Personaggi

Nati il 18 agosto: il giornalista e scrittore cuneese Giorgio Bocca

Giorgio Bocca è stato senza ombra di dubbio una delle voci più prestigiose del giornalismo piemontese del Novecento. Uno dei più amati e uno dei più letti in assoluto. Un decano. Assieme all’altrettanto anziano Enzo Biagi è considerato un monumento, un mostro sacro della stampa del nostro Paese benché, a causa del suo stile feroce e privo di concessioni, sovente sia stato contestato e criticato. Con la scomparsa di Montanelli, Giorgio Bocca è rimasto uno dei pochi giornalisti dotati di quel carisma ineguagliabile, di quella dirittura morale inscalfibile, e di una storia personale così densa che ogni sua parola diventa un argomento di dibattito.

Bocca nasce a a Cuneo il 18 agosto 1920. In alcune schede biografiche risulta essere nato il 28 agosto, ma questo è errato e dovuto probabilmente ad errori di trascrizione in Comune. Il giovane Bocca studia alla facoltà di giurisprudenza a Torino e si iscrive al Gruppo Universitario Fascista, nel cui ambito diviene piuttosto noto a livello provinciale anche per i suoi risultati nelle competizioni sciistiche, tant’è che riceve la medaglia d’oro nel 1940 a Roma da Benito Mussolini. In quegli anni, nel campionato 1938-1939, disputa anche una stagione tra le fila del Cuneo. Allo scoppio della guerra, ormai ventenne, viene chiamato alle armi come allievo ufficiale nel Regio Esercito nel corpo degli Alpini. Nel giugno del 1940 partecipò alla Battaglia delle Alpi Occidentali insieme allo scrittore Mario Rigoni Stern, all’alpinista e maestro di sci Gigi Panei e alla guida alpina Renato Chabod.

Nel periodo bellico Bocca firma i suoi primi articoli su un foglio cuneese, condizionato dalle scelte del regime. Dopo l’8 settembre 1943 aderisce alla lotta partigiana, operando nella zona della Val Grana come comandante della Decima Divisione Giustizia e Libertà e, successivamente, in Val Maira in qualità di Commissario politico della Seconda Divisione Giustizia e Libertà. Nel dopoguerra comincia la sua partecipazione all’evoluzione del giornalismo italiano, cominciando a scrivere articoli di cronaca.

Negli Anni Sessanta è testimone e lucido narratore del cosiddetto boom economico, a cui ha coniuga inchieste sociali e servizi di vario tipo. Bocca, come molti altri colleghi, vive i momenti difficili del giornalismo degli anni ’70, sottoposto al ricatto terroristico e lacerato da rivendicazioni sociali nonché dall’imperante crisi economica. Nel corso degli anni è redattore alla Gazzetta del Popolo, all’Europeo, poi inviato de Il Giorno di Enrico Mattei diretto da Italo Pietra. Nel 1975 è tra i fondatori di  La Repubblica. Oltre all’attività di editorialista sul quotidiano, tiene su L’Espresso la rubrica “L’antitaliano”.

Alle elezioni politiche del 1979 è candidato al Senato con il Psi, ma non viene eletto. Qualche anno dopo Sulle reti Fininvest dà vita e  conduce una serie di programmi giornalistici: “Prima pagina”, “Protagonisti”, “2000 e dintorni”, “Il cittadino e il potere”. È anche opinionista di “Dovere di cronaca” e “Dentro la notizia”. Nel 1989 conduce per Canale 5 un’inchiesta giornalistica sul terrorismo italiano e internazionale degli anni ’70-’80 dal titolo “Il mondo del terrore”.

Giorgio Bocca con Enzo Biagi

Ma la penna di Giorgio Bocca non è solo per i giornali. Sono molti i libri che firma per raccontare la società italiana, i mutamenti del tessuto sociale e del territorio, il costume, gli infiniti e spinosi problemi dal nord al mezzogiorno. Particolare attenzione l’autore cuneese li dedica al tema del terrorismo, con inchieste e interviste ai protagonisti del periodo. Lo sguardo che dà sulla realtà italiana rimane unico nel tempo, sempre originale e sovente spiazzante per le posizioni. Sostenitore di fenomeni politici come la prima Lega nord, antiberlusconiano per definizione, no global fuori dai movimenti, Bocca è  un difensore del revisionismo verso la Resistenza, in dura polemica con il collega Gianpaolo Pansa. Pubblica con Mondadori numerosi saggi, tra i quali: “Storia dell’Italia partigiana”, “Palmiro Togliatti”, “Il provinciale”, “Il viaggiatore spaesato”, “Voglio scendere!”, “Il secolo sbagliato”.

Dopo una breve malattia, muore a Milano il giorno di Natale del 2011, all’età di 91 anni,  I funerali si tengono al Monastero di San Vittore al Corpo a Milano alla presenza di numerosi esponenti del giornalismo italiano. La salma viene cremata: le sue ceneri si trovano a La Salle in Valle d’Aosta, dove lo scrittore possedeva una casa di villeggiatura.

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