Ultim’ora: addio ai medici di base | Da lunedì non puoi più rivolgerti a loro: vai dallo specialista o curati da solo

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La difficile situazione della sanità pubblica: lo stop di alcuni medici rischia di paralizzare i Pronto Soccorso in aree delicate del Paese

La ricerca di un medico di base è diventata una vera e propria odissea per molti italiani, un problema che evidenzia una crescente crisi nel Sistema Sanitario Nazionale (SSN).

Questi professionisti sono il pilastro della sanità pubblica, il primo punto di contatto per i pazienti e un anello fondamentale nella catena dell’assistenza. Tuttavia, la carenza di medici sta mettendo a dura prova il sistema, con conseguenze dirette sulla salute dei cittadini.

La difficoltà a trovare personale medico non è un’impressione, ma una realtà supportata da numeri preoccupanti. In quest’ottica suscita indignazione la decisione nazionale di porre fine ai contratti dei medici a gettone, soprattutto in alcune aree del Paese.

In provincia di Enna, l’allarme è scattato per il rischio di chiusura di interi reparti, in particolare quelli di Pronto Soccorso, che si affidano in maniera massiccia a questa tipologia di professionisti per coprire i turni.

Le reazioni dalla politica

Davide Faraone di Italia Viva e il professore Antonio Craxì hanno sottolineato nel blog del partito siciliano che la situazione potrebbe portare a un “caos con ricadute pesantissime sulle prestazioni del servizio sanitario“. Secondo i dati riportati dai due esponenti, province come Enna e Caltanissetta sono le più vulnerabili, con una dipendenza dai “gettonisti” che copre fino al 70% dei turni notturni.

La fine dei contratti per i medici a gettone non fa altro che evidenziare le croniche debolezze del sistema sanitario. Si stima un deficit di 1.494 tra medici e infermieri, un numero che costringerà il personale stabile a turni massacranti e a un aumento del 35% delle ore di straordinario.

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Una crisi che si aggrava

Se la media nazionale dei turni coperti da medici a gettone è del 18%, in Sicilia si supera il 60% negli ospedali delle città metropolitane, con picchi che arrivano all’80% in strutture come l’AOOR Villa Sofia–Cervello di Palermo. Nel 2024, la spesa per questi contratti ha raggiunto i 10,3 milioni di euro, un dato che pone la Sicilia al secondo posto dopo la Lombardia.

La scadenza di questi contratti è imminente: entro ottobre 2025, il 42% dei 1.852 contratti attivi cesserà, lasciando scoperti circa 778 turni mensili nei Pronto Soccorso. Un’ulteriore tranche di contratti, il 26%, si concluderà entro marzo 2026. L’impatto si farà sentire in modo più acuto nei mesi di agosto e settembre 2025, in un periodo in cui il personale stabile è spesso in ferie.