PersonaggiΩ Primo Piano

Torino, il Circolo dei Lettori festeggia Antonello Venditti

Nel suo settantesimo compleanno e per i 40 anni dell’album “Sotto il segno dei Pesci”, il cantautore romano si è raccontato al pubblico torinese

TORINO. Si sa, “le cose della vita fanno piangere i poeti: se non le fermi subito, diventano segreti”. E nessun cantautore, più di Antonello Venditti, artista di grande personalità, ma anche di grande sensibilità d’animo, avrebbe potuto meglio scrivere e musicare questo adagio, perché si sa: non c’è cantautore che non sia anche  poeta, e non si può essere poeti senza saper cogliere gli intimi attimi che regalano emozioni, e che talora possono far piangere il cuore e l’anima.

Venditti, in questo mese di marzo illuminato dalla Costellazione dei Pesci, ha voluto festeggiare una doppia straordinaria ricorrenza: innanzi tutto (chi l’avrebbe mai detto!), il suo settantesimo compleanno, e poi i 40 anni dall’uscita dell’album che per questo artista ha rappresentato una pietra miliare della sua pluridecennale carriera: Sotto il Segno dei Pesci, disco che – proprio in questi giorni – è stato rimixato e riproposto al pubblico in un cofanetto che contiene un doppio CD (ma è disponibile anche nella versione vinilica), con i mitici brani usciti nel 1978, di cui alcuni anche in rare e suggestive versioni in lingua francese, e con un inedito dell’epoca.

Nell’aulico contesto della Sala d’Onore del Circolo dei Lettori di Palazzo Graneri della Roccia, Venditti si è presentato in giacca e jeans, e con gli immancabili Ray-Ban d’ordinanza, con la garbata disinvoltura dell’uomo di spettacolo, per raccontare al folto pubblico convenuto a festeggiarlo, le sue “cose della vita”, e lo ha fatto a carte assolutamente scoperte.

Venditti si è definito un cantautore degli Anni Settanta, sì, ma sempre modernissimo, con un pubblico che si rinnova di generazione in generazione, e con un target giovane, talora molto giovane. Ma Antonello si compiace anche di ritrovare quella parte di fans composta da chi – come lui – ha vissuto intensamente gli Anni Settanta e Ottanta del Novecento, e ha condiviso le stesse esperienze comuni.

Dialogando col pubblico, non poteva mancare un riferimento al suo impegno politico: pur non rinnegando le sue simpatie giovanili per il Pci, Venditti ha affermato di non essersi mai sentito “inquadrato” in nessuno partito. Né tanto meno – ha ribadito – oggi potrebbe essere definito, come qualcuno ha insinuato, filo-salviniano: anzi da questa accusa, ha preso chiaramente le distanze, affermando piuttosto di aver sempre portato (e di continuare a portare) avanti i suoi ideali politici in modo “poetico”, da spirito libero, e in difesa della democrazia.

In merito alla sua sorprendente forma fisica, qualcuno gli ha domandato quale fosse il segreto della sua inesauribile energia, del suo aspetto aitante, e della sua eterna giovinezza. “Semplice, – ha risposto il cantautore – mi tingo i capelli del 1986; continuo a portare la stessa montatura di occhiali, ed evito di farmi crescere la barba (come faceva all’inizio della carriera, ndr), perché i peli andrebbero un po’ da una parte e un po’ dall’altra, e poi la mia barba sarebbe troppo grigia e svelerebbe la mia vera età”.

Continuando il suo dialogo con il pubblico e proseguendo il racconto delle proprie “cose della vita”, l’Antonello nazionale ha aggiunto che all’età del liceo avrebbe pensato di diventare un giorno un magistrato o un filosofo del diritto, anche perché all’epoca era più esperto di calcio che di musica, ma poi le “cose della vita”, appunto, l’hanno indotto a intraprendere il mestiere del cantautore, mestiere di cui si è dichiarato pienamente soddisfatto: “Sono soddisfatto della mia vita delle mie scelte e della mia carriera, ma continuerò sempre a guardare al futuro”.

 “Noi siamo indietro nella nostra storia di cinquant’anni – aggiunge poi provocatoriamente Antonello -.. Le mie canzoni contengono spesso un messaggio profetico, che anticipa i pensieri e li proietta nel futuro: forse è per questo che certi miei brani corrono più in fretta della nostra storia sociale e politica. Questo è il motivo per cui le mie canzoni non perdono di freschezza e continuano a conquistare le nuove generazioni”.

Poi Venditti si è seduto al pianoforte, ed ha proposto agli intervenuti uno storico brano composto nel 1973, “Le cose della vita”.

Il pomeriggio si è concluso con il taglio di una torta farcita, che Antonello Venditti ha condiviso con coloro che sono intervenuti a festeggiare i suoi 70 Anni e la 40th Anniversary Edition dell’album “Sotto il segno dei Pesci”.

Davvero un grande cantautore, di grande personalità e umanità, e d’innegabile carisma: sarebbe un omaggio graditissimo per tutti i torinesi, se al suo prossimo concerto al Pala Alpitour (venerdì 22 marzo 2019), Venditti ci facesse riascoltare quel meraviglioso brano intitolato “Torino”. Ci contiamo, Antonello!

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio