Motori

Il Mauto celebra i cento anni della Lancia Lamba, capolavoro di meccanica e di stile

Dieci esemplari del mitico modello, tra cui quello personale di Vincenzo Lancia, sono esposti al Museo dell’Automobile a partire dal 4 settembre

Agli albori degli anni Venti, la Lancia era già un marchio che mieteva consolidati e vasti consensi internazionali. A rafforzare ulteriormente il successo della Casa di Borgo San Paolo, contribuì sicuramente il lancio della Lambda. Il prototipo venne realizzato il 1° settembre del 1921 e il modello venne poi esposto per la prima volta nel 1922 ai Saloni di Parigi e di Londra: si trattava di una vettura avveniristica, che in luogo del telaio convenzionale a longheroni, utilizzava una scocca portante. Fu progettata dagli ingegneri Rocco e Cantarini, sotto l’occhio vigile di monsù Vincenzo Lancia: grazie alla sospensione a ruote indipendenti e alla rigidità della scocca, la tenuta di strada della Lambda risulterà di gran lunga superiore a quella di altre vetture prodotte da altre Case automobilistiche, in particolare sui fondi sconnessi (ovvero nella stragrande maggioranza delle strade dell’epoca). La vettura conseguì eccellenti performances in diverse edizioni della Mille Miglia. La produzione cessò nel 1931, a dieci anni dal suo esordio. Dallo stabilimento di Via Monginevro, ne uscirono 12.999 esemplari. Prezzo base della prima serie: 43.000 Lire di allora.

Una réclame illustrativa delle Lambda Torpedo e Berlina, VIII Serie

La Lambda è giustamente considerata uno dei più straordinari modelli mai usciti dagli stabilimenti Lancia. Frutto della genialità di Vincenzo Lancia, questa vettura consentì alla fabbrica di Borgo San Paolo di aumentare costantemente il proprio fatturato per tutti gli anni Venti.

Via Monginevro, angolo Via Caraglio. Interno Stabilimenti Lancia,
Borgo San Paolo, Torino.
Vetture Lancia Lambda fresche di fabbrica. Anni Venti del Novecento. Fonte: Le Antiche Fabbriche di Borgo San Paolo, Ël Toret-Monginevro Cultura, Torino 2011

Alcuni anni orsono ho avuto l’opportunità di intervistare il dr. Enrico Masala, direttore del Museo Lancia (ora dismesso e in attesa di essere ricomposto), già responsabile delle Politiche e delle Strategie del marchio Lancia dal 1994 al 2000, supervisore dell’Archivio Storico, nonché appassionato conoscitore della storia dell’azienda, che così raccontava: «Gli anni Venti furono anni molto difficili per l’economia in generale, e in particolare per il mercato dell’auto, a causa della grave crisi bancaria italiana esplosa nel 1921 con il fallimento della Banca Italiana di Sconto; le difficoltà si sarebbero ulteriormente acuite a fine decennio, in seguito alla grande depressione internazionale ingenerata dalla crisi americana del 1929; eppure, gli anni Venti coincisero per la Casa di Borgo San Paolo con un periodo di florida crescita. Il capitale sociale, interamente versato, che nel 1922 si assestava sui 4,238 milioni di lire, a fine 1930 era salito a 50 milioni, in assoluta controtendenza con tutte le altre aziende del settore. Fu proprio il successo strepitoso della Lambda a garantire alla Lancia la crescita costante del fatturato ed il rafforzamento della sua solidità finanziaria, nonostante le condizioni di mercato assolutamente difficili. Si trattava di una vettura innovativa e rivoluzionaria, di dimensioni tutto sommato contenute, oggi diremmo di “categoria media”, ma affidabile e confortevole, e rifinita in modo molto accurato: il prezzo di listino era superiore a quello delle vetture appartenenti allo stesso segmento prodotte dalle case concorrenti, ma il gap era più che giustificato, sia per il confort degli allestimenti, che per le incomparabili caratteristiche tecniche della meccanica. Possiamo davvero affermare che Vincenzo Lancia ha insegnato al mondo intero una nuova metodologia e suggerito nuovi contenuti per costruire una vettura. Nel concepire le sue vetture, egli ha rigettato il fordismo, che era adatto ai grandi numeri produttivi, per dedicarsi a una produzione che premiasse più la qualità che la quantità, con continue innovazioni tecnologiche e soluzioni che garantissero la durata e la sicurezza dei modelli».

Una Lancia Lambda, Archivio Storico Lancia

Ma Vincenzo Lancia era attento anche a garantire ai suoi dipendenti, dai quali pretendeva il massimo impegno professionale, ma con cui sapeva intrattenere un rapporto familiare e paterno, uno stile di vita che consentisse loro anche i giusti spazi per gli svaghi ed il tempo libero. Fu lui a volere fortemente, fin dai primi anni Venti, un arioso Circolo Sportivo per i suoi operai ed i suoi impiegati. Il Campo Sportivo Lancia fu posizionato in Via Caraglio, tra la Via Montenegro (ora Via Vincenzo Lancia) ed un tratto di Via Pollenzo successivamente inglobato negli stabilimenti. Il Circolo Sportivo Lancia era dotato di un campo da football, di un velodromo in terra battuta per le corse ciclistiche ed un apposito campo per il gioco del tamburello. Al margine di quest’area, negli anni Cinquanta, si sarebbe poi costruito il “Grattacielo Lancia”, simbolo dell’azienda e del quartiere San Paolo.

Circolo Sportivo Lancia. Via Caraglio angolo Via Montenegro (ora Via Vincenzo Lancia), Borgo San Paolo, Torino. Campo Sportivo Lancia. Anni Venti del Novecento.
Archivio Famiglia Lancia (per gentile concessione dell’ing. Enrico Masala
a Monginevro Cultura)

La storia della Lancia è lunga, avvincente, gloriosa e costellata di straordinarie avventure: richiederebbe troppe pagine per essere ricordata in questo articolo. Per ora, per evidenti motivi di spazio, fermiamoci qui, a contemplare ammirati e rapiti, quei ruggenti anni Venti del Novecento che consolidarono la notorietà del marchio Lancia in tutto il mondo, incantato dai suoi modelli e in particolare dalla tecnica rivoluzionaria e dal fascino della Lambda.

Foto del titolo: I piloti Pugno e Bergia a bordo di una Lancia Lambda. Foto scattata alla Mille Miglia il 27 Marzo 1927. Fonte: Wikipedia.

Bibliografia: Le Antiche Fabbriche di Borgo San Paolo | Ël Torèt-Monginevro Cultura, Torino 2011

Una fiammante ed elegantissima Lancia Lambda berlina, capolavoro di tecnica e linea degli anni Venti

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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