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Usanze dimenticate del Capodanno: dal “dì dla strena” al primo incontro uscendo di casa

In Piemonte, alcune credenze e modi di dire sul Capodanno sono ormai dimenticate. Il primo giorno dell’anno era chiamato dì dla strena (giorno della strenna), abitudine scomparsa da tempo e risalente, secondo la leggenda, ai tempi di Roma antica. In effetti, secondo lo storico e letterato Varrone, vissuto nel primo secolo a.C., l’uso della strenna anticipa la fondazione dell’Urbe. Ad istituirlo sarebbe stato Tito Tazio che per primo colse, quale buon auspicio per il nuovo anno, il ramoscello di una pianta (arbor felix) posta nel bosco sacro alla dea Strenia. Da qui derivò il termine strenae per i doni di vario genere, anche monete, da scambiarsi nelle festività dei Saturnalia.

In alcune aree piemontesi, ma anche nella Liguria di Levante si definiva “fare la strenna” l’uso dei bambini di andare nel giorno di Capodanno a bussare alle porte delle case e di recitare la breve strofa “Buongiorno e buon anno, fatemi la strenna per tutto l’anno” o anche “Buon anno e buondì, fatemi la strenna per tutto il dì”. In cambio ricevevano castagne, noci, nocciole, mele e in tempi più recenti uno o due soldi oppure qualche caramella.

Un tempo in Piemonte era usanza comune l’accensione di grandi falò, a per bruciare simbolicamente le disgrazie e le negatività dell’anno passato e, al tempo stesso, per aiutare il sole a crescere, per superare le tenebre dell’inverno e infondere nuovo vigore sia agli uomini, che ai campi e al bestiame. 

Si credeva anche che la mattina di capodanno portasse fortuna incontrare una persona del sesso opposto. La credenza, in tempi più recenti, era applicata alla prima telefonata dell’anno, oggi sostituita dai famosi Sms o messaggini WhatsApp . Un tempo portava ugualmente fortuna per il nuovo anno se il primo incontro avviene con un carro pieno di fieno, un cavallo bianco o un frate. Sfortuna, invece, incontrare un prete, una suora, un vecchio o un gobbo. 

Per auspicare a un anno felice, ancor oggi (ma non si dovrebbe fare) si gettano vecchi oggetti dalla finestra, per liberarsi da affanni e preoccupazioni, mentre per propiziarsi poi un anno ricco, la notte di Capodanno è bene mangiare lenticchie e 12 acini di uva nera o datteri. E a proposito di cibo, il bollito è sicuramente il piatto della tradizione che fa da protagonista al cenone di Capodanno. Il segreto per la buona riuscita del bollito è la regola del numero 7: 7 tagli di carne, 7 ammenicoli o frattaglie, 7 contorni e 7 salse.

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