Villa Crespi, caos dietro i fornelli: “Collasso per sfruttamento” | Eppure vedendo lo chef non si direbbe

Villa Crespi - fonte_Facebook - piemontetopnews.it
Il caos dietro ai fornelli di Villa Crespi: un commento social manda in ombra la storica location.
Negli ultimi anni abbiamo imparato a conoscere gli chef stellati e i loro locali. Complici i social e le TV, abbiamo imparato che il mondo della ristorazione è molto più articolato di quello che si possa pensare. Tra gli chef più conosciuti e apprezzati c’è sicuramente Antonino Cannavacciulo, con il suo ristorante stellato, Villa Crespi, sul Lago d’Orta.
Molto più di un semplice ristorante, la casa dello chef è divenuto un vero e proprio tempio del gusto, meta di moltissimi turisti e di adulatori della buona cucina.
Ovviamente i social non sono sempre clementi, anche con quelli che sono i veri maestri della cucina e dalla ristorazione, non di rado si sono accaniti anche contro Cannavacciulo e la sua crew.
Cerchiamo però di fare chiarezza a riguardo, per comprendere cosa sia veramente successo.
Una denuncia che corre sui social
Il commento alquanto ingiurioso sarebbe apparso sotto una pubblicazione social de La Repubblica. Il post sarebbe riferito a un’intervista in cui lo chef stellato avrebbe parlato di tutti i sacrifici fatti per la sua carriera. In effetti, la vita di chi lavora nella ristorazione non è sempre semplice e anzi, spesso si rivela essere una vera e propria corsa ostacoli, tra i sacrifici da compiere e molto altro.
Antonino Cannavacciulo non ha mai nascosto quanto sia difficile avere successo nel ramo della ristorazione, facendo sempre presente ai ragazzi, che occorre abnegazione per riuscire ad ottenere dei risultati.
Il post e il commento della discordia
Queste sono state le parole di Antonino Cannavacciuolo: “Villa Crespi era sempre aperto, 7 su 7, e chiudevamo 15 giorni a gennaio. Io non mi fermavo mai”; una frase che nella mente dello chef doveva ispirare dedizione e perseveranza, ma per altri è una sorta di normalizzazione di una situazione mal sostenibile.
Il commento è impietoso: “Discorsi tossici che andrebbero evitati, in un sistema già all’orlo del collasso per sfruttamento. Poi …cmq questo è un romanzo come quello di Borghese, se non avessero avuto il grano dai rispettivi genitori/moglie potevano fare tutti i sacrifici del mondo ma …con il cazzo che arrivavano dove sono. Perciò ora che guadagnate, cacciatelo fuori serio il grano per chi lavora.“. Una riflessione che suscita negli animi non pochi dubbi e pensieri. Quello che resta di certo è che Cannavacciulo nel suo intento voleva solo dare uno scossone ai giovani che hanno un sogno.