ENOGASTRONOMIA

La ricetta dei rubatà, i grissini amati da Vittorio Amedeo II

TORINO. Fragranti, sottili e particolarmente gustosi, i Grissini Rubatà entrano di diritto nella categoria dei prodotti Agroalimentari tradizionali piemontesi, ovvero tutti quei prodotti «le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultano consolidate nel tempo e sono praticate sul proprio territorio in maniera omogenea e secondo regole tradizionali per un periodo non inferiore ai venticinque anni»

Le origini di questo prodotto da forno tipicamente piemontese, il cui nome deriva senza apparente ragione dal piemontese “robat”, antico attrezzo agricolo utilizzato per il lavoro nei campi, sono incerte e si perdono nel miscuglio di leggende e storie che popolano la nostra affascinante terra. Come vuole la tradizione, il fornaio della corte dei Savoia li avrebbe inventati, sotto indicazione del medico Teobaldo Pecchio, per il Re Vittorio Amedeo II, che, data la saluta cagionevole, aveva alcune difficoltà a digerire la mollica di pane. Il panettiere modificò la ricetta della “ghersa”, come allora era chiamato il pane tradizionale, tirandola ed assottigliandola fino a ridurla alla forma di un semplice bastoncino con tanta crosta e poca mollica. Al di là di qualsiasi storia, quello che sicuramente possiamo confermare è l’estremo successo che riscosse il prodotto: addirittura, per dirne una, il re sabaudo Carlo Felice ne era talmente ghiotto da sgranocchiarli ovunque, persino tra le sedie del Teatro Regio, cosa che riscosse più di qualche lamentela da parte delle persone sedute di fianco al nobile.

Ingredienti

  • 500 gr di farina 00
  • 250 gr di acqua
  • mezzo cubetto di lievito di birra
  • 50 gr di strutto (oppure olio extravergine d’oliva)
  • 1 cucchiaino di malto (o miele)
  • 1 cucchiaino di sale
  • farina di semola o semolino per spolverare

Preparazione

Per prima cosa, sciogliamo il lievito ed il malto in una ciotola riempita d’acqua, aggiungendo man mano la farina e, mescolando con attenzione, una spolverata di farina. Sempre impastando, uniamo il resto della farina, fino ad ottenere un composto dalla consistenza morbida ed omogenea.

Versiamo l’impasto su una spianatoia, lavoriamolo e plasmiamolo fino a dargli una forma rettangolare: Spennelliamo l’impasto con un filo d’olio, cospargendone la superficie con un po’ di farina di semola. Copriamo il tutto con carta velina e lasciamo a lievitare per un’oretta circa. Passato questo tempo, tagliamo il panetto dal lato corto in listarelle da 6cm circa l’una,  magari aiutandoci con un coltello dalla lama liscia.

Bene: è tempo di infornare il tutto. Rivestiamo una teglia con carta forno, prendiamo ogni fettina e allunghiamola con le mani fino ad ottenere la lunghezza desiderata per i nostri grissini.

Adagiamo man mano i grissini sulla teglia, facendo però attenzione a distanziarli tra loro. Inforniamo in forno ventilato a 200°, per un tempo di 15-18 minuti circa. Sforniamoli e lasciamoli raffreddare: ora, siamo pronti a servire ai nostri ospiti questa semplice quanto tipica specialità piemontese.

Mirco Spadaro

Classe '98, rivolese di nascita, frequenta il corso di Lettere Antiche a Torino, sotto il simbolo della città. Tra viaggi e libri, è innamorato della tecnologia e della scrittura e cerca, tra articoli e post su siti e giornali online, di congiungere queste due passioni, ora nella sua "carriera" come scrittore, ora con il "popolo di internet".

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