Il piccolo borgo piemontese patrimonio UNESCO, sembra uscito da una fiaba di gnomi e fate | Un vero gioiello del territorio
Borgo Nieve (web) - Piemontetopnews.it
Un incantevole villaggio nelle Colline del Barbaresco, avvolto tra vigneti storici, nasconde una storia millenaria che affonda le radici nella Roma antica, meritando la tutela universale.
L’Italia è costellata di luoghi magici, angoli di storia dove il tempo sembra essersi cristallizzato, regalando al visitatore un’esperienza che trascende la semplice gita turistica.
Immaginate di varcare la soglia di un villaggio dove ogni pietra racconta una leggenda e ogni scorcio sembra dipinto da un artista.
Questo gioiello piemontese è uno di quei tesori che il mondo intero ha deciso di proteggere, riconoscendone il valore universale.
Preparatevi a scoprire un borgo che, tra i filari ordinati e i panorami mozzafiato, evoca la quiete e il mistero delle antiche fiabe.
La culla della tradizione enologica
Il borgo si trova incastonato tra le celebri Colline del Barbaresco, cuore pulsante di un’area che dal 2014 vanta l’iscrizione nella prestigiosa Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, all’interno dei “Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato”. Questo riconoscimento attesta l’eccezionale valore universale di un bene culturale la cui tutela è essenziale per tutta l’umanità. Il paesaggio è un capolavoro di colline coltivate a perdita d’occhio, punteggiate da elementi che ne definiscono lo spazio visivo: borghi, castelli maestosi e cantine storiche. L’area riflette l’associazione sviluppatasi lentamente tra una vasta gamma di terreni, vitigni nativi e i sapienti processi di vinificazione.
Le radici del borgo affondano nel Neolitico, circa 5000 anni fa, e il suo territorio fu un crocevia di popoli, dai Liguri fino ai Romani intorno al II secolo a.C. La località era attraversata dalla strategica Via Aemilia, e deve l’origine del proprio nome alla nobile famiglia romana, la “gens Naevia”. Dopo la caduta dell’Impero, il territorio fu invaso da Sarmati e Longobardi. Furono le scorribande dei barbari a rendere necessaria la costruzione di un primo castello fortificato, oggi perduto.

La sua storia
A partire dalla fine del X secolo, la zona venne liberata da Ottone I di Sassonia. A questo periodo risale l’istituzione della “cella Nevigiensis”, un Monastero benedettino del quale resta oggi solo la suggestiva Torre campanaria romanica. Il borgo, che sveliamo essere Neive, si diede statuto di Comune intorno al 1190 e visse secoli di conflitto, conteso tra le eterne rivali, Alba e Asti. Questa faida culminò drammaticamente nel 1274 con l’assalto e la distruzione del castello locale. Nel XIV secolo, Neive seguì poi le sorti di Asti sotto la Signoria di Gian Galeazzo Visconti.
Nel 1618, Neive divenne feudo assegnato al conte Vittorio Amedeo Dal Pozzo. La discendenza si unì direttamente alla Casa Reale quando Maria Vittoria, l’ultima contessa, sposò il figlio secondogenito del primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II. Il borgo ha quindi seguito le vicende del regno fino alla Repubblica, mantenendo intatto il suo fascino. Raggiungerlo oggi è agevole: chi preferisce l’auto da Torino o Milano, o il treno sulle linee Alba-Asti, troverà la ricompensa di un percorso già di per sé un itinerario turistico tra le Langhe.
