Lingua & tradizioni piemontesi

L’ ‘Eva d’odor’, ovvero l’Acqua di Colonia: un profumo di fama internazionale

Non tutti sanno che è stato inventato da un maestro profumiere piemontese della Val Vigezzo nel lontano Seicento

Esistono decine di varianti di Acqua di Colonia, ma forse il marchio più noto tra i produttori di questa essenza è il “4711”. A differenza di quanto si possa pensare, questo numero non è affatto quello con cui è stato brevettato uno dei profumi di maggior fama internazionale, ma è il numero civico del palazzo in cui, a Colonia, sulla Glockengasse, all’angolo con la Schwertnergasse, era ubicata la storica sede della principale fabbrica di questo prodotto.

Anche se gli ingredienti dell’Acqua di Colonia costituiscono un segreto impenetrabile da parte dei vari maestri profumieri, possiamo affermare che per ottenere questo profumo siano necessarie una trentina di essenze diverse, sia pur con varianti e proporzioni differenti a seconda dei produttori. La base essenziale resta però il bergamotto, con l’aggiunta di oli essenziali di limone, arancia, mandarino, limetta, cedro e pompelmo. Altri componenti possono essere l’olio essenziale di lavanda, di neroli (ottenuto per distillazione di fiori di arancio amaro), rosmarino, timo, petitgrain, gelsomino ed issopo.

Un antico atelier di profumeria

Il segreto del suo successo mondiale sta nell’impiego (rispetto all’eau de parfum) di una percentuale minore di essenze (generalmente tra il 3 e il 5%, ma con punte che possono eccezionalmente sfiorare il 15%), rendendone il profumo più delicato, meno pregnante, ma comunque persistente, e con un prezzo tutto sommato più abbordabile per il consumatore finale rispetto a certi profumi ad alta concentrazione.

Ciò che forse non tutti sanno è che questo profumo è stato inventato da un profumiere piemontese, originario della pittoresca Val Vigezzo, i cui declivi si propagano fin sulla sponda sinistra del Lago Maggiore.

Ma se le origini piemontesi di questa fragranza dalla notorietà internazionale sono ormai considerate indiscusse, per la verità sono stati molti i sedicenti profumieri di origine piemontese che ne hanno rivendicato l’invenzione.

L’Acqua di Colonia, o se volete l’Eau de Cologne, non sarebbe che il nuovo nome assunto dall’Aqua mirabilis, profumo creato sul finire del Seicento da un tal Giovanni Paolo Feminis (circa 1660-1736), originario di Crana, piccola borgata che oggi fa parte del comune di Santa Maria Maggiore, in Val Vigezzo, in Piemonte, emigrato in giovanissima età in Germania e stabilitosi a Colonia nel 1693, passando per Magonza.

La formula dell’Acqua mirabilis, alla morte del Feminis, venne ereditata dal suo aiutante, tal Giovanni Antonio Farina (1685-1766), anch’egli di Vigezzo ed emigrato a Colonia insieme a due suoi fratelli, che iniziò a commercializzare i flaconi di quel profumo con un’etichetta su cui era stampato il proprio cognome. E fin qui non ci piove.

Grazie a quei maestri profumieri dell’Alto Piemonte, Colonia divenne la città del profumo, e come tale consolidò la sua fama in tutto il mondo. I problemi sorsero quando altri “Farina”, profumieri in Colonia, si accollarono il diritto di firmare con questo cognome i loro prodotti, dichiarandosi eredi del primordiale Farina. Iniziò così la proliferazione dei profumieri con questo cognome, con grande confusione per i consumatori finali. Di quale profumiere era, a questo punto, l’Aqua mirabilis, o meglio, l’Acqua di Colonia originale?

La produzione di Eau de Cologne si diffuse anche in Francia, altra patria internazionale dei profumi, dove un altro Farina, tal Jean-Marie Farina, quasi omonimo del Farina che ereditò da Feminis la ricetta dell’Acqua di Colonia, nel 1806 fondò a Parigi la Maison Jean Marie Farina, con sede in Rue St. Honoré nº 333, profumeria che nel 1840  venne ceduta a Jacques Collas e nel 1862 ad Armand Roger et Charles Gallet. La Roger & Gallet il 17 maggio 1907 registrò in Francia, con il numero 6108, il marchio Eau de Cologne Jean-Marie Farina Extra Vieille.

I produttori legittimi, eredi o parenti del Farina originale, dovettero correre ai ripari. Crebbero i processi a difesa del marchio: nel 1865 se ne tennero ben trentanove nel Tribunale di Colonia.

Era una guerra commerciale senza esclusione di colpi, e intanto l’Acqua di Colonia cresceva di notorietà e veniva esportata in tutto il mondo: era diventato il profumo preferito di personaggi come Goethe, Napoleone, Voltaire o la regina Vittoria: oggi li chiameremmo “testimonial” di lusso di un prodotto di successo.

Fu solo nel  1907 che la Suprema Corte dell’Impero tedesco, a Colonia, mise ordine alla confusione che si era diffusa sul mercato, attribuendo a Giovanni Paolo Feminis la paternità esclusiva dell’invenzione dell’ Acqua di Colonia. Venne poi sentenziato che l’autentica Acqua di Colonia fosse quella prodotta e distribuita da Johann Maria Farina (1685-1766) e dai suoi discendenti.  

Una confezione di Acqua di Colonia 4711

Attualmente il nome Acqua di Colonia ‘originale’ (Echt Kölnisch Wasser oppure Original Eau de Cologne) identifica un prodotto tipico di profumeria dell’area di Colonia che è commercializzato con diversi loghi.

È davvero motivo d’orgoglio sapere che il successo di questo profumo è frutto della creatività di un profumiere piemontese emigrato a Colonia nel XVII secolo. In piemontese l’Acqua di Colonia (come tutti i profumi in genere) si chiama “Eva d’odor”, nel senso di “Eva dël bon odor” (ovvero di ‘Acqua dal buon profumo’). Ci piace pensare che i vari Farina produttori, almeno tra di loro, amassero chiamarla familiarmente così.

Sergio Donna | 12 Settembre 2022

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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