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Le opere di Giulio Boetto al Museo Accorsi-Ometto
TORINO. La mostra “La scelta di Giulio”, che ha debuttato alla Castiglia di Saluzzo in occasione dei cinquant’anni dalla morte del pittore Giulio Boetto, arriva a Torino in un adattamento speciale, pensato per gli spazi e l’atmosfera del Museo Accorsi-Ometto di via Po 55. Per l’edizione torinese che si potrà ammirare dal 4 luglio al 15 settembre sono state utilizzate, oltre ai repertori filmati, novanta fotografie, in gran parte inedite e le riproduzioni di ottantatré opere. La colonna sonora originale, parte fondamentale delle tre installazioni, è stata composta ed eseguita da Marco Robino con l’Ensemble Architorti.
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La mostra, che ha per sottotitolo “Viaggio di un paesaggista nel secolo che distrusse il paesaggio”, si sviluppa su due registri: da una parte l’attenzione del pittore Giulio Boetto (1894 – 1967) per la campagna del Cuneese, con la scelta di trasferirsi ai piedi del Monviso; dall’altra una sorta di racconto attraverso strumenti multimediali delle mutazioni che i paesaggi da lui dipinti hanno subito nel secolo scorso.
L’esposizione, una sorta di “spettacolo” diffuso, si muove intorno a tre opere emblematiche “La casa del prete” (1918), “Luce del mattino a Sauze d’Oulx” (1923) e “Fine del mercato a Saluzzo” (1961) a cui sono affiancate installazioni, grafica e musica.
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Un artista dentro e fuori dal tempo
Giulio Boetto nasce nel 1894 Torino, ma a trent’anni trasferisce la propria ricerca ai piedi del Monviso, lasciandosi alle spalle la fama che Torino
gli aveva già tributato e il vorticoso dibattito sulle Avanguardie.
Tra la fine della Grande Guerra e gli anni ’50, è uno dei più proficui e virtuosi interpreti della vita e del paesaggio piemontese (con cruciali
incursioni in quello svizzero, romano, veneziano e ligure). Forte di una tecnica straordinaria – che lo distacca, nei suoi lavori migliori, da altri
autori italiani dello stesso periodo – realizza anche numerosi ritratti di notevole fattura. Oltre che valente ritrattista, è anche paesaggista ispirato da alpeggi e montagne, pascoli e mercati, scene di paese e di piazza. Colpito nel 1951 anni da un grave ictus, deve interrompere la pittura per un biennio. Muore a Torino nel 1967. È sepolto nel cimitero di Revello.
Come si legge nella biografia che accompagna la rassegna, “Giulio Boetto, alla fine della Grande Guerra, aveva ventiquattro anni, ed era già celebre. A Torino i giornali ospitavano le sue caricature. Le maggiori rassegne avevano premiato i suoi quadri. Il Re d’Italia ne aveva acquistati alcuni. Gli intellettuali, pur innamorati del nuovo, lo volevano nei salotti. E i produttori del cinema come scenografo e cartellonista”.