“La pensione non vi spetta, dovete restituirla”, l’INPS chiede più di €200.000 a questi cittadini | Controlla se ci sei anche tu

Anziani preoccupati - fonte_Canva - Piemontetopnews.it

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Un avviso inatteso dall’INPS può trasformare la gestione familiare in un vero e proprio incubo giudiziario. Scopri in che modo.

Non si tratta di pochi spiccioli o di un conguaglio standard, ma di cifre da capogiro che superano i duecentomila euro.

Un’enormità richiesta per prestazioni percepite erroneamente o, peggio, in modo fraudolento.

La notizia sta facendo il giro dei tribunali e serve da monito severo per tantissimi cittadini.

La causa scatenante è tanto semplice quanto grave: la mancata comunicazione di un evento cruciale.

Un caso clamoroso

La Corte Suprema ha recentemente confermato una sentenza che ha dell’incredibile, culminata con la condanna di un cittadino a restituire una somma esorbitante: ben 231.306,91 euro. La cifra monstre è il risultato di una lunghissima percezione indebita della pensione di anzianità del padre, deceduto addirittura nel lontano 1999. L’uomo è riuscito a continuare a riscuotere l’assegno previdenziale per ben sedici anni, sfruttando un incrocio tra un errore amministrativo e una chiara omissione. Questo caso mette in luce la gravità della mancata comunicazione tempestiva all’ente previdenziale, che in Italia è l’INPS, sulla cessazione del diritto alla prestazione, con conseguenze economiche e legali catastrofiche.

La vicenda ha avuto inizio con un doppio binario. Quando il pensionato è venuto a mancare, sua moglie ha correttamente comunicato il decesso all’ente (nel nostro contesto l’INPS) per richiedere la propria pensione di reversibilità, che le è stata riconosciuta. Tuttavia, a causa di un errore amministrativo, la prestazione originaria del defunto non è stata annullata e ha continuato ad essere versata regolarmente sullo stesso conto corrente bancario cointestato. La situazione è rimasta invariata, permettendo al flusso di denaro di continuare in modo illecito. La cifra totale accumulata e percepita, proveniente dalla pensione di anzianità del padre, ha raggiunto l’impressionante ammontare di 317.465,19 euro, prima che la banca segnalasse l’anomalia alle autorità competenti nel 2015.

La corte di Cassazione riscrive la Legge 104 - Piemontetopnews.it
La corte di Cassazione riscrive la Legge 104 – Piemontetopnews.it (Foto X)

Una storia da brividi

Mesi dopo la morte del padre, il figlio di questa coppia è stato inserito come cointestatario del conto bancario, assumendone di fatto la gestione. La Corte ha stabilito che l’uomo era in piena consapevolezza sia del decesso del genitore sia del fatto che la pensione continuava a essere versata a causa dell’errore. Pur sapendolo, l’uomo non lo comunicò mai né alla previdenza sociale né alla banca per tutto l’arco di tempo della frode. Questa omissione è stata considerata determinante, dimostrando l’intenzione di appropriarsi delle somme non dovute. La condanna, ora confermata anche ai massimi livelli giudiziari, lo obbliga a restituire l’importo stabilito, fungendo da severo avvertimento per tutti.

Il caso del figlio che deve restituire oltre €200.000 è un monito che riguarda tutti i cittadini italiani che gestiscono conti cointestati e prestazioni previdenziali. Per evitare di incorrere in accuse di frode o in richieste di restituzione così onerose, è obbligatorio comunicare immediatamente all’INPS qualsiasi variazione dello stato di diritto di una pensione, in primis il decesso del beneficiario.