Pensione, altro che aumento degli anni, adesso ci vai a 42 | Una vera rivoluzione
Uomo che apre busta pensione (freepik) - piemontetopnews.it
Cambiano le regole: chi lavora presto potrà andare in pensione già a 42 anni. Un piano che promette di rivoluzionare il sistema previdenziale italiano.
Per anni si è parlato soltanto di innalzamento dell’età pensionabile, di riforme restrittive e di una prospettiva sempre più lontana per chi sogna di godersi un meritato riposo dopo decenni di lavoro.
Ma oggi lo scenario sembra cambiare radicalmente: la pensione arriva a 42 anni, con un sistema sempre più basato su contributi, flessibilità e produttività.
In pratica si potrà lasciare il lavoro prima dei 60 anni, senza penalizzazioni insostenibili, riconoscendo il valore del lavoro di tutti.
Non è accettabile che chi inizia a 18 anni debba lavorare fino ai 68. Una pensione che premia chi ha lavorato davvero tanto, in un Paese dove la precarietà e le carriere discontinue hanno reso il sistema sempre più ingiusto.
Una vera rivoluzione
Andare in pensione tardi è una sfida che tocca molti, non solo per la fatica fisica o mentale che si accumula negli anni, ma anche per il senso di sospensione tra ciò che si è dato e ciò che si vorrebbe finalmente vivere. Restare al lavoro più a lungo significa rinviare i progetti personali, la libertà, il tempo per sé e per gli affetti.
È un sacrificio che pesa soprattutto quando le energie calano e la sensazione di “aver già fatto la propria parte” diventa più forte. Eppure, c’è una speranza: quella di poter riposare con dignità e serenità. Una pensione a 42 anni? Fino a ieri sembrava un sogno. Oggi, per la prima volta, sembra davvero possibile.

Pensione anticipata a 42 anni
Nel sistema previdenziale italiano, la possibilità di uscire dal lavoro prima dell’anzianità piena (ossia prima del requisito dell’età di vecchiaia) è spesso definita «pensione anticipata». In particolare, per molti lavoratori iscritti al regime ordinario è previsto come requisito l’anzianità contributiva (gli anni di contributi versati) indipendentemente dall’età anagrafica. Per gli uomini, il requisito è di 42 anni e 10 mesi di contributi versati. Per le donne, è di 41 anni e 10 mesi di contributi. È prevista una “finestra mobile” tra la maturazione del requisito contributivo e la decorrenza della pensione (tipicamente 3 mesi) nel regime ordinario. Queste regole si applicano ai lavoratori che hanno contribuzione versata prima del 1996 o comunque soggetti al regime cosiddetto “misto” / “retributivo-misto”. In sostanza, un lavoratore che abbia maturato i 42 anni e 10 mesi di contributi può teoricamente uscire dal lavoro e andare in pensione anticipata, anche se l’età anagrafica è ancora inferiore alla pensione di vecchiaia (che oggi è fissata a 67 anni). Questo è uno degli “strumenti” della flessibilità in uscita, seppur con vincoli. Il requisito di 42 anni e 10 mesi (e per le donne 41 anni e 10 mesi) per la pensione anticipata trae origine dalla riforma Riforma Fornero (legge n. 214/2011) che ha sostituito la vecchia «pensione di anzianità» con la pensione anticipata a contribuzione.
In tale riforma si stabilì che, per fare uscire i lavoratori prima dell’età anagrafica di vecchiaia, fosse necessario un requisito contributivo elevato, per motivi di sostenibilità del sistema previdenziale. Negli ultimi mesi sono emerse novità importanti per il sistema pensionistico italiano, comprese modifiche relative all’età pensionabile (vecchiaia) e all’uscita anticipata. Secondo la manovra 2026, è previsto che a partire dal 2027 l’età per accedere alla pensione di vecchiaia aumenti di 1 mese e poi altri 2 mesi dal 2028. In parallelo, anche i requisiti contributivi per la pensione anticipata (quindi per chi esce con 42 anni+ di contributi) subiranno un lieve aumento: ad esempio si segnala che dal 2027 sarà richiesto 42 anni e 11 mesi di contributi per gli uomini (e un anno in meno per le donne) e dal 2028 43 anni e 1 mese. La manovra conferma che le porte per l’uscita anticipata resteranno quelle “classiche” (anticipata con 42 anni e 10 mesi, pensione di vecchiaia a 67 anni), mentre alcune misure “più flessibili” come la Quota 103 (62 anni + 41 anni contributi) e la Opzione Donna non sono state rinnovate nella forma precedente. Per chi ha versato contributi solo dal 1996 in poi, o che è nel regime contributivo puro, sono previste regole particolari (età minima 64 anni + 20 anni di contributi oppure importo minimo dell’assegno, etc) già previste dalla legge di bilancio 2025.
