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Borghi più belli d’Italia, in Piemonte sono quindici: alla scoperta di Mombaldone (At)

MOMBALDONE. Andiamo alla scoperta settimana dopo settimana dei quindici Borghi più belli d’Italia presenti in Piemonte. Il circuito, nato nel corso degli anni, è frutto di un lungo lavoro sviluppato sin dal 2001 dall’omonima associazione con l’intento di valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti.

Il primo borgo che abbiamo scelto è quello di Mombaldone, l’unico paese della Langa astigiana ad aver mantenuto la sua struttura medievale caratterizzata da antiche mura che avvolgo l’intero borgo. Questo piccolo comune di appena 200 abitanti, a due passi da Roccaverano e da Spigno, è caratterizzato dalla presenza di due borghi: il primo di antiche origini, sorto sulle pendici del Bric Arbarella a 670 metri; il secondo, di recente costruzione, sviluppatosi attorno alla stazione ferroviaria che unisce l’Alto Monferrato e la Valle Bormida a Savona.

Immerso nei calanchi, come un’oasi in un deserto di tufo ingentilito dalle ginestre, Mombaldone è l’unico borgo della Langa Astigiana ancora cinto delle mura originarie. Passeggiare per la sua unica via centrale, da cui si dipartono vicoletti e passaggi, archivolti e cortili, significa compiere un percorso della memoria, un viaggio a ritroso nel tempo.

L’antico borgo castellano, di carattere medievale, ancora ben conservato, è sorto in epoca romana in prossimità del percorso della via Aemilia Scauri, tratto della più famosa via Julia Augusta che dalla ligure Sabazia (Savona) immetteva ai varchi per la Padania. L’abitato si snoda in due settori separati dal castello, oggi in rovina. Le unità edilizie, caratterizzate da strutture medievali, offrono particolari costruttivi in pietra arenaria, dai davanzali alle finestre, dai portali ai voltoni. Molte sono le facciate in pietra serena e pietra di Langa.

Il massimo dominio del paese si ebbe nel XIV secolo con il sorgere di nuovi possenti bastioni a difesa del Castello e del ricetto e con la fortificazione di nuove cinte murarie. Durante il XVII secolo il Castello fu gravemente danneggiato dagli Spagnoli durante lo scontro con le vittoriose truppe di Vittorio Amedeo di Savoia. In epoca recente il paese passò definitivamente sotto i Savoia, dopo anni di lotte intestine e la sua storia coincise con il sorgere del Regno d’Italia.

Da ammirare è la Chiesa parrocchiale di San Nicolao del XVIII secolo realizzata dall’architetto Matteo Zucchi in stile barocco. al suo interno sono conservate tele da attribuire ai Monevi, famiglia di pittori del Seicento molto attiva anche ad Acqui. A seguire l’Oratorio dei Santi Fabiano e Sebastiano, edificato sul fossato del castello nel 1764, su disegno di Pietro Barozzi, e restaurato nel 1995-1997: l’ampia e sobria aula, con decorazioni del 1883, ospita attualmente convegni, mostre, riunioni, manifestazioni culturali e musicali. Salendo verso la sommità del borgo si può vedere quanto rimane del castello (XIII-XIV sec.), parzialmente demolito nel 1637 e al cui centro si erge una torre quadrata, ora poco più che un rudere, diroccata non solo dal tempo e dall’incuria, ma anche per volontà nobiliare. Fu, infatti, il marchese Aleramo del Carretto, alla cui famiglia fin dal 1209 fu concessa l’investitura del feudo di Mombaldone, a donare nel secolo scorso parte delle pietre della torre per consentire l’ultimazione del tratto di ferrovia che collega Mombaldone a Spigno.

Ogni anno, il paese tiene vive storia e tradizioni attraverso feste in costume che ripercorrono eventi di epoca medievale. Tra queste, a fine agosto, c’è la rievocazione della battaglia di Mombaldone la Historia Montis Baudonis: gli abitanti indossano costumi per rivivere alcuni episodi storici come il processo dell’Inquisizione alle streghe di Spigno del 1631 o il passaggio delle truppe di Napoleone del 1799. L’8 settembre, invece, gli abitanti scendono per le strade del borgo per celebrare la Festa patronale della Madonna del Tovetto e la Feria Española. Dopo la processione con la Madonna portata in spalla fino alla chiesa del Tovetto, si partecipa alla cena spagnola a base di paella e sangria, per ricordare la battaglia contro gli spagnoli che spararono dei colpi di cannone per colpire il castello, ma non riuscirono nella loro impresa. Gli abitanti riconoscenti murarono due palle di cannone nella chiesa del Tovetto. ; inoltre il borgo storico ospita una rassegna di musica di vari generi dalla classica al jazz alla corale con la presenza di artisti di livello internazionale.

Se decidete di fermarvi in zona a mangiare dovrete assolutamente assaggiare la carne dei capretti della Langa Astigiana. Una specialità che trova il suo punto fermo nella Fiera del Montone Grasso di Mombaldone che si svolge il 2 ottobre di ogni anno. La cucina locale è inoltre legata ai prodotti tipici di questo angolo dell’Astigiano, cioè funghi, tartufi, nocciole, erbe aromatiche e ottimi formaggi a partire dal Brus, dal gusto molto piccante e intenso. Sicuramente una menzione speciale si deve fare anche ai vini: dal Barbera d’Asti al Cortese dell’Alto Monferrato, dal Dolcetto al Moscato. Infine, come non citare la morbida e gustosa frittella, a base di farina, uova ed altri ingredienti che vengono tramandati da tempo e mantenuti segreti. Alla frittella è dedicata in paese un’apposita sagra a fine maggio.

Le tipiche frittelle di Mombaldone

Infine, chi è in cerca di emozioni nella natura, può girare nei boschi circostanti, tenendo presente che è soprattutto in autunno che la Langa si esalta di profumi, odori e colori. I boschi sono ricchi di funghi e di tartufi, e innumerevoli sono le occasioni gastronomiche di questa regione. Mombaldone è anche a un passo dalle terme di Acqui e dai territori vinicoli di Canelli e Alba.

Per informazioni: Comunità Montana Langa Astigiana, via Roma 8, tel. 0144 93244, www.langastigiana.at.it

Piero Abrate

Piero Abrate

Giornalista professionista, è direttore responsabile di Piemonte Top News. In passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. E’ stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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