“Non si parla più italiano in Piemonte”, approvata la ‘legge’ epocale | Dovete imparare altre 3 lingue se vivete qui

Vocabolario - fonte_Canva - piemontetopnews.it
In Piemonte da questo momento in poi non si parla più italiano, per vivere nella regione occorre imparare 3 lingue diverse.
Quella di cui si sta parlando è una notizia che ha colto veramente tutti di sorpresa e ha già fatto non poco discutere i cittadini italiani. Questo è quello che sta scuotendo il Piemonte e che prevede l’impossibilità, da adesso in poi, di parlare l’italiano.
Queste sono le indiscrezioni che sono trapelate proprio in queste ore e che sono state scoperte tramite: chat di genitori, social e titoli di giornale, si rincorrono le ipotesi. Ovviamente i cittadini sono piuttosto perplessi e si chiedono per quale motivo starebbe succedendo tutto questo.
Il Piemonte ha scelto di guardare al futuro, riscoprendo il passato, quella che si sta aprendo è una nuova era.
Cerchiamo a questo punto di comprendere cosa sti succedendo perchè si cambia lingua in maniera diretta.
Tre lingue per vivere in Piemonte
La domanda più gettonata è se effettivamente l’italiano sarà messo da parte, ma la risposta, almeno per ora, è più complessa. Non si vuole in alcun modo mettere al bando la lingua nazionale, ma di un’importante valorizzazione delle altre lingue che vivono e convivono da secoli sul territorio piemontese. Quello che effettivamente si vuole fare è inserire attivamente tre lingue minoritarie nella vita quotidiana della regione.
Semplice immaginare come qualcuno stia già storcendo il naso e teme che l’italiano finisca per sparire in maniera definitivamente. L’iniziativa mira a valorizzare le lingue storiche che sono riconosciute e tutelate dalla legge nazione 482/1999 che promuove tutto questo.
Ecco le lingue che verranno preservate
Stiamo parlando del: piemontese, francoprovenzale e occitano, tutte riconosciute come lingue storiche parlate in alcune aree della regione. Il piemontese, ad esempio, è una lingua che ha una struttura grammaticale autonoma e una ricchissima tradizione letteraria; invece l’occitano e il francoprovenzale sono in grado di raccontare i contatti secolari tra l’Italia e la Francia; abbiamo poi il walser che rappresenta la presenza delle comunità germanofone nelle valli più isolate.
Le lingue in questione non andranno a sostituire definitivamente l’italiano, ma lo affiancheranno anche negli ambienti scolastici. Il tutto per riuscire a migliorare l’aspetto culturale di questa regione che risulta essere culturalmente molto ricco. Studiare tali lingue e utilizzarle in maniera costante sarebbe in grado di offrire una cultura migliore e molto più ampia ai cittadini. Probabilmente tutte le regioni dovrebbero prendere esempio da questa iniziativa.