo vanta una storia più che millenaria, con un castello medievale in cui risiedette Jolanda di Savoia o Jolanda di Valois (1436 – 1478), figlia di Carlo VII di Francia e moglie di Amedeo IX di Savoia, detto il Beato. Rimasta vedova, Jolanda divenne dopo lunghe traversie reggente del Ducato: fu lei a trasformare la preesistente roccaforte in una vera e propria residenza ducale. Il Castello di Moncrivello (o di Montcaprel o Montcravel) divenne così il domicilio prediletto di Jolanda, dove si spense nel 1478. Alla duchessa Jolanda (che fu sepolta a Vercelli, in Duomo, accanto al marito), la Città di Torino ha titolato una vivace contrada del quartiere Cit Turin.

Ma in questo articolo vorrei parlare di un altro gioiello conservato in questo borgo, il Santuario di Miralta. Un po’ decentrato rispetto al centro abitato, l’antico edificio di culto è posizionato sul crinale della collina: un baluardo pittoresco, da cui si gode una vista spettacolare (proprio come il toponimo suggerisce). Da un lato, si apre sulla Pianura Padana e sulle colline del Monferrato e, dal versante opposto, si spalanca sulla Valle della Dora Baltea, e sull’anfiteatro morenico eporediese.

Si tratta di una chiesa piccola e raccolta, dedicata all’Assunta. Il Borgo di Miralta (o Miralda) è stato il primordiale nucleo abitato di Moncrivello, di cui risultano tracce storiche risalenti al X secolo, come attesta un antico documento di Ottone III. Nel XIII secolo, il borgo e la sua Chiesa divennero un feudo dei Signori De Bondoni. Già a partire dal XIV secolo, però, quel minuscolo insediamento di case inizia un costante declino, e i suoi abitanti finirono per abbandonarlo, per trasferirsi nel vicino borgo di Villareggia. Il Santuario costituiva l’edificio di culto dei residenti in questo piccolo nucleo medievale, di cui oggi la rappresenta l’unica vestigia rimasta. Sottoposta a notevoli interventi di restauro, la Chiesa di Miralta ha nel corso del tempo cambiato di molto il suo aspetto.  Importanti restauri vennero condotti nel 1913, mentre il pronao a quattro colonne è stato aggiunto nel 1925: nel timpano è stata murata una terracotta raffigurante la Vergine.

La lapide sulla facciata orientale del Santuario che commemora gli interventi di restauro del 1904 e del 1913

Il vetusto campanile resta l’elemento che più di ogni altro ha mantenuto alcune delle caratteristiche architettoniche romaniche originarie, come le aperture a feritoia composte da bifore e trifore, coronate dalla decorazione ad archetti pensili. La cella campanaria è rimarcata da una fascia marcapiano che la separa dal livello inferiore. All’interno della raccolta chiesetta – a navata unica ‒ spicca il presbiterio, delimitato da tre piccole arcate, con decorazioni di gusto neoclassico.

Le 14 cappelle della Via Crucis posizionate nello spazio alberato rettangolare che fronteggia il Santuario risalgono agli Anni Trenta del Novecento, così come i piloni dedicati ai Misteri del Santo Rosario che si sgranano lungo la tortuosa stradina, in parte acciottolata, che dal quartiere Mondonio conduce a Miralta, attraversando i pendii della collina e penetrando nei folti boschi di castagni selvatici che la separano dal centro abitato di Moncrivello.

Moncrivello: il suo Castello, il suo Santuario, i suoi vigneti, la sua collina, il suo laghetto ameno: un gioiello ricco di fascino e di storia che davvero vale la pena di visitare.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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