Il Piemonte è solo quinto nella classifica italiana delle start-up
TORINO. Il Piemonte si classifica al quinto posto per il numero di start-up. I risultati, presentati nei giorni scorsi nell’ambito della quarta edizione dell’Osservatorio sulle Start Up Innovative, parlano chiaro: con un totale di 502 imprese a metà 2018, il Piemonte si colloca in quinta posizione, appena sotto la Campania, in una classifica che vede al suo vertice la Lombardia, che raggiunge l’inpressionante dato di 2419 imprese iscritte nella sezione speciale del Registro imprese. Secondo posto per il Lazio, terzo per il Veneto.
La posizione del Piemonte scende però se si considera il quoziente di densità della nostra Regione, ovvero il numero di start up ogni 10.000 persone.
«Nel mondo è aumentato il bisogno di start up perché la durata della vita delle imprese si sta riducendo sotto la pressione della globalizzazione e della digitalizzazione. Se da un lato riscontriamo un crescente interesse del mondo finanziario verso le start up, dall’altro dobbiamo ulteriormente lavorare sul nostro ecosistema territoriale, con l’obiettivo sia di far nascere nuove realtà, sia soprattutto di attrarne dall’estero in un contesto globale dove velocità e mobilità sono parole chiave», spiega così Vladimiro Rambaldi, presidente del Comitato Torino Finanza presso la Camera del commercio di Torino.
Ancora piccole e fondate principalmente sull’investimento dei loro fondatori, le start up piemontesi hanno ricavi medi sui 38 mila euro, mentre la crescita che le ha coinvolte negli ultimi due anni ne ha alzato i guadagni di circa 29 mila euro, con un valore aggiunto lordo di circa 23 mila.
Tra agevolazioni pubbliche che hanno un peso effettivo sul mercato, si sente però forte il peso di una mancanza di liquidità ed una forte difficoltà nell’approcciare nuovi investitori: il 40% del valore totale sul Pil è attribuibile ad imprese nate prima del 1900, tra le quali è impossibile non nominare F.lli Piacenza, nota nella produzione d’abbigliamento e tessuti di pregio, Martini & Rossi, Caffarel e l’intramontabile azienda automobilistica simbolo della città di Torino, la Fiat.
La parola d’ordine è diversificazione: nonostante una prevalenza dei filoni ICT (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione), gli startupper piemontesi hanno ricoperto a 360° i settori dell’innovazione, merito anche dei numerosi fondi pubblici, come conferma il 22% degli intervistati, di cui però il giudizio non è sempre positivo: forte è, infatti, il malcontento sulle burocratiche modalità di erogazione degli stessi, spesso lunghe ed eccessivamente complesse.
Lo studio è stato condotto su un campione di 1.597 bilanci delle start up innovative di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.