Il libidinoso caffè con panna della storica “Latteria Ghigo” sotto i portici di via Po
TORINO. Sarà che sono goloso, ma a me parlar di panna fa venire l’acquolina in bocca, la salivëtta an boca, come diceva mia nonna Giovanna. Quando mi capita di passare davanti alla Cremeria Ghigo, sotto i portici di Via Po (al civico 52, a due passi da Piazza Vittorio), uno dei più frequentati “templi” torinesi della panna (non l’unico per la verità), ebbene, lo confesso: non riesco a far a meno di entrare. In realtà, da Ghigo c’è da perdersi con tutte quelle squisitezze di pasticceria che occhieggiano nella vetrina, (le bignòle allo zabajone e le meringhe, solo a guardarle, promettono ineffabili delizie del palato), ma la panna di Ghigo è sempre la panna di Ghigo. Da sempre. Non è solo irresistibile: è anche irrinunciabile.
Il Bar Pasticceria Ghigo sta lì da quasi centocinquant’anni, 

Ed è a quel punto che inizia la libidinosa degustazione. Il rito. C’è chi si versa la panna a piccole dosi nella tazza, per non far raffreddare troppo il caffè; c’è chi preferisce riempire fino al bordo la tazza di tutto il morbido complemento, ed affondarci il cucchiaino, aprendo nel biancore della panna varchi di sfogo, in cui far fuoriuscire rivoli marroni di caffè. In ogni caso, il connubio è sublime.
Il caffè con panna di Ghigo vale assolutamente una tappa. Fidatevi di me, che sono un inguaribile ghiottone. Ci sono passato davanti. Non ho resistito. Sono entrato. Ho ordinato un caffè con panna. E ancora mi lecco i baffi al solo pensiero di aver appena gustato il piacere assoluto di tanta voluttuosa, avvolgente, cremosa e “pannosa” (si può dire?) incomparabile bontà.
