Ultim’ora: il Piemonte ha vietato questi cani | “Non possono più circolare”: svolta epocale sulle nostre strade

Cani (web) - Piemontetopnews.it
Un divieto inaspettato è stato imposto in Piemonte, scatenando un dibattito acceso e mettendo in discussione le abitudini di molti proprietari.
Si parla di una notizia che scuote il mondo degli amanti degli animali e non solo.
Cosa sta succedendo veramente sulle nostre strade e nelle nostre case?
Si tratta di una svolta epocale, destinata a cambiare il modo in cui percepiamo e gestiamo i nostri amici a quattro zampe.
Una decisione che potrebbe avere un impatto profondo sulla vita di migliaia di famiglie. Scopriamo insieme quale razza è finita nel mirino delle autorità e perché.
Il caso di Scarmagno
Un recente episodio ha scosso l’opinione pubblica in Piemonte, in particolare a Scarmagno, in provincia di Torino. I Carabinieri forestali di Settimo Vittone hanno denunciato il proprietario di 12 cuccioli di labrador per il reato di frode in commercio. L’attività dei militari è scattata dopo aver individuato un annuncio online in cui il giovane, di 27 anni, pubblicizzava la vendita dei cuccioli. La denuncia è scaturita dall’assenza del pedigree, il certificato rilasciato dall’ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana), che attesta la purezza della razza e la discendenza degli animali. Inoltre, le verifiche, condotte in collaborazione con l’Asl To4, hanno rivelato che alcuni cani erano privi di microchip identificativo per l’iscrizione all’anagrafe canina, una pratica obbligatoria per legge.
Il caso di Scarmagno mette in luce l’importanza di un documento spesso sottovalutato: il pedigree. Questo certificato non è una semplice formalità burocratica, ma una garanzia che attesta l’appartenenza di un cane a una determinata razza e certifica la sua linea di sangue. La sua assenza, in caso di vendita, configura il reato di frode in commercio, poiché si vende un prodotto, in questo caso un cucciolo, come appartenente a una razza pura senza averne la certificazione. Non si tratta di una “caccia alle streghe” contro i cani senza pedigree, ma di un’azione a tutela degli acquirenti e degli animali stessi. In questo caso, i 12 labrador sono stati sequestrati in via preventiva, anche se le loro condizioni di salute erano buone. La denuncia alla procura è scattata in seguito alla violazione delle norme a tutela dei consumatori. L’episodio sottolinea l’urgenza di informarsi adeguatamente prima di un acquisto, per non incorrere in situazioni illecite.
L’importanza del microchip
Oltre alla questione del pedigree, un altro punto cruciale emerso dai controlli è l’assenza del microchip in alcuni cuccioli. L’applicazione del microchip è un obbligo di legge in Italia per tutti i cani, un piccolo dispositivo che consente di identificarli in maniera univoca e di iscriverli all’anagrafe canina.
Questa pratica è fondamentale per contrastare il fenomeno del randagismo e per garantire la tracciabilità degli animali. Un cane con microchip ha maggiori possibilità di essere ritrovato in caso di smarrimento. Il caso di Scarmagno evidenzia la necessità di rispettare le normative vigenti, non solo per evitare sanzioni ma per tutelare il benessere degli animali e la salute pubblica.