Lingua & tradizioni piemontesiΩ Primo Piano

Amarcord di una serata a Rafaela (provincia di Santa Fè) con i piemontesi d’Argentina

Il mio incontro con Marta Dominino avviene Venerdì 11 Novembre 2022 alle 11 e un quarto di sera, nel Teatro Municipale di Rafaela, città argentina della provincia di Santa Fe, abitata da cittadini di prevalente origine piemontese, un quarto d’ora dopo la fine dello spettacolo di musica, danza e poesia messo in scena dal Gruppo dei Danseur dël Pilon, il corpo di ballo di Piemonte Cultura, con un repertorio di danze tipiche della tradizione popolare piemontese, in tournée nella Pampa Gringa da una settimana.

Sul palco, alternandomi alle spettacolari danze dei Danseur, mi sono appena esibito con alcune letture di poesie in Lingua piemontese. La mia missione culturale, in questa tournée era proprio quella “linguistica”, mirata cioè a consolidare il gemellaggio linguistico-culturale tra i Piemontesi di oggi e i discendenti dei primi migranti piemontesi in Argentina. Sono rimasto meravigliato, quasi incredulo, affascinato, di come la Lingua piemontese fosse ancora parlata e diffusa da queste parti, e di come stretti, robusti, solidi e intatti siano rimasti i legami con le radici lontane di questa gente.

Dietro le quinte del Teatro di Rafaela, Provincia di Santa Fe, Argentina.
Esibizione del Gruppo di Danze popolari piemontesi “Ij Danseur dël Pilon”
(11 Novembre 2022)

Tra le liriche declamate sul palco, quella sera avevo proposto anche un brano (in piemontese, ovviamente) dedicato al ricordo dell’artista Raffaella Carrà, amatissima e conosciutissima in Argentina, il cui nome (Rafaela) è lo stesso della città ospitante. Ricordo di essere stato inondato dagli applausi per quel mio tributo poetico alla grande Artista recentemente scomparsa.

Ma ora lo spettacolo è terminato ed io e Ij Danseur ci approntiamo a lasciare il teatro. Tuttavia, sembra che ancora risuoni nelle pareti della vasta sala l’eco delle note delle Corente e delle Quadriglie su cui si sono esibiti i nostri ballerini, così come l’eco dei versi in piemontese delle mie poesie declamate. La maggior parte del pubblico non ha ancora abbandonato la platea. Attende la nostra uscita dai camerini, per congratularsi con noi, accoglierci e abbracciarci.  Ai piedi del palcoscenico del Teatro di Rafaela molti si soffermano a parlarci, alla ricerca di contatti perduti, che sperano con tenacia di ricomporre.

Come Marta Dominino, che mi ferma e si presenta, dicendo di esser nata nel 1942 a Humberto I, ma di avere origini piemontesi. Mi stringe le mani, mi guarda con occhi che sprizzano gioia e riconoscenza per essermi rivolto al pubblico con la lingua dei suoi genitori. Poi mi chiede di scattare una foto insieme a lei. Mi parla in piemontese, senza inflessioni argentine. Cerco di immortalare quella fugace conversazione con un breve filmato, e intanto mi annoto il suo nome e alcuni frammenti della conversazione su un taccuino. E faccio bene, perché – appena tornato a Torino – mi sarei reso conto che quel breve filmato, come tanti altri girati nella Pampa Gringa, erano purtroppo andati perduti. Troppi dati, troppe immagini, troppi video, per la memoria del mio vecchio telefonino, ingolfato di files. La tecnologia ha le sue autodifese: in modo assolutamente casuale, la memoria del mio smartphon aveva cancellato, per sempre, almeno la metà delle mie immagini di viaggio e delle mie interviste. Ma, per fortuna, restava sempre il mio taccuino!

Marta Dominino e Sergio Donna dopo lo spettacolo tenuto nel Teatro Municipale di Rafaela
(11 Novembre 2022)

Marta mi racconta, nel suo piemontese che via via si fa sempre più sciolto, che conserva il Piemonte e l’Italia nel cuore, anche se nella sua vita ha avuto solo un paio di occasioni di venire nella terra dei suoi antenati: “Son ëstàita a Turin, naturalment, ma ‘dcò a Morëtta, andova i son stàita ospità ant la ca ëd da na cusin-a prima ’d mia mare”. “Con lei ho visitato il cimitero del paese – continua nel suo bel piemontese di provincia – e insieme abbiamo fatto ampie pedalate in bicicletta; sono stata a Cavallerleone (Cavallion) e a Bagnolo (Bagneul)”. E ancora: “Mia madre parlava solo in piemontese: da lei lo ho appreso, e in Argentina io continuo a parlarlo con orgoglio con alcune mie amiche”. Che tenerezza, che ricordi! Ecco, questi sono i frammenti di quell’intervista che ho conservato nel mio taccuino, e che oggi pubblico su questo giornale, certo di fare un dono grande a Marta, che mi auguro possa presto leggere queste righe.

Sergio Donna, al centro accanto a Norma Brarda Bruno, con Bruno Donna (a sinistra) e il giornalista nel corso di un’intervista negli studi della TV locale, Rafaela (Santa Fe, 11 Novembre 2022)

Ma le emozioni di quella quella indimenticabile serata di Novembre trascorsa a Rafaela non erano ancora finite. Nel corso di una memorabile cena di mezza notte, dialogammo ancora a lungo con i convitati, coltivando e cementando nuove conoscenze e amicizie, che si sono rivelate durature e preziose, come quella di Julio Alemandi, di Rosana Alemandri, di Norma Brarda Bruno, di Edelvio Sandrone e ancora tanti altri cari Piemontesi d’Argentina.

Sergio Donna | 9 Maggio 2023

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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