Piemonte a pezzi, “Stellantis chiusa”: annunciato lo stop | Centinaia di lavoratori rimasti senza una lira

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La crisi dell’automotive italiano continua a mordere, e il Piemonte si ritrova a fare i conti con le difficili scelte di Stellantis

Nonostante le rassicurazioni e i piani futuri, la realtà attuale del colosso dell’automotive, Stellantis, parla di fermi produttivi e cassa integrazione, gettando un’ombra sul futuro di centinaia di lavoratori e sull’intero indotto.

L’ultimo annuncio che scuote il settore è lo stop alla produzione nello stabilimento di Cassino, dove vengono assemblate le iconiche Alfa Romeo Giulia e Stelvio, oltre alla Maserati Grecale.

Il gruppo Stellantis ha comunicato la sospensione delle attività. Le linee di lastratura, verniciatura e montaggio sono state fermate, e centinaia di lavoratori sono stati posti in cassa integrazione.

Questo blocco, pur non riguardando direttamente gli stabilimenti piemontesi, è sintomatico di una crisi più ampia che coinvolge il gruppo e si ripercuote sull’intera filiera produttiva italiana, di cui il Piemonte è un pilastro storico.

Un quadro preoccupante per l’Italia e per il Piemonte

La decisione di fermare la produzione a Cassino è legata alla persistente carenza di ordini, che ha portato lo stabilimento a registrare nel primo trimestre del 2025 un calo produttivo del 45,5% rispetto all’anno precedente, con sole 4.655 unità prodotte. Si tratta del record negativo assoluto dal 1972. Questa situazione si aggiunge a un quadro già complesso per il Piemonte.

A Mirafiori, ad esempio, dove la produzione della Fiat 500 elettrica e di alcune Maserati ha subito negli ultimi mesi fermi e rallentamenti, si registrano continue incertezze. Se da un lato si parla di un possibile rilancio con l’avvio della produzione della Fiat 500 ibrida a novembre, dall’altro l’addio di Maserati da Torino, con lo spostamento della produzione a Modena, ha rappresentato un duro colpo, ridimensionando il “polo del lusso” piemontese.

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Le voci dei sindacati: “Allarme rosso”

I sindacati esprimono forte preoccupazione. Andrea Di Traglia, segretario Fiom-Cgil di Frosinone-Latina, ha parlato di “allarme rosso” per lo stabilimento di Cassino, sottolineando come si stia lavorando a un decimo del potenziale. La mancanza di modelli intermedi tra le attuali produzioni e l’arrivo delle nuove Giulia e Stelvio elettriche (previste non prima del 2026) lascia un vuoto produttivo che sta mettendo a dura prova la tenuta occupazionale.

Anche per il Piemonte, la situazione non è rosea. La riorganizzazione e le incertezze sulle future assegnazioni di modelli continuano a tenere i lavoratori con il fiato sospeso. La Fiom-Cgil e le altre sigle sindacali chiedono con forza un piano industriale chiaro e investimenti concreti per assicurare la saturazione degli impianti e la tutela dell’occupazione.