Il capo ti da la carta di credito per andare a pranzo, puoi usarla ogni giorno dalle 13:00 | A permetterlo la legge sui benefit
Carta di credito pranzo (web) - Piemontetopnews.it
Immagina di non dover più preoccuparti del conto a pranzo, è il tuo datore di lavoro a occuparsene dandoti una carta di credito tutta tua.
Pensa a una carta che puoi usare in ristoranti e negozi specifici, senza limiti orari restrittivi.
Questa non è più solo una fantasia, ma una realtà resa possibile da una recente interpretazione della normativa fiscale.
Si apre un nuovo scenario nel mondo del lavoro, dove il welfare aziendale diventa sempre più concreto e vantaggioso per i dipendenti.
Un’innovazione che potrebbe rivoluzionare la pausa pranzo e non solo. La buona notizia è che non si tratta di una misura isolata, ma di un’opportunità che sempre più aziende possono offrire.
La svolta dell’Agenzia delle Entrate
L’Agenzia delle Entrate ha risposto a un quesito che potrebbe cambiare il modo in cui le aziende erogano i fringe benefits. Un datore di lavoro ha chiesto se fosse possibile assegnare questi benefit, ovvero compensi non monetari sotto forma di beni e servizi, tramite una carta di debito elettronica. La risposta è stata un sonoro “sì”, ma a determinate condizioni. Questa decisione si basa sull’articolo 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), che permette di escludere dalla formazione del reddito del lavoratore i benefit il cui valore complessivo non supera una soglia annuale.
Per poter erogare i benefit con una carta di debito, l’azienda si è avvalsa di un provider che offre una soluzione specifica: una carta nominativa con delle caratteristiche di sicurezza per prevenire usi impropri. La carta può essere utilizzata solo presso fornitori pre-selezionati e nel limite del budget assegnato. Non permette prelievi di contante, non è cedibile a terzi e ha un PIN personale per garantire che solo il titolare possa usarla. Queste caratteristiche la qualificano come un “documento di legittimazione”, un tipo di voucher cumulativo secondo la legge. L’obiettivo è garantire che i fondi vengano usati esclusivamente per i benefit previsti dal piano di welfare aziendale.
La svolta
La decisione dell’Agenzia delle Entrate ha importanti implicazioni fiscali. In risposta alla seconda domanda del datore di lavoro, l’Agenzia ha confermato che non è obbligatorio applicare la ritenuta d’acconto sul valore dei beni e dei servizi acquistati con la carta. Questo significa che l’importo dei fringe benefits erogati tramite la carta di debito non sarà tassato.
L’unico requisito è che il budget annuale assegnato rispetti il limite massimo previsto dalla normativa (che è di 258,23 euro, con deroghe temporanee che alzano la soglia in circostanze specifiche, come nel 2024 e 2025).