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Parole piemontesi: i cìcles, questi sconosciuti fuori regione

Vuoi un cìcles? Questa domanda, se è rivolta a chi non è piemontese, e non sa che gli stiamo offrendo una gomma da masticare, potrebbe apparire misteriosa. Eppure, l’etimologia del termine è inequivocabile: deriva dalla Manilkara chicle, una pianta originale dall’America Latina, da cui si ricava la gomma naturale per fabbricare i chewing gum

Ci sono parole e locuzioni verbali straniere che entrano nel linguaggio popolare con una facilità sorprendente. Ogni giorno, la lingua italiana si contamina di espressioni anglosassoni, americane, francesi, spagnole, con ritmi via via crescenti. Dall’ormai storica privacy, al consolidato welfare (termine entrato persino nel rigido e conservatore linguaggio burocratico ministeriale), al più recente flash mob, o al recentissimo navigator (così si chiameranno i diecimila addetti ai Centri per l’impiego, con l’incarico di indirizzare a congrue attività professionali i percettori del reddito di cittadinanza): questi non sono che alcuni esempi presi a caso, tanto per rendere l’idea. Con i dialetti e le lingue regionali, forse nella consapevolezza di chi ancora li usa che sono ormai a rischio di estinzione, le cose vanno in modo diverso: le parlate locali sono più impenetrabili, e restano, come dire, sulla difensiva. Alcune parole straniere filtrano comunque tra le maglie della rete delle parlate locali, ma subiscono adattamenti e storpiature, per renderle più armoniche e consone alla lingua regionale.

In Piemonte, ad esempio, esistono ancora gli “stick” (per indicare i ghiaccioli): una curiosa sineddoche, con cui ci si riferisce al bastoncino che sostiene il pezzo di ghiaccio sciroppato che li avvolge, per indicare il tutto. O ancora, i “sànguiss”, (per indicare i panini). E poi, esistono i “cìcles”. Già i cìcles, per indicare le gomme da masticare. Il termine (che in verità è usato anche in talune zone dell’Emilia), pur restando tipicamente piemontese, da quando la scrittrice torinese Margherita Oggero l’ha assunto a pieno titolo nel… titolo del suo ultimo successo letterario (La vita è un cìcles, Mondadori Editore) sta cominciando a far breccia su tutto il territorio nazionale.

In realtà il termine piemontese cìcles, rispetto a tutti i sinonimi usati per indicare la gomma da masticare (cingomma in Toscana, ciungai a Genova, gomma o cicca altrove, ecc.) in confetti, palline, o strisce che sia, è quello che resta più prossimo al nome originale della gomma estratta dall’albero della sapodilla, appunto la Manilkara chicle. L’abitudine di masticare il chicle, per il piacevole gusto delle sostanze gommose e delle resine naturali in esso contenute, pare risalga agli antichi Maya.

In epoca più moderna, tra gli abitanti dell’America Latina, in alternativa alla pratica di masticare resine gommose, si diffuse quella di masticare foglie di tabacco: questa seconda pratica comportava però conseguenze igienico sanitarie negative nel cavo orale, e poteva condurre alla dipendenza al consumo abituale di tabacco, e a forme patologiche di tabagismo.

La Manilkara chicle, pianta della famiglia delle Sapotacee

Nella seconda metà dell’Ottocento, l’industriale statunitense Thomas Adams, ebbe l’intuizione di lanciare sul mercato i suoi Chiclets nel 1871, confetti di gomma da masticare. L’operazione venne sostenuta dai Governi americani anche per frenare la crescente pratica della masticazione del tabacco. Questi confetti, inizialmente insapori, e che in fase sperimentale pare contenessero persino gesso e carbone, furono poi aromatizzati con menta, ed altre essenze piacevoli al palato: il loro nome era ispirato alla citata sostanza gommosa ed elastica estratta dal Manilkara chicle, vegetale della famiglia delle Sapotacee. Lo slogan di lancio del nuovo prodotto, “snapping and stretching” (mordi e tira) metteva in evidenza le naturali proprietà di “elasticità” del piccolo rivoluzionario confetto. Il successo dei Chiclets fu eclatante ed immediato, e costantemente crescente: la gomma da masticare si dimostrava rilassante, igienicamente utile per il cavo orale, toglieva il senso di appetito, e profumava l’alito, irrobustendo le dentature e le mascelle. Conquistarono presto un pubblico d’ogni età, e in particolare i bambini.

“La vita è un cicles” è un romanzo di Margherita Oggero

I Chiclets arrivarono in Italia solo al seguito degli Americani, nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale, e da allora non ci hanno più abbandonati. In realtà in molti cìcles moderni il vecchio chicle vegetaleè stato in tutto o in parte sostituito da gomme sintetiche, e l’elasticità e la viscosità naturale dell’impasto sono state ulteriormente esaltate con l’uso di addensanti.

Ma a noi piace pensare che i cìcles siano ancora quelli che masticavamo da ragazzi, e allungavamo tirandoli con due dita fino a cinquanta centimetri di estensione, per poi riaddentarli a poco a poco per una nuova e prolungata masticazione; o che facevamo gonfiare tra le labbra, facendone palloncini colorati, che poi facevamo scoppiare vicino all’orecchio di un vicino di banco, pur sapendo di rischiare una nota sul diario da parte dell’insegnante.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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