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Conservare e valorizzare i paesaggi viticoli alpini: da uno studio del Politecnico è nata una guida

Nelle vallate del Pinerolese, in Valle di Susa e nell’Alto Canavese c’è un patrimonio ambientale, paesaggistico e rurale che merita di essere difeso e trasmesso alle future generazioni, perché è la testimonianza di un’antica sapienza nella coltivazione di vigneti e di vitigni che vengono definiti come eroici. La Città metropolitana di Torino ha promosso e sostenuto uno studio i cui risultati sono stati sintetizzati nella Guida transfrontaliera per la conservazione e il recupero dei paesaggi viticoli alpini, curata dalla docente del Politecnico Claudia Cassatella. Della guida si parla da sabato 1 a lunedì 3 marzo anche al Salone del Vino, organizzato alle OGR da Klug aps e patrocinato e sostenuto dalla Città metropolitana di Torino. L’ambizione degli organizzatori è quella di raccontare il patrimonio vitivinicolo del Piemonte in ogni sua sfaccettatura, coinvolgendo tutti i territori del vino, approfondendone tipicità e unicità, analizzando i nuovi trend e le sfide del futuro.

La Città metropolitana di Torino ha scelto di essere presente alle OGR con un desk dedicato al lavoro scientifico curato dalla professoressa Cassatella. Scansionando il QRCode riprodotto nella parete alle spalle del desk della Città metropolitana è possibile accedere alla sezione del sito Internet dell’Ente dedicata all’interessante studio scientifico sul valore paesaggistico e naturalistico della vitivinicoltura “eroica” delle Alpi Occidentali. Il link è http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2025/salone_del_vino/

La ricerca analizza le caratteristiche paesistiche impresse al territorio dall’attività vitivinicola, con l’attenzione rivolta all’evoluzione secolare delle coltivazioni e all’impatto che hanno avuto sull’aspetto dei territori alpini. Sono interessanti sia le tecniche di coltivazione che quelle utilizzate per difendere i terreni scoscesi dall’erosione, tant’è che i muretti a secco sono inseriti nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale riconosciuto dell’UNESCO.

Le azioni proposte

La guida curata dalla professoressa Cassatella identifica alcuni indirizzi che le amministrazioni pubbliche dovrebbero seguire per tutelare i paesaggi vitati alpini, che devono essere innanzitutto preservati dall’abbandono e dalla frammentazione, incentivandone il recupero. Una serie di campagne conoscitive e mappature sono inoltre indispensabili per individuare i fattori strutturanti del paesaggio viticolo tradizionale. Non è un caso quindi se gli indirizzi che la guida ha previsto per le amministrazioni pubbliche sono stati recepiti nel PTGM, il Piano Territoriale Generale di cui la Città metropolitana di Torino si è dotata negli anni scorsi.

Occorre preservare le aree vitate dalle trasformazioni d’uso del suolo e dalla diminuzione della biodiversità, adattarle ai cambiamenti climatici, mantenere la riconoscibilità dei borghi storici, recuperare le costruzioni connesse con la viticoltura (i tradizionali “ciabòt”), valorizzare la qualità scenica dei paesaggi viticoli, mitigare le interferenze visive da parte di nuove costruzioni ad uso civile o produttivo non coerenti con il paesaggio tradizionale, ma anche da parte di strade, elettrodotti, muri di contenimento, recinzioni, segnaletica stradale e cartellonistica pubblicitaria. I privati devono essere accompagnati nel recupero e nella gestione degli appezzamenti vitati abbandonati, nell’impianto di nuovi vigneti e nel rinnovo di quelli in abbandono, nella riqualificazione e gestione di edifici storici e indispensabili come le cantine e i tradizionali capanni per il ricovero degli attrezzi. I muri e i muretti presenti nelle vigne, la biodiversità vegetale intorno e nelle vigne sono elementi da tutelare e valorizzare, anche perché influiscono sulla qualità dell’ecosistema del vigneto.

La guida non è un libro dei sogni, perché si chiude passando in rassegna progetti già realizzati con successo nei territori della Città metropolitana di Torino, della Valle d’Aosta e del Dipartimento francese della Savoia. Si tratta di progetti-pilota che, sull’esempio del recupero della casaforte Gran Masun a Carema e dei “ciabòt” lungo il Sentiero del Ramìe a Pomaretto, dimostrano che un’economia rurale e turistica può scaturire dal recupero dell’antica sapienza vitivinicola alpina.

È possibile approfondire il lavoro portato avanti nell’ambito del progetto della Strada dei Vigneti Alpini accedendo nel sito Internet della Città metropolitana al link http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/agri-mont/strada-vigneti-alpini/attivita-risultati/wp-31

La video intervista alla professoressa Cassatella è invece pubblicata nel canale YouTube della Città metropolitana di Torino al link https://youtu.be/TX0ufqa673U

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