ASSEGNO UNICO, le legge è chiara: se cambi residenza perdi tutti i soldi | Il requisito è indispensabile

ASSEGNO UNICO, le legge è chiara: se cambi residenza perdi tutti i soldi

Assegno unico - piemontetopnews.it

Un cambio di residenza può costare caro: l’Assegno Unico viene sospeso e perderai tutti i soldi immediatamente.

Molte famiglie che percepiscono l’Assegno Unico Universale rischiano di perdere il diritto al beneficio per un dettaglio che in pochi conoscono: il requisito della residenza.

La legge, infatti, è molto chiara. Chi cambia Comune o Regione può vedersi revocato l’assegno e perdere gli arretrati.

L’Assegno Unico è regolato dal Decreto Legislativo n. 230 del 2021, che stabilisce i criteri per accedere alla misura economica destinata ai nuclei familiari con figli a carico.

Tra i requisiti fondamentali figura la residenza e il domicilio in Italia per tutta la durata del beneficio. L’INPS verifica questi dati attraverso i registri anagrafici comunali.

Il problema del cambio di residenza

Il punto critico nasce nel momento in cui il beneficiario cambia residenza. Molti ignorano questo passaggio e, di conseguenza, i pagamenti vengono sospesi. In alcuni casi, l’ente richiede anche la restituzione delle somme già percepite, quindi si rischia davvero di perdere tutto.

Per evitare brutte sorprese, gli esperti consigliano di informarsi immediatamente prima di compiere un passo che può rivelarsi falso, perché il requisito della residenza non è un dettaglio burocratico, ma una condizione imprescindibile per continuare a percepire l’Assegno Unico.
Chi trascurerà di aggiornare i propri dati rischia di perdere tutti i soldi già ricevuti e di dover restituire gli importi indebitamente incassati.

ASSEGNO UNICO, le legge è chiara: se cambi residenza perdi tutti i soldi
Genitori con figlio (freepik) – piemontetopnews.it

L’Assegno Unico e il requisito della residenza

L’Assegno Unico e Universale (AUU) è una prestazione economica introdotta con il D.Lgs. 29 dicembre 2021, n. 230, con decorrenza dal 1° marzo 2022, che sostituisce gradualmente le precedenti misure (assegni al nucleo familiare, detrazioni per figli a carico, bonus vari). Uno dei requisiti fondamentali per accedere all’Assegno Unico è la residenza in Italia. In particolare il richiedente deve essere residente in Italia al momento della domanda e per tutta la durata del beneficio. In aggiunta, si richiede che il richiedente abbia avuto residenza in Italia per almeno due anni anche non continuativi (salvo che non possa far valere un rapporto di lavoro di durata almeno 6 mesi). Se il beneficiario perde tale requisito ad esempio trasferendosi all’estero, l’INPS è tenuto a interrompere l’erogazione dell’Assegno Unico.

In altri termini, la mera residenza fiscale all’estero o l’iscrizione all’AIRE (Anagrafe italiani residenti all’estero) non è compatibile con il mantenimento dell’Assegno Unico, se non si mantengono i requisiti fissati dalla legge. Quando un cittadino italiano si trasferisce all’estero e presenta al consolato la dichiarazione di espatrio, avviene l’iscrizione all’AIRE e la cancellazione dall’anagrafe della popolazione residente. Questa cancellazione comporta che la persona non sia più residente in Italia e quindi perde il requisito essenziale per continuare a percepire l’Assegno Unico e in tali casi, l’INPS interrompe l’erogazione del beneficio a decorrere dal mese successivo a quello in cui viene a conoscenza dell’evento (o dalla conoscenza effettiva). Essendo l’Assegno Unico condizionato al possesso della residenza “per tutta la durata” del beneficio, qualunque spostamento definitivo che comporti perdita della residenza in Italia determina la decadenza dal diritto.