Se lavori in questo settore preparati a stare a casa: è il più colpito dalla crisi | Già 500 i licenziati
Uomo che è stato licenziato (freepik) - piemontetopnews.it
Questo settore è in ginocchio: centinaia di licenziamenti, dovresti già cercare un altro impiego se non vuoi restare senza lavoro molto presto.
L’ondata di crisi che sta attraversando l’economia italiana non risparmia nessuno, ma c’è un settore che più di altri sta pagando il prezzo più alto.
Secondo le ultime rilevazioni sono già oltre 500 i lavoratori licenziati nelle ultime settimane in tutta Italia, e la situazione sembra non avere margini di miglioramenti.
Si potrebbe parlare di una “ristrutturazione necessaria” per sopravvivere, ma non v’è dubbio che si tratti di una situazione piuttosto “drammatica”.
Una situazione che sembra sempre peggiorare, in cui le famiglie vengono lasciate senza reddito e i territori privati di presidi economici importanti.
Cambia lavoro prima che sia tardi
Data la crisi ormai piena del settore, essere licenziati diventa inevitabile, anche se è un colpo profondo, non solo sul piano economico, ma anche su quello emotivo e sociale. La perdita del lavoro porta con sé insicurezza, ansia e un senso di fallimento, minando l’autostima e la stabilità quotidiana.
Oltre all’impatto psicologico, il licenziamento può creare difficoltà pratiche, come la riduzione del reddito e l’incertezza sul futuro. In molti casi, il danno non è solo individuale, ma si riflette anche nelle relazioni familiari e sociali, trasformando un evento lavorativo in una vera e propria sfida personale. Per questo bisogna agire prontamente prima che sia troppo tardi per una risoluzione.

Crisi sistemica del settore: tutti licenziati
La fotografia del comparto bar nella provincia di Roma e nella regione Lazio restituisce un quadro allarmante. Nei primi sei mesi dell’anno, nella sola Capitale, sono stati registrati 179 locali chiusi. Le cessazioni, 265, si confrontano con sole 86 nuove aperture: un saldo fortemente negativo. Nel resto del Lazio, la situazione è simile: 387 chiusure contro 149 aperture. Aggiungendo i dati economici: si stima una perdita di circa 500 posti di lavoro nel settore, e più di 25 milioni di euro di fatturato evaporato nel solo primo semestre. Questi numeri segnano una fragilità crescente di un modello di business che fino a poco tempo fa sembrava stabile. Diversi fattori spiegano questa tendenza negativa, alcuni dei quali più strutturali di quanto spesso venga riconosciuto. Uno dei principali nodi riguarda i costi fissi e variabili: la voce del personale (salari, contributi) assorbe circa il 40‑50% dei ricavi, secondo dati recenti. Anche il costo delle materie prime e degli alimenti pesa circa il 15‑20%.
Le spese di manutenzione, gestione del locale, comunicazione e marketing incrementano ulteriormente il peso sui margini. In sostanza, un bar tradizionale – colazione, caffè, snack – si trova costretto a sostenere costi considerevoli che richiedono un buon livello di scontrino medio e frequenza elevata di clientela. A rendere ancora più difficile la situazione è la pressione sul prezzo medio dello scontrino: molti locali si basano su consumazioni brevi e a basso costo (caffè al banco, consumazioni rapide) che non bastano più a coprire i costi crescenti. In un contesto in cui il flusso dei clienti è meno stabile (vedi smart working, minore presenza in zona centrale, riduzione del turismo), il modello tradizionale diventa più vulnerabile. Il mercato dei bar è molto saturo, così molte attività si contendono una clientela limitata, con forte concorrenza sul prezzo e riduzione dei margini. Inoltre, la liberalizzazione delle licenze e l’abbassamento delle barriere all’ingresso ha aumentato la competizione, spingendo alcuni operatori a ridurre i prezzi per “catturare” i clienti — ma ciò spesso si traduce in un abbassamento della redditività. Le conseguenze di questa crisi non sono marginali. Come anticipato, parliamo di perdita di posti di lavoro (circa 500 solo nei primi sei mesi a Roma) e di contrazioni rilevanti di fatturato (oltre 25 milioni di euro).
