“Ci dispiace ma dobbiamo chiudere”, l’azienda n.1 in Italia conferma lo stop: quasi 100 dipendenti rimasti senza un soldo

Ha deciso di chiudere - fonte_Freepik - piemontetopnews.it

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L’azienda numero 1 ha dovuto confermare lo stop e sono quasi 100 i dipendenti che dovranno fare i conti con l’assenza di occupazione.

Quello che si sta abbattendo sul mondo industriale italiano è un vero e proprio fulmine a ciel sereno. La si considerava una delle eccellenze produttive nel suo settore, una sorta di colonna portante del comparto manifatturiero di tutto il Nord Italia, ma la sua grandezza, sembra non bastare.

L’eccellenza sotto i colpi della crisi economica ha finito per vedersi sgretolare il terreno sotto i piedi. Questo si sta traducendo in uno stop definitivo alla produzione e le parole dell’amministratore non hanno lasciato nessun dubbio sulla situazione.

Il risultato di questa crisi si riversa, ovviamente, sui dipendenti che rischiano di restare in mezzo alla strada, con una serie indefinita di problematiche.

Uno stabilimento che fino a qualche anno fa brillava per i volumi di affare smossi e per la sua affidabilità, ma che adesso si trova veramente in grande difficoltà nel far quadrare i conti e nel gestire una crisi che non lascia scampo proprio a nessuno.

I sindacati sono sul piede di guerra

La notizia della chiusura ha ovviamente messo in allarme le sigle sindacali, la Fiom e la Fim, hanno immediatamente chiesto che venda cancellata la procedura di licenziamento collettivo, quindi è stata chiesta una soluzione alternativa, come ad esempio, un anno di cassa integrazione straordinaria, per fare in modo che i lavoratori siano in grado di riprogrammare il proprio futuro. Si cerca quindi una soluzione tampone, che potrebbe permettere una rotazione minima per 33 lavoratori. 

La chiusura definitiva dello stabile sarà nella primavera del prossimo anno e nel frattempo la rabbia monta nelle menti dei dipendenti e di coloro che devono, per forza di cose, riuscire a trovare una soluzione per non vedere la propria vita sprofondare. Intanto si esprime solidarietà per i dipendenti anche e soprattutto da parte dei sindacati che dovrebbero cercare di difendere i loro assistiti.

Sacal di Carisio - fonte_Facebook - piemontetopnews.it
Sacal di Carisio – fonte_Facebook – piemontetopnews.it

Chiude il simbolo della metallurgia italiana

Il nome è ora ufficiale: si tratta della Sacal di Carisio, in provincia di Vercelli, si tratta di uno storico produttore di leghe in alluminio, per il gruppo Cordoli. Sono 50 anni che l’azienda è su piazza e la fonderia ha raggiunto una posizione di rilievo a livello europeo, considerando che per anni ha servito il settore automotive.

Ovviamente la crisi del comparto è stata veramente fatale. Lo scorso anno i forni aveva subito un primo blocco e ora si finisce per chiudere. Purtroppo la situazione economica attuale non lascia spazio proprio a nessuno.