PENSIONE DI REVERSIBITÀ, € 551,46 in più a partire da questa data | Ora c’è la certezza

Pensione (Web) - Piemontetopnews.it

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Ogni inizio anno è scandito da un evento cruciale per milioni di italiani: l’adeguamento degli importi pensionistici.

Questo appuntamento non è solo una formalità burocratica, ma la principale linea di difesa contro l’erosione del potere d’acquisto.

Conosciuta come rivalutazione delle pensioni, questa misura è l’arma per contrastare, almeno in parte, l’inflazione.

Dopo anni di aumenti significativi, il 2025 ha portato con sé una rivalutazione piuttosto modesta, lasciando molti a desiderare di più.

Ma la vera svolta sembra essere dietro l’angolo, con prospettive decisamente più rosee per il futuro prossimo.

Prospettive per il 2026

Il principio alla base è chiaro: la rivalutazione serve a compensare l’effetto dell’inflazione, aggiornando gli assegni sulla base dei dati Istat. Sebbene il 2025 abbia registrato un incremento contenuto, pari allo 0,8%, con aumenti di pochi euro, le attese per il 2026 sono ben diverse. La stima aggiornata fissa il nuovo tasso di rivalutazione all’1,7%, più del doppio rispetto all’anno in corso. Questo incremento non riguarderà solo le pensioni di vecchiaia, ma coinvolgerà tutte le prestazioni previdenziali, incluse quelle ai superstiti (la pensione di reversibilità) e gli assegni sociali. Prendendo come riferimento la pensione minima, che salirà a circa 613,70 euro mensili, si può intuire l’impatto positivo che avrà su tutte le fasce, specialmente quelle più vulnerabili.

La pensione di reversibilità, in quanto trattamento previdenziale a tutti gli effetti, è soggetta annualmente a questa rivalutazione. Dal prossimo gennaio, l’importo sarà adeguato al costo della vita applicando il tasso in misura piena (100% dell’1,7%) solo se l’assegno è pari o inferiore a 4 volte il trattamento minimo. Oltre tale soglia, come stabilito dalla legge n. 448 del 1998, scattano delle riduzioni: la rivalutazione sarà al 90% (1,53%) per la parte eccedente 4 e fino a 5 volte il trattamento minimo, e al 75% (1,275%) per la parte che supera le 5 volte il minimo. Per chi percepisce una pensione lorda di, ad esempio, 2.500 euro, l’incremento mensile lordo sarà di circa 42,42 euro. Questo significa un aumento complessivo annuo di € 551,46 (42,42 € x 13 mensilità), un importo che, se non si percepiscono altre pensioni, potrebbe salire a € 593,88 includendo una potenziale quattordicesima.

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Ecco le nuove soglie

Un altro aspetto fondamentale riguarda il cumulo tra pensione di reversibilità e redditi da lavoro del coniuge superstite senza figli a carico. Anche in questo caso, l’innalzamento del trattamento minimo incide sulle soglie da non superare per evitare una decurtazione dell’assegno (dal 25% al 50%).

Con la pensione minima proiettata a circa 7.997,10 euro annui nel 2026, le nuove fasce reddituali per evitare il taglio si innalzeranno. Ad esempio, il taglio del 25% si applicherà se il reddito annuo del superstite ricade tra 3 e 4 volte il trattamento minimo (ossia tra 23.991,30 e 31.988,40 euro). Oltre 5 volte tale soglia, la decurtazione sale al 50%. La certezza è che l’adeguamento del 2026 non solo aumenta l’assegno, ma sposta in avanti anche le soglie di reddito.