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Antonio Benedetto Carpano, il torinese d’adozione che inventò il vermuth

Biellese di nascita e torinese di adozione nel lontano 1786 inventò il tipico vino aromatizzato piemontese. Oggi il suo nome è tornato prepotentemente alla ribalta: l’Unione Europea ha infatti deciso di tutelare il territorio di produzione con un apposito disciplinare

“A.B. Carpano, nel 1786, in questa casa creò il suo vermuth, primo di una industria tipica e tradizionale che molto contribuì alla fama e al prestigio di Torino nel mondo”: così recita l’epigrafe sulla lapide in marmo bianco, dedicata ad Antonio Benedetto Carpano, nato Bioglio (Biella, Regno di Sardegna) nel 1764 e morto a Torino, nel 1815. È incisa su una lastra di marmo verde Alpi, a lato dell’arcata di Via Pietro Micca, ove all’epoca aveva sede la piccola liquoreria del suo inventore, quasi all’angolo con piazza Castello. Personaggio sicuramente da rispolverare di questi tempi, dal momento che l’Unione Europea ha finalmente approvato il disciplinare che – dopo vent’anni di tentativi e di istanze – tutela l’autentico vermuth di Torino. Il vermuth è un vino aromatizzato, o se si vuole, un vino “fortificato”, ideale come aperitivo, la cui formula fu inventata nel 1786 proprio da Antonio Benedetto Carpano, nel suo raccolto ma accogliente locale di Torino.

Il vermuth (o vermouth, o vermut: sono ammesse tutte e tre le grafie), in origine, era una specialità esclusiva somministrata solo da Carpano, ed ebbe un successo strepitoso: esso fu subito apprezzato dai torinesi (anche dalle donne) e a corte. Carpano, esperto distillatore e conoscitore di erbe aromatiche, seppe trovare il giusto equilibrio di sapori mettendo a punto il dosaggio perfetto tra vino bianco, spirito (alcool etilico), ed una infusione segreta composta da più di trenta varietà di erbe e di spezie.

Carpano era un uomo di cultura, con una particolare passione per la letteratura tedesca e le composizioni poetiche giovanili di Goethe (1749- 1832): nella scelta del nome per il suo nuovo vino liquoroso, aveva pensato alla parola tedesca wermut, che significa assenzio (evidentemente una delle trenta erbe aromatiche contenute nella ricetta, tenuta rigorosamente segreta fin dal 1786). Per il suo sapore dolce, A.B. Carpano – che come si è detto, allora gestiva un locale pubblico nel centro di Torino – pensava di creare una bevanda alcoolica dal sapore gentile, che potesse essere apprezzata soprattutto dai palati femminili. E in effetti l’inusuale bevanda alcoolica piacque molto, ma non solo alle donne: il vermuth divenne subito così popolare che tutti i torinesi si accalcavano nella sua liquoreria, e Carpano dovette tenere aperto il locale ventiquattr’ore al giorno, con il consenso delle autorità municipali, anticipando di due secoli e mezzo le politiche di liberalizzazione degli orari dei locali commerciali, oggi tanto in voga (anche se dibattute). E la produzione, da artigianale e limitata, divenne giorno dopo giorno sempre più su vasta scala, per far fronte alle crescenti richieste di prodotto in bottiglia. La fama del vermuth si estese a tutto lo Stato Sardo, e pian piano valicò i confini del Piemonte.

Questa bevanda alcoolica, dal gusto unico e corroborante, venne così esportata non solo negli altri Stati italiani, ma anche in molti altri Paesi europei, e risultò l’aperitivo più à la page nei ricevimenti di molte corti reali straniere. Ingranditasi in modo marcato nell’Ottocento, nel Novecento la Carpano era ormai un’industria di grandi dimensioni con reti commerciali in tutti i Paesi del mondo. La produzione del vermuth si effettuava negli stabilimenti Carpano della Barriera di Nizza. Poi, nel 1982, il marchio venne ceduto alla Branca, con il conseguente spostamento delle linee produttive e d’imbottigliamento a Milano. Ora il marchio viene commercializzato dalla F.lli Branca, unitamente ai prodotti Cinzano, Martini & Rossi, Campari e Gancia. Il vermuth Carpano è oggi prodotto in due qualità distinte: il cosiddetto “Torino Vermuth Originale”, la cui tecnica produttiva è rimasta inalterata nel tempo, e i cui ingredienti sono sempre rigorosamente quelli della ricetta classica originale di Antonio Benedetto Carpano; e il Punt e Mes (locuzione piemontese che significa un punto e mezzo), più aromatico ed amarognolo, il cui sapore è caratterizzato da un punto d’erbe aromatiche e da un tocco (mezzo punto) d’amaro, ma che viene anch’esso realizzato secondo le tradizionali procedure d’antan di Casa Carpano.

Secondo le nuove normative, i produttori che rientrano nel disciplinare (purché rispettino i rigorosi parametri che regolano le dosi previste di erbe, spezie e vini utilizzabili) potranno marchiare le loro bottiglie come “Vermouth o Vermut di Torino”. E ciò rappresenterà non solo una tutela per il consumatore, ma un valore aggiunto per il territorio, legando ancora una volta il nome di Torino ad una specialità unica e apprezzata in tutto il mondo. Le liquorerie aderenti sono al momento una ventina: tra loro molti sono i produttori storici e tradizionali, come ad esempio Gancia, Giulio Cocchi, Sperone, Tosti, Cinzano, Carlo Alberto oltre – ovviamente – a Carpano, marchio che ricorda ed onora il produttore capostipite e inventore del vermuth.

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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