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Il castello di Cartignano, “inespugnabile nido d’aquila” della valle Maira

di Paolo Barosso

L’imponente castello di Cartignano, definito “vedetta sicura” e “inespugnabile nido d’aquila” (Michele Olivero, 1928), sorge in bassa valle Maira, in posizione dominante sulla destra orografica del torrente. Edificato a partire dal 1440/1441 (come riportava un’incisione sul portale) per volere dei Berardi di San Damiano, signori del luogo, venne coinvolto nella seconda metà del Cinquecento nelle aspre lotte tra cattolici e ugonotti durante l’occupazione francese del marchesato di Saluzzo.

A seguito del trattato di Lione del 1601, che sancì l’incorporazione del marchesato di Saluzzo nei territori sabaudi, il duca Carlo Emanuele I di Savoia formalizzò l’investitura del feudo in capo alla famiglia Berardi che, negli anni dell’invasione francese, era stata sospettata di appoggiare i movimenti ereticali diffusi nella valle. Di lì a pochi anni, però, i Berardi cedettere feudo e castello ai Cambiano di Ruffia, che provvidero al restauro dell’edificio.

Al principio del Novecento i proprietari di allora, i Farina, decisero di aggiungere alla costruzione una torre merlata, ma già in precedenza, durante il periodo barocco, erano state apportate modifiche alla struttura e agli interni, per adeguarli al nuovo gusto e alle mutate esigenze.

Veduta del ponte e del castello – ph Roberto Beltramo.

L’involucro esterno del castello, che è la parte meglio conservata, mentiene ancora oggi i tratti caratteristici della severa fortezza d’aspetto tardo-medievale, con funzioni prevalentemente difensive, provvista di torre circolare e torre quadrata, mentre gli ambienti interni, salvo gli ampi sotterranei con alcuni locali adibiti nel passato a prigione, sono stati gravemente danneggiati nel corso del Novecento.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, un vasto incendio devastò gli interni, lasciando sopravvivere soltanto parte degli affreschi ottocenteschi che ornano la cappella gentilizia (Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, Natività di Cristo, Nozze di Cana) e gli scaloni di collegamento ai piani superiori, sostenuti da pilastri in marmo con capitelli recanti gli stemmi di antiche casate nobiliari piemontesi.

Il ponte in pietra di Cartignano con l’edicola votiva in mezzo.

Nel comune di Cartignano, in cima a un’altura sulla sponda sinistra del torrente Maira, sorgeva fin dal XII secolo un’altra fortezza, chiamata “castello Zoardo“, che, stando alla testimonianza dell’abate Casalis (1836), “dominava l’entrata del ponte e l’opposta riva del fiume, ove giace l’altra metà del villaggio e signoreggiava oziando la strada che guida lungo la valle di Macra“.

L’antica fortificazione, eretta anch’essa dai Berardi con il permesso dei marchesi di Saluzzo, venne però abbandonata già nel corso del XV secolo quando si optò per la costruzione del nuovo castello di Cartignano sul lato opposto del torrente, lasciando come testimonianza di sé soltanto il toponimo di borgata Zoardo e alcune, frammentarie, vestigia.

Dettaglio degli affreschi dell’edicola votiva.

Segnaliamo, infine, come monumento significativo di edilizia pubblica il ponte in pietra di Cartignano, eretto sul torrente Maira nel periodo napoleonico per collegare il borgo di Cartignano con la frazione Paschero, dove ha sede il municipio.

Sul ponte sorge anche una cappella votiva recante gli affreschi della Pietà e della Deposizione, oltre alla riproduzione pittorica dell’episodio biblico dell’Arca di Noè che si collega, probabilmente, a uno dei due eventi miracolosi ai quali, secondo la tradizione, fece seguito la costruzione del piccolo edificio di culto intorno al 1835.

Il primo fatto riguarda la protezione del paese di Cartignano dall’epidemia di colera che, in quell’anno, aveva colpito altri centri della valle, ma non la popolazione del luogo, e il secondo si connette invece a una piena alluvionale che, trascinando a valle possenti tronchi d’albero, aveva minacciato di travolgere il ponte, rimasto però prodigiosamente illeso in esaudimento delle preghiere degli abitanti.

Paolo Barosso

Giornalista pubblicista, laureato in giurisprudenza, si occupa da anni di uffici stampa legati al settore culturale e all’ambito dell’enogastronomia. Collabora e ha collaborato, scrivendo di curiosità storiche e culturali legate al Piemonte, con testate e siti internet tra cui piemontenews.it, torinocuriosa.it e Il Torinese, oltre che con il mensile cartaceo “Panorami”. Sul blog kiteinnepal cura una rubrica dedicata al Piemonte che viene tradotta in lingua piemontese ed è tra i promotori del progetto piemonteis.org.

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