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Asti, riportata alla luce una preziosa vasca termale romana

ASTI. Asti romana custodiva il fulcro della sua vita sociale e politica nel centro del suo municipium, ovvero il Foro. In questa zona si concentravano le principali attività commerciali, come botteghe e tabernae, ma anche luoghi di aggregazione e di incontro, come le terme. Queste ultime rappresentavano per i romani un momento importante della loro routine quotidiana. Alle terme ci si incontrava per parlare di affari e di politica o semplicemente per divertirsi e stare in compagnia.

Anche Asti possedeva le sue terme: per immaginare meglio la collocazione del Foro e, perciò, delle terme, bisogna immaginare di percorrere a piedi l’odierno Corso Alfieri. In epoca romana questo corso era conosciuto come la Via Fulvia, un asse stradale lunghissimo, che spaziava per 100 chilometri, passando per Asti e attraversando anche Dertona (antico nome di Tortona) e Pollentia (Pollenzo). La Via Fulvia divideva Hasta in due parti, veniva quindi identificato come il decumano massimo della città. Il cardo è ancora oggi di difficile individuazione, ma presumibilmente coincideva con le attuali Via Roero e Via Milliavacca. Le terme romane “astigiane” si trovavano proprio nei pressi dell’intersezione del cardo e del decumano. Secondo le fonti dell’epoca inoltre, l’impianto urbanistico dell’Hasta era da intendersi come un fitto reticolo di isolati quadrati, di 70 metri per lato, proprio come la classica struttura a scacchiera.

“La storia della vasca termale romana portata alla luce pochi anni fa comincia proprio qui” – dice Donatella Gnetti, Direttrice della Biblioteca Astense. In questo aneddoto, si fonde perfettamente anche la storia della Biblioteca Astense, che, grazie al cambio di ubicazione, ha permesso che storia romana e storia moderna confluissero insieme ancora una volta, restituendo ai cittadini un tesoro molto prezioso.

La Biblioteca Civica di Asti è stata aperta nel 1873 nel Civico Collegio. Nel 1903 si spostò all’interno del Palazzo Alfieri, casa natale del poeta, in modo da acquisire una nuova e migliore collocazione. Da quell’anno in poi non vi furono più trasferimenti di sede.

La ricostruzione al computer della vasca termale romana

Il 2014 aprì però una nuova necessità: lo spazio per la sistemazione di nuovi volumi cominciava a scarseggiare. Venne presa perciò la decisione di effettuare nuovamente un trasloco, restituendo alla Biblioteca la sua antica collocazione, nel Palazzo del Collegio, opportunamente restaurato. Proprio in quel frangente, gli scavi per i lavori di ristrutturazione nei seminterrati del Palazzo del Collegio riportano alla luce la vasca termale romana, che dal 2014 in poi la Biblioteca salvaguarda con impegno, aprendola al pubblico solamente in alcune occasioni durante l’anno.

“La vasca, risalente al I secolo d. C., faceva parte di una delle piscine del frigidarium (bagni in acqua fredda) delle Terme del Foro di Asti” – spiega al gruppo la Dr.ssa Gnetti. Dalla foto si può evincere che la vasca conteneva acqua fredda e non calda (sarebbe stata detta, calidarium), proprio perché non sono presenti i condotti per il riscaldamento dell’acqua. La sua forma è circolare, sicuramente in origine era ricoperta da lastre di marmo.

Le terme romane erano veri e propri bagni pubblici, con entrata gratuita, accessibili a tutti, ma con distinzione di censo. Esistevano, quindi, terme per il popolo e terme per i patrizi, il ceto più agiato dei romani. Le terme si sviluppavano attraverso una successione di stanze, che davano l’idea del tracciamento di un percorso da compiere con criterio. Si iniziava perciò con l’accesso alla vasca di acqua fredda, la sala del frigidarium, per poi passare alla stanza con la vasca con acqua a temperatura ambiente (tepidarium) e concludere uscendo all’esterno dell’edificio, accedendo al calidarium, la vasca con acqua calda. All’interno delle terme vi erano poi le vasche utilizzate per nuotare, chiamate natationes.

I Romani frequentavano le terme spesso, arrivando in certi casi a utilizzarle anche una volta al giorno. Il culto del proprio corpo e la cura della propria igiene personale era quasi un’ossessione, arrivando a rasentare le soglie del narcisismo: oltre alla pulizia del corpo, i Romani adoravano utilizzare profumi, oli ed argilla, che risaltassero la bellezza del proprio fisico.

Dopo il periodo romano, la vasca venne utilizzata per svariati scopi. Se si osserva con attenzione la foto, si nota un segno nero circolare al centro della vasca. “Quello non è di origine romana…” – confida sorridendo la Direttrice Donatella Gnetti, “è la sede del vecchio pozzo, utilizzato dalla suore del Collegio per prendere l’acqua.”

Come si può immaginare, la vasca termale ha adattato la sua attitudine a seconda delle epoche, che si sono succedute, arrivando fortunatamente fino ai nostri giorni in ottimo stato. Grazie alla conservazione della Biblioteca Astense, la città di Asti possiede un’ulteriore testimonianza delle sue origini romane.

Chiara Parella

Classe ’87, torinese di nascita, ma astigiana di adozione, dopo una formazione classica, si è laureata in scienze e tecnologie agroalimentari presso l’Università degli Studi di Torino. Si occupa di marketing e comunicazione e scrive per alcuni blog di settore. Amante da sempre della letteratura latina e della cultura in generale, è autrice del libro “La figlia sfuggente”, il suo esordio letterario (Letteratura Alternativa Edizioni, 2020).

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