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Settant’anni di fotografie del maestro André Kertész in mostra dal 19 ottobre da CAMERA

TORINO. Dal 19 ottobre, CAMERA, in via delle Rosine 18, inaugura la stagione autunnale con una grande antologica dedicata a uno dei maestri assoluti della fotografia del XX secolo, André Kertész. Oltre 150 immagini ripercorrono l’intero percorso creativo del fotografo dal 1912 al 1982. L’esposizione segue le tappe biografiche dell’autore, dalle prime fotografie amatoriali scattate nel suo paese d’origine e durante gli anni della prima guerra mondiale, alle celebri icone realizzate nella Parigi capitale del mondo culturale degli anni tra Venti e Trenta, i capolavori realizzati nello studio del pittore Piet Mondrian, le scene di strada e infine le “distorsioni” che lo hanno reso una figura di primo piano anche nell’ambito surrealista. L’esposizione getta poi una nuova luce sulla lunga seconda parte della sua esistenza, trascorsa al di là dell’Oceano, in un clima culturale profondamente diverso: le immagini di questi anni dimostrano infatti come da un lato Kertész continui la sua ricerca ritornando sugli stessi temi, dall’altro evidenzia l’effetto che le nuove architetture, i nuovi stili di vita, i nuovi panorami cittadini hanno sulla sua fotografia.

La mostra è realizzata in collaborazione con la Mediathèque du patrimoine et de la photographie (MPP) che oggi conserva gli oltre centomila negativi e tutti gli archivi donati dal fotografo allo Stato francese nel 1984. A curare l’allestimento sono stati Matthieu Rivallin, responsabile del Dipartimento di fotografia della MPP, grande esperto di Kertész, e da Walter Guadagnini, direttore artistico di CAMERA. La radio ufficiale della mostra, che resterà aperta sino al 4 febbraio 2024 è Radio Monte Carlo.

La vita travagliata di André Kertész 

Colui che è considerato uno dei fotografi più famosi del XX secolo nasce a Budapest il 2 luglio del 1894 da una famiglia medio borghese di origine ebraica. Si diploma nel 1912 all’Accademia commerciale di Budapest e nello stesso anno compra la sua prima fotocamera, una Ica. Questa sua spinta verso l’arte fotografica non si ferma neanche davanti all’imminente primo conflitto mondiale. Anzi, decide di arruolarsi come volontario e di partire con il fronte russo-polacco, dove con la sua fotocamera documenta la sua visione della guerra. Tra i suoi scatti non figurano morti o scene cruente ma solo la dura vita dei soldati, tra estenuanti attese in trincea e lunghe marce. Questa esperienza fotografica non ha però molta fortuna. André viene ferito alla mano sinistra ed è costretto a lasciare il fronte. Inoltre, nel 1918 a causa delle tensioni causate dalla famosa “Rivoluzione Ungherese” perde gran parte di quegli scatti. Gli restarono solo decine e decine di appunti presi in trincea, poche righe scritte che hanno comunque la forza di fotografare perfettamente quegli istanti.

Nel 1917, durante la sua convalescenza a Esztergom, scatta la famosa foto “Il nuotatore sott’acqua”.
Questa foto sembra anticipare gli effetti distorsivi che lo renderanno famoso in Francia. Nel 1919 Kertész conosce una donna molto importante per la sua vita, Erzsébet Salamon che sposerà nel 1933.

Nel 1925 lascia sua amata Ungheria per trasferirsi a Parigi, da sempre una delle capitali artistiche più ambite al mondo. In Francia ha la fortuna di conoscere e lavorare con grandi artisti dell’epoca come il connazionale Robert Capa e i fotografi americani Man Ray e Berenice Abbott. Stringe inoltre una grande amicizia con il famoso fotografo Brassäi. Nel 1928 decide di comprare la sua prima Leica e insieme a Henri Cartier Bresson inizia a lavorare per la rivista Vu. Nel 1933 esegue uno dei suoi lavori più conosciuti, dei nudi femminili che vengono deformati tramite l’utilizzo di un particolare specchio affittato in un circo. Corpi nudi che vivono una vita propria, tra caricatura e sensualità. Queste fotografie riempieno le pagine della rivista francese Le Sourire.

Nel 1936, complice il clima sempre più rovente presente in Europa, si trasferisce a New York. Lavora per un anno per una delle agenzie fotografiche più famose di quei tempi: la Keystone. Ma come gli è accaduto già in altre nazioni europee, le sue fotografie non vengono accettate di buon grado in quanto giudicate troppo vere e forti per quei tempi.

Dopo alcune brutte esperienze lavorative, decide di abbandonare l’attività di freelance e di dedicarsi alla sua idea di fotografia. Il suo ultimo periodo di vita è un susseguirsi di mostre e pubblicazioni, grazie alle quali verrà riconosciuto anche a livello mondiale. Ma questo avverrà solo dopo gli Anni Sessanta e contribuire alla consapevolezza della bravura di Kertész, sarà John Szarkowski che organizzerà una grande mostra al MoMa.

Nell’ultima fase della sua vita creativa, quando per svariati problemi non è più in grado di uscire di casa, Kertész continua comunque a fotografare. Questa volta utilizza un potente zoom, che usa dalla finestra del suo appartamento a Washington Square. Questi ultimi scatti sono raccolti nel libro “From my Window (1981)” dedicato alla moglie Elisabeth, morta di cancro nel 1977.

Kertész si spegne nel 1985 a New York, lasciando la bellezza di più di 100.000 negativi ancora non visionati.


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